Il leader guarani Ladio Veron ha guidato una protesta per i diritti del suo popolo davanti all'ambasciata brasiliana a Londra.
Il leader guarani Ladio Veron ha guidato una protesta per i diritti del suo popolo davanti all'ambasciata brasiliana a Londra. © Eleanor K. Russell/ Survival


In occasione della Giornata Nazionale dell’Indio in Brasile, Survival International ha organizzato un’ondata di proteste internazionali contro la distruzione delle terre, delle vite e dei diritti umani dei popoli indigeni.

I sostenitori di Survival hanno manifestato davanti all’Ambasciata brasiliana a Londra per chiedere il rispetto dei diritti territoriali dei Guarani e delle altre tribù del paese. Insieme a loro c’era Ladio Veron, portavoce guarani.

Anche in Brasile, negli Stati Uniti, in Spagna, Italia e Germania si sono svolte azioni di protesta. In Italia una delegazione di Survival ha consegnato una lettera al Consolato generale del Brasile per manifestare la propria preoccupazione per la situazione in cui versano i popoli indigeni del paese.

Gli allevatori e l’industria agricola hanno costretto i Guarani ad abbandonare la loro terra ancestrale nel Brasile centrale, condannandoli a vivere in povertà. Molti membri della tribù oggi vivono ai margini delle strade, in accampamenti di fortuna, e bevono acqua inquinata.

Sostenitori di Survival e dei Guarani hanno affiancato il leader guarani Ladio Veron durante la protesta a Londra.
Sostenitori di Survival e dei Guarani si sono uniti al leader guarani Ladio Veron durante la protesta a Londra. © Eleanor K. Russell/ Survival


La loro terribile condizione è stata descritta dalle Nazioni Unite come una crisi umanitaria. La tribù soffre anche del più alto tasso di suicidi al mondo.

In queste settimane il portavoce guarani Ladio Veron sta girando l’Europa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione del suo popolo. A proposito della campagna per la restituzione della loro terra ancestrale ha dichiarato: “Resisteremo ad ogni costo. Non abbiamo nient’altro da perdere se non le nostre vite”. Nelle scorse settimane Ladio ha visitato anche l’Italia, dove ha partecipato a diversi incontri pubblici.

I Guarani subiscono quasi quotidianamente le persecuzioni dei sicari armati al soldo degli allevatori e di altre persone che hanno forti interessi economici. E quando cercano di rioccupare la terra che è loro di diritto, secondo la legge brasiliana e internazionale, subiscono spesso violente rappresaglie.

I popoli di tutto il Brasile si stanno opponendo con forza a un’ondata di proposte legislative anti-indigene che sono attualmente in discussione al Congresso. Se approvate, queste proposte potrebbero permettere ai proprietari terrieri di bloccare il riconoscimento di nuovi territori indigeni, e frammentare e rubare quelli già esistenti. Questo sarebbe disastroso per le tribù brasiliane e potrebbe causare lo sterminio delle tribù incontattate.

Survival International sta conducendo una campagna internazionale per i diritti territoriali dei popoli indigeni. Il furto delle terre indigene distrugge popoli auto-sufficienti e i loro stili di vita differenti. Questo provoca malattie, impoverimento e suicidi. Le prove sono inconfutabili.

“È un nuovo attacco agli Indiani del Brasile” ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival. “Mentre i politici brasiliani permettono deliberatamente agli allevatori e ai grandi proprietari della soia di rubare e distruggere le terre indigene, gli indigeni muoiono. La chiave per la sopravvivenza e la prosperità dei popoli indigeni è garantire che la loro terra resti sotto il loro controllo. Stiamo facendo tutto il possibile per garantire che questo accada."

Per leggere la storia online e scaricare alcune immagini delle proteste:
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Giornata Mondiale della Terra: otto prove che i popoli indigeni sono i migliori conservazionisti

21 aprile 2017

Tradizionalmente, piccole comunità di ‘Pigmei’ si spostano nella foresta, raccogliendo una vasta gamma di prodotti e scambiando beni con le società stanziali vicine.
Tradizionalmente i ‘Pigmei’ si spostano nella foresta in piccole comunità, raccogliendo una vasta gamma di prodotti e scambiando beni con le società stanziali vicine. © Selcen Kucukustel/Atlas


In occasione della Giornata Mondiale della Terra che si celebra il 22 aprile, Survival International racconta alcune storie sorprendenti che dimostrano come i popoli indigeni siano i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale.

1. I “Pigmei” Baka hanno più di 15 parole per definire gli elefanti
I Baka conoscono così profondamente gli elefanti da utilizzare diverse parole per definirli a seconda del sesso, dell’età e persino del temperamento.

Studi hanno dimostrato che in molte aree i Baka convivono con alte densità di specie in pericolo. “Sappiamo quando e dove i bracconieri sono nella foresta, ma nessuno ci ascolterà” ha detto a Survival un uomo Baka. Invece di combattere le cause della distruzione ambientale, i progetti di conservazione espongono i popoli come i Baka a violenze, pestaggi, torture e morte.

2. I Kogi hanno contribuito a risanare un’area di terra un tempo degradata
Nel 2012 i Kogi delle montagne colombiane della Sierra Nevada de Santa Marta hanno ottenuto una porzione di terra � una piccoola area del loro territorio ancestrale � con l’aiuto di unn piccolo gruppo di conservazionisti. Da allora, i conservazionisti riferiscono che la vegetazione ha ripreso a crescere, le acque sono state decontaminate e i laghi pieni di rifiuti sono stati trasformati in “splendide lagune di acqua dolce”.

Donna Baiga della Riserva delle tigri di Kanha, India 2013.
Donna Baiga della Riserva delle tigri di Kanha, India 2013. © Survival International, 2013


3. I Baiga hanno risanato oltre 600 ettari di foresta intorno a un unico villaggio
Nel villaggio dei Dhaba, nell’India centrale, gli abitanti baiga erano preoccupati perché il Dipartimento locale alle foreste stava abbattendo troppi alberi, apparentemente per fermare la diffusione di un parassita. Gli indigeni hanno protestato e sono intervenuti facendo da scudo tra i funzionari forestali e gli alberi.

La loro protesta ha avuto successo e oggi diverse specie di alberi intorno al villaggio � come il charr, mahuli e il bambù � si sono riprese. Gli stessi Baiga hannno piantato molti alberi.

4. Gli sciamani Tukano stabiliscono quote di caccia per la tribù
Un importante studio antropologico ha evidenziato che gli sciamani Tukano, in Colombia, hanno un ruolo attivo nel controllare le attività di caccia della loro tribù. Tengono conto di come vengono uccisi molti animali, e proibiscono la caccia in alcune aree dove pensano che la densità della popolazione faunistica stia diminuendo.

5. I Soliga controllano la diffusione di piante invasive con l’utilizzo del fuoco
I Soliga dell’India accendevano piccoli fuochi per ripulire la terra e prepararla all’agricoltura sostenibile, ma da quando questa pratica è stata vietata nel nome della conservazione gli ecosistemi locali si sono deteriorati a causa delle diffusione di un’erba selvatica invasiva chiamata lantana. “Il Dipartimento alle Foreste non ha le conoscenze necessarie alla conservazione. Noi abbiamo conservato la foresta per molti anni. Loro non sanno come proteggere la nostra foresta” ha detto un uomo soliga.

Gli Awà cacciano nella loro terra ancestrale nell’Amazzonia nordorientale, in Brasile.
Gli Awà cacciano nella loro terra ancestrale nell’Amazzonia nordorientale, in Brasile. © Survival


6. Per mantenere l’equilibrio dell’ecosistema, gli Awà non cacciano alcune specie
Gli Awà del Brasile vivono di caccia e raccolta nella foresta dell’Amazzonia nordorientale. Tuttavia, per i cacciatori Awà uccidere alcuni animali � come ad esempio, le aquilee arpie in pericolo, i colibrì e i capibara � è un tabbù. Gli Awà hanno una profonda conoscenza dell’ambiente e di quale ruolo hanno al suo interno.

Il territorio indigeno di Arariboia, nell’Amazzonica, è un isola di verde in un mare di deforestazione.
Il territorio indigeno di Arariboia, nell’Amazzonia, è un isola di verde in un mare di deforestazione. © Survival


7. I territori indigeni costituiscono la migliore barriera contro la deforestazione in Amazzonia
Guardate questa immagine satellitare. E questa. E anche questa. Sono tutte immagini di territori indigeni protetti all’interno dell’Amazzonia brasiliana: isole di verde in un mare di deforestazione. Proteggendo i diritti territoriali indigeni proteggiamo anche anche la foresta; è semplice.

8. Con i loro orti, gli Orang Asli forniscono habitat e cibo per gli animali
I frutteti degli Orang Asli, nella riserva di Krau in Malesia, attirano nell’area molti animali, tra cui anche grandi mammiferi. Questi orti forniscono cibo e costituiscono anche una delle principali modalità di diffusione dei semi, colmando un ruolo che un tempo era di elefanti e rinoceronti, ora scomparsi dall’area. L’agricoltura indigena su piccola scala aiuta spesso a incrementare la biodiversità.

“I popoli indigeni hanno gestito i loro ambienti per millenni e innumerevoli prove dimostrano che sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro” ha affermato il Direttore generale di Survival International Stephen Corry. “Tutto questo non ha nulla a che fare con il mito del buon selvaggio, si tratta di dati scientifici. Per aiutare davvero l’ambiente, dovrebbero essere i popoli indigeni a guidare il movimento ambientalista. Se vogliamo salvare la foresta pluviale, ad esempio, dobbiamo lottare per garantire che rimanga nelle mani delle tribù che la abitano.”

Per leggere la storia online: http://www.survival.it/notizie/11669

 
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