La Pasqua ai giorni nostri tra tradizioni e cafonate  

 

Arriva la Pasqua, principale festività religiosa che però nella mente della maggior parte delle persone e nel modo di viverla ha ormai perso da tempo la sua funzione liturgica, o meglio la ha ridotta fortemente lasciando spazio ad altri aspetti.

 

Se il Natale seguendo lo stesso iter si consacra ormai come festa del consumismo dove la corsa al regalo diventa una fobia prioritaria, quello che connota la pasqua moderna è sicuramente l’aspetto alimentare o per meglio dire enogastronomico. Un percorso iniziato già tanti anni fa e che inizialmente si è concentrato sulle uova di cioccolato, divenute oggetto su cui far ricadere ogni sorta di fantasie. Uova dedicate a film, serie manga e cartoni animati, giocattoli, squadre di calcio e calciatori, ed ogni tipo di approccio utile ad agganciare la mente manipolabile dei bambini. Spesso realizzate con cioccolato di infima qualità ma vendute a prezzi assurdi, facendo leva sui desideri dei più piccoli utilizzati anche inconsapevolmente come  mezzi per progetti di dubbia beneficenza.

 

Ma anche gli adulti non sono stati esenti dalla follia, con uova personalizzate dai costi esorbitanti in cui far inserire super sorprese come gioielli ed ogni altra sorta di regalo. Una forma di fanatismo ed esagerazione che sembra essere scemata nel tempo, insieme a quella delle super colombe, Il dolce tipico pasquale.

 

Una volta bastava andare in un qualsiasi supermercato e scegliere una qualsiasi delle colombe sugli enormi scaffali allestiti per l’occasione, ma a un certo punto per qualche anno, se non compravi almeno un paio di colombe di “pasticceria” da 40 euro al chilo non eri degno di rispetto gastronomico. Un business partito dai grandissimi pasticceri, che forse in alcuni casi potrebbero effettivamente vantare un prodotto che giustifica questi prezzi ma che si è allargato a dismisura con veri e propri bluff, dietro al quale spesso si cela un prodotto dozzinale ma incartato in maniera “artigianale” e infiocchettato a dovere.

 

Fortunatamente anche questo fenomeno è in via di riduzione lasciando il campo alle poche eccellenze vere, forse anche per via dell’economia familiare che spinge a meditare bene su cosa spendere in eccesso per soddisfare il piacere della gola. Allora per i pranzi Pasquali si torna al classico con le grandi ricette della tradizione regionale italiana, particolarmente fortunata per la grande varietà rispetto a molte altre cucine monotono di altri paesi. Da nord a sud si rispolverano ricette antiche e tradizioni contadine, i famosi piatti poveri diventati vere chicche per i palati gourmet moderni, magari rivisitandoli nella qualità degli alimenti.

 

La giornata di Pasqua si svolge di solito in casa mentre per la pasquetta si tenta la gita fuori porta per stare insieme mangiando sui prati finché la pioggia, proverbiale in questa particolare giornata, costringe tutti a battere in ritirata. Negli ultimi anni però ha preso sempre più piede l’alternativa di trascorrerla nei parchi pubblici, favorita dal fatto che Roma è la  Capitale più “green” d'Europa con 85 mila ettari (il 67% del territorio comunale).

 

Concettualmente è una bella cosa quella di poter vivere il verde della propria città senza bisogno di prendere l’auto ed infilarsi in code autostradali da agonia. Un’occasione che riunisce gruppi di ragazzi, amici di vario genere, così come le comunità di diversi paesi storicamente presenti da anni a Roma. Una fotografia reale del tessuto sociale multietnico della capitale ai tempi d’oggi. Peccato si sposi con un’altra fotografia più brutta della precedente, che è quella che rappresenta l’inciviltà.

 

Un “valore” negativo, trasversale ed internazionale ma dal forte potere aggregativo, che in queste manifestazioni si mostra in tutta la sua tristezza. Nella folla di persone che animano i parchi in queste occasioni infatti, c’è anche una quota capace di mettere in scena questa triste attitudine alla vita sociale. Nella società odierna avere rispetto degli altri è diventata quasi una stranezza. Ognuno si mette al centro di un proprio sistema che deve incastrare perfettamente ogni sua esigenza creando regole proprie, senza tenere minimamente conto di come questo possa incidere sulla sfera delle esigenze di chi lo circonda. Traslato nella situazione Pasquetta/parco questo concetto rende possibile assistere a barbecue in spazi vietati, cosi come musica sparata ad altissimo volume nelle orecchie di chi ti sta vicino, pallonate in faccia alle persone ed ogni sorta di non curanza per gli altri, comportamenti che spesso originano risse alimentate dai fumi dell’alcol che scorre a casse.

Il tutto  in una cornice di carte, rifiuti e bottiglie che rimangono ad ornare i parchi al termine di queste giornate.

 

Ma per fortuna chi rimane in città ha sempre la grande alternativa di potersi godersi Roma come un museo a cielo aperto. Perdersi nei vicoli del Rione Monti o di Trastevere senza una meta precisa e mangiando qua e la tra, una carbonara improvvisata in un’osteria o solo un pezzo di pizza al taglio insieme a un supplì, piccoli capolavori che fanno riconciliare con il mondo e ti regalano la pace.