CantinAmena, ormai il nuovo corso della viticoltura laziale è non è più una novità

A Lanuvio nella campagna romana adagiata tra i rilievi e il mare l’Azienda della famiglia Mingotti nobilita un terroir vulcanico di straordinaria qualità e ancora troppo sottovalutato

Il Lazio del vino attraversa una fase di crescita esponenziale che ogni anno attira sempre più estimatori. Terroir sfacciatamente vocati riscuotono successi finora sconosciuti grazie ad una generazione di imprenditori che ci credono come mai nessuno prima.  Tra queste c’è la famiglia Mingotti di Brescia, che per la passione del vino acquista la tenuta nel 2004, già certificata biologica dal 1980. Solo nel 2012 i figli e attuali proprietari decidono di dare vita a CantinAmena, Azienda da seguire costantemente insieme ad altre per monitorare la crescita della viticoltura Laziale. Anche quest’anno Silvia Mingotti ha accolto in Azienda giornalisti e addetti del mondo della comunicazione per apprezzare la progressione del loro lavoro.  Insieme a lei era presente l’Agronomo toscano Giacomo Sensi che affianca Valentino Ciarla, enologo che unisce alla profonda conoscenza della viticoltura locale le molteplici esperienze maturate nei grandi terroir del vino Italiano. Su un vigneto di 18 ettari condotto in regime biologico, l’Azienda imbottiglia per ora solamente 45.000 bottiglie con l’intento di aumentare un po’ la produzione in futuro ma senza arrivare a numeri troppo elevati a garanzia dei livelli qualitativi che rimangono intento imprescindibile della famiglia. Con Giacomo Sensi abbiamo potuto approfondire i punti salienti della metodologia di lavoro che oltre alla conduzione in regime biologico e alla certificazione vegan, si basa su diversi livelli di zonazione. La zonazione agronomica che permette di utilizzare le giuste pratiche da adottare su ogni singola area, la zonazione fitoiatrica per assicurare la giusta cura ad ogni singola parcella di terreno in funzione della loro attitudine allo sviluppo di malattie. Passi che sviluppano i loro risultati nella zonazione delle uve e quindi dei vini ottenuti da vinificazioni separate di ogni singola parcella per esaltare la miglior espressione del territorio attraverso le uve.  Su queste linee guida si basano anche i nuovi impianti o la ristrutturazione dei vecchi vigneti per creare cru aziendali dedicati ai vitigni autoctoni. Tutti i vini degustati sono sembrati in progressione qualitativa rispetto allo scorso anno.

Abbiamo iniziato dai vini d’Ingresso Bibe bianco e Rosso di gusto rotondo e facile approccio ma dotati di quell’equilibrio che assicura la beva piacevole richiesta a questi vini.  Qualità che ritroviamo anche in Rosam, rosato aziendale che inizia il percorso dell’eleganza di CantinaAmena.  Strada decisamente più marcata in Divitia, la Malvasia Puntinata che assaggiamo nei millesimi del triennio ’20 – ’22 e che nella 2021 si esprime in complessità di note agrumate, erbe aromatiche e toni speziati e bocca di equilibrio e persistenza. Vino che segna la differenza tra le annate precedenti e in cui si individua il lavoro e la voglia di sperimenta su un territorio che per sua natura riesce a dare ottimi vini anche senza grandi attenzioni. Poi è stata la volta della verticale di Arcana ed anche qui la 2021 si è rivelata quella un passo sopra le altre. Cesanese che in questo areale diverso dal suo abitudinario dal naso di piccolo frutto fresco e polposo, di grande bevibilità e maggiore agilità rispetto ai Cesanese delle zone di origine, impreziosito dalla vena sapida regalata dalla vicinanza del mare e caratteristica che fa da filo conduttore accompagnando tutta la produzione Aziendali.  La mentalità di pratica operosa portata dal nord dalla famiglia Mingotti, insieme allo straordinario terroir vulcanico del Lazio, un binomio da tenere attentamente d’occhio.