Venceslao Soligo, classe 1936, Fondatore e Presidente emerito dell’Associazione della Stampa Italiana in Brasile, membro dell’Ordine dei Giornalisti, in Brasile dal 1955, in questa intervista ci parla del suo libro ˝Lettere per Te˝ appena lanciato sulla piattaforma digitale Amazon, che magistralmente ci trasporta indietro negli anni facendoci scorgere tanti aspetti delle dinamiche della professione di giornalista, della vita, del cambiamento. Narra di incontri e sentimenti, emozioni, passioni, storia, avventura, fantasia, curiosità’, saggezza, stupidita’, conoscenza, proposte, incongruenze.

     •    Il Suo Libro narra di giornalismo, editoria ma anche di altri aspetti della vita, percorre un periodo che va dalla sua infanzia in Italia alla sua partenza per il Brasile nel 55’ fino ad arrivare ai giorni di oggi mostrandoci le enormi difficoltà’ che l’uomo affronta durante la propria esistenza terrena, ma anche di un percorso di ricerca, crescita, pace, forza interiore e spiritualita’… cosa puo’ dirci in proposito?

         La domanda ha a che vedere con quali propositi siamo stati inviati qui e quale profitto ne traiamo; come dico, quando veniamo al mondo, la famiglia ha i suoi progetti su di noi, la società, lo stato, la religione idem, ora, delineeremo i "nostri" obiettivi, quale sarà la nostra "vocazione" o seguiremo il tran-tran che ci è stato imposto? Traguardi come questi pongono sfide a volte molto difficili e, quindi, bisogna avere o acquisire un carattere forte per poter sfruttare al massimo tutte le opportunità. Come ragazzo e come uomo ho dovuto cercare il mio spazio, nell'Italia del dopoguerra il  vestito mi stava stretto, le opportunità erano poche e la mediocrità regnava imperterrita, quindi l'unica via d'uscita era non accomodarsi nel banale destino comune e costruirne uno proprio.
         Per quanto riguarda il giornalismo, l'ho preso sempre come una bandiera da portare avanti con etica e dovere, denunciando le furberie e la delinquenza sociale dilagante, ma anche per la formazione storica e culturale dei lettori, specialmente quelli del mondo dell'emigrazione, preoccupati più che altro con le vicende comuni dell'esistenza, e con poche aspirazioni a più alti voli a non essere esclusivamente quelli economici.
         La spiritualità, il desiderio del sapere sono in noi fin dall'infanzia come un seme, che bisogna coltivare e far crescere per raggiungere quei livelli di pace e di benessere interiore pur attuando nella battaglia della vita.
         Devo dire che non sarei mai riuscito in queste imprese se non avessi accettato di buon cuore il dubbio, l'incertezza, la sfida e le verità e fatto le mie scelte.
         C'é una storiella: si dice che esiste un cigno che quando gli dai del latte e acqua mischiate da bere, beve soltanto il latte e lascia l'acqua, quindi bisogna assorbire solo le sostanze vitali dell'esistenza sia materiale che spirituale

     •    Guardando alla Stampa Italiana di oggi, come Membro dell’Ordine dei Giornalisti cosa si sentirebbe di dire?

         Come giornalista residente in Brasile dal 1955, sono molto sorpreso per come la stampa italiana tratta il caso Giulio Regeni.
         Ricordo che quando organizzammo il 1° Congresso della Stampa Italiana in Brasile nel 2003 cui partecipo’ anche il Presidente dell'OdG Lorenzo Del Boca, la comitiva voleva andare a visitare una favela.
         Dissi loro: da parte mia la favela non la vedrete mai. Poi avreste dovuto avvisarmi prima, avrei dovuto chiedere una scorta della polizia, con macchine blindate, mitra e tutto un apparato di sicurezza. ma se volete andare per conto vostro... chiaro nessuno vi andò.
         Ora questi ragazzi come Regeni non capisco dove abbiano la testa, mettersi ad investigare il lavoro degli ambulanti al Cairo?  ma era matto? chi lo ha consigliato dovrebbe andare in galera, dove era con la testa?
         Queste sono società che nulla hanno a che fare con la nostra civiltá, valori, educazione, norme e tradizioni.
          Mi dispiace per lui, ma gesti temerari portano a conseguenze disastrose.

     •    Alla luce di quanto sta’ avvenendo oggi, dove molti giovani lasciano nuovamente l’Italia, possiamo parlare di corsi e ricorsi storici ?

         Si possiamo parlare di corsi e ricorsi storici, ma non si comparano gli esodi del secolo XIX, della prima e seconda guerra mondiale con quelli degli europei o italiani di oggi molto meglio preparati ed informati, ma... l’esempio dell’esodo degli haitiani venuti in Brasile poco tempo fa, molti dei quali avevano lauree, cultura e parlavano dalle due alle quattro lingue, mostra che anche con una laurea  o una buona professione questo paese non è adatto ad  amalgamare  nuovi arrivati, difatti se ne stanno andando verso gli USA o il Canada; gli europei hanno minore difficoltà di inserzione a San Paolo e a Rio. L’altalena del sali e scendi sia dell’economia come della politica non da nessuna garanzia di successo. Come descrivo nel libro chi viene affronterà molte difficoltà, una certa ostilità sia da parte della popolazione locale come anche dalle colonie di discendenti di italiani, quindi le motivazioni non possono essere semplicemente per trovarsi un “lavoro” ma devono essere dettate da motivi ben più profondi. Per chi vuole venire il  mercato raccomanda che  vengano a dare un’occhiata prima, eventualmente si comperino una impresa brasiliana mettendo temporaneamente solo qualche funzionario venuto dall’Italia, affinché si familiarizzino con i costumi e leggi locali, non fare joint ventures, questo è un altro mondo e lo scontro e l’incompatibilità tra i due è enorme. Prima di affrontare qualsiasi ipotesi di venuta in senso economico è consigliabile rivolgersi all’Italian Trade Agency ex ICE a Roma, secondo loro le imprese italiane in Brasile      sono circa 1000.
         Ma per chi vuole evitare di diventare un pendolare a Milano o un affittacamere a Roma o un mediocre public servant, vale la pena tentare!

     •    Lei che e’ un grande conoscitore sia dell’Italia che del Brasile di ieri e di oggi, che consigli darebbe ai giovani ed ai meno giovani che scelgono il Brasile per ricominciare o per iniziare un nuovo percorso di vita?

          Chi vuole venire qui, preferibilmente dovrebbe scegliere il Rio Grande del Sud, lo Stato di Santa Catarina, il Paranà, una grande colonia è anche nello Stato dello Espirito Santo a nord di Rio de Janeiro, ma personalmente non la raccomando dovuto al clima eccessivamente caldo.
         San Paolo fa un capitolo a parte, come dico nel libro, è una bolgia infernale, ci sono le grandi opportunità, ma qui viviamo in delle isole, ossia bisogna costruirsi una rete sociale, conoscenze, contatti, e stare molto attenti a quando si va da un’isola all’altra per non essere fatti secchi, ossia macchina non troppo di lusso, non troppo pulita, con aria condizionata, se vai per la strada con indumenti che non chiamino l’attenzione, niente orologi vistosi o di lusso,  per le donne gioielli neanche a parlarne, ne addosso ne in casa, se ti metti a parlare per la strada, appartati per non far capire che sei uno straniero, non sto esagerando per niente, mi riporto ad esempi.
         Ora per chi ancora non si sente europeo, ma sì italiano, che sente che le frontiere del paese sono appoggiate alle sue spalle, il Brasile è il paese ideale, le frontiere sono immense, le opportunità come i rischi infiniti.
     
     •    In Brasile vivono circa 30 milioni di discendenti italiani, per quanto riguarda l’Associazione della Stampa Italiana in Brasile (ASIB) ed i suoi quotidiani e riviste quale e’ la situazione, cosa fa l’Italia  per sostenerla. Cosa auspica in tal senso per il futuro?
     

         Le cifre degli italiani, nati in Italia, secondo le fonti diplomatiche sono circa 500mila, per i discendenti i numeri, a mio parere sono abbastanza gonfiati.
         La Stampa Italiana in Brasile, c’è già stata, sia all’inizio de secolo XX, come fino a poco tempo fa. Ora con le successive crisi economiche molte pubblicazioni cartacee hanno chiuso, passando ai Blog, o altre forme di comunicazione. Il governo italiano eroga alcuni finanziamenti, che sono risicati ma  dopo due anni di pubblicazione ma solo a giornali e riviste. Noi nell’associazione siamo una cinquantina tra mass media, fotografi, giornalisti iscritti all’OdG  o ad entità brasiliane, ma consideriamo tutti i giornalisti locali con cognome italiano come nostri membri, e sono migliaia. Siccome la storia è un’altalena, che va da destra a sinistra e da sinistra a destra, anche la situazione di difficoltà attuale cambierà e nuove opportunità si presenteranno.

Paolo Carlucci ASIB-AISE