Al di la di ogni tentennamento meteorologico pareva che oramai la bella stagione fosse definitivamente sbocciata. A confermarlo anche il lunedì di Pasquetta, che seppur fastidiosamente ventilato aveva spinto i Romani all’aperto per cimentarsi in una delle loro attività preferite, la grigliata in compagnia. Quintali di carbonella andate in fumo per la carne accompagnata da distese di carciofi cotti nella brace, specialità dei Castelli romani e ideale contorno stagionale locale. Il meteo però aveva in serbo quello che si spera sia stato l’ultimo scherzo primaverile. Un repentino calo delle temperature infatti si è abbattuto su tutto il paese, da nord a sud, distribuendo su tutte le regioni una massa d’aria gelida capace di abbassare i valori anche di dieci gradi. A pagare i danni alle bizze del tempo è stato il vigneto italiano. O meglio i produttori di vino, che in alcune zone vedono compromessa la vendemmia di quest’anno. Nelle Langhe Piemontesi ad esempio, il raccolto è fortemente in dubbio. Un paio di nottate di freddo esagerato hanno abbassato le temperature compromettendo la crescita dei germogli da poco sbocciati, in quello che è forse il momento più delicato di un vigneto durante l’anno. Anche intorno a Roma i vigneti hanno accusato il colpo mettendo a rischio le produzioni del Frascati Docg e del Cannellino. Denominazioni che in questi anni stanno risalendo la china nel gradimento dei consumatori. Ora si spera che le piante sappiano riprendersi e che finalmente i rigori invernali siano definitivamente alle spalle. Intanto la città sonnecchia, aiutata dalla chiusura delle scuole per le vacanze pasquali e dai ponti che si sono succeduti. Il traffico sulle strade è inaspettatamente regolare e il ritmo è tranquillo. Quasi una pausa dal caos cittadino, in attesa dell’ultimo sprint di stress che porterà i romani alle agognate vacanze. Prima però c’è la festività del primo maggio da consumare, ma anch’essa con pioggia prevista. Festa dei lavoratori, ricorrenza oramai obsoleta in tempi che li vedono impiegati in turnazioni che non risparmiano ne la domenica ne le altre festività. La celebrazione di questa giornata a Roma avviene in Piazza San Giovanni. Davanti alla Basilica si compie l’annuale rito del “concertone”, a cui ogni romano e abitante della provincia ha partecipato almeno una volta dalla sua adolescenza in poi. Rappresentazione quasi teatrale, dove cambiano gli attori ma i personaggi sono sempre gli stessi. Da una parte le speranze dei giovani per un lavoro che non si trova insieme a quelle dei disoccupati che lo hanno smarrito. Entrambe le categorie presenti sulla piazza per una sorta di rito, ad esorcizzare la paura della mancanza di un reddito che li alienerebbe catastroficamente ai margini della società. Sul palco sono tanti i musicisti che si alternano, chi per rinverdire i fasti appannati e chi in cerca di aumentare la propria notorietà. Tra loro anche chi lancia messaggi ormai demodé, dai richiami ideologici  inneggianti al popolo e ai lavoratori, quasi sempre superati dall’ipocrisia di uno stile di vita che non rispecchia chi li urla al vento. Il trofeo della demagogia però spetta sempre a loro, politici e sindacalisti che arringano la folla dall’alto dei loro stipendi milionari.  Lanciano dichiarazioni d’impegno e false speranze, a chi invece hanno tradito in questi anni contrattando i propri agi sulla loro pelle. Quest’anno c’è da giurarci, il tema dell’imminente fallimento dell’Alitalia sarà all’ordine del giorno. Molti di quelli che parleranno, segretari di partito e di sigle sindacali, prenderanno con forza le distanze da tutti quei personaggi transitati per Alitalia. Gente che ha contribuito sistematicamente a spolpare la compagnia, prima di ritirarsi nell’appannaggio di buone uscite milionarie sulle spalle di quegli stessi lavoratori. Certamente alla folla ubriaca di musica, nessuno spiegherà come mai per salvare l’Alitalia lo stato non può fare nulla mentre per ripianare i debiti delle banche 20 miliardi non sono un problema. Nessuno gli dirà che pur sapendo bene chi sono i grandi debitori del Monte dei Paschi, è preferibile ripianare la voragine finanziaria con i soldi di tutti invece che con quelli dei grandi imprenditori insolventi. Ma niente sembra ormai più sufficiente a scuotere la gente in un paese che vive nella sua rassegnazione. Sono in molti ad aver perso la speranza del cambiamento , specialmente a Roma, dove dopo mesi di proclami di nuova politica, sistema nuovo e tante belle promesse urlate ai quattro venti dal M5s la realtà è sempre quella. Siamo sommersi dalla mondezza, le discariche sono al collasso e la città non sembra imboccare quel nuovo percorso tanto sbandierato in campagna elettorale, che da virtuoso si sta trasformando in virtuale. Meno male che il bello è sempre consolante e capace di andare oltre, superando le brutture per allietare gli animi. In questo senso le occasioni non mancano e sempre di grande livello sono gli appuntamenti culturali proposti. Alle Scuderie del Quirinale, è aperta fino al 30 luglio 2017 la mostra “Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle collezioni Reali di Spagna”. L’esposizione presenta 60 opere di Patrimonio Nacional, l’istituzione pubblica che tutela e valorizza il patrimonio artistico nella disponibilità della Corona. Per chi invece sente più forte il richiamo verso gli artisti contemporanei è possibile visitare un’altra bellissima mostra al Chiostro del Bramante, quella che rende omaggio a Jean Michel Basquiat, figura ironica e controversa della cultura newyorkese degli anni ’80. In questo maggio dai toni ancora ombrosi il bello ci salverà.

Artista illuminato