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Una delle più profonde sofferenze
è essere scordati vivi.
(Fabrizio Caramagna)

 

In Afghanistan per oltre vent’anni in guerra e sotto il regime repressivo dei talebani, le donne hanno subito e subiscono tuttora un continuo attacco ai loro diritti umani.

Escluse, discriminate, segregate, vere e propri limitazioni iniziate dall’agosto del 2021 quando i talebani hanno preso il totale potere in Afghanistan, attuando una progressiva esclusione della donna a partire da ruoli politici, impieghi nel settore pubblico fino ad arrivare al divieto di accesso all’istruzione primaria e all’università, subendo così un’ulteriore limitazione alle opportunità professionali.

Le donne che insegnavano nelle scuole maschili o nelle università sono state licenziate e bandite dalla maggior parte degli ambiti lavorativi.

I talebani hanno imposto il divieto all’istruzione e questo costringe le donne all’ignoranza, alla reclusione, distruggendo i sogni e le aspettative di migliaia di ragazze lasciando il posto alla frustrazione, paura e all’incertezza del presente condannando in modo permanente le donne afghane a un futuro oscuro e senza opportunità d’istruzione né di crescita personale.

Gli sport femminili non sono più consentiti. Divieti che si uniscono a quelli di ascoltare musica, ballare, andare in bicicletta, avere un cellulare, portare tacchi, ne poter presenziare a radio o trasmissioni tv.

Inoltre è vietato indossare vestiti colorati, usare cosmetici ne ridere a voce alta. Esistono bus per sole donne, e non esistono bagni pubblici femminili. E’ proibito trattare con negozianti uomini ne essere visitate da dottori maschi. Ben nascoste al burqa e non autorizzate a mostrarsi in società, obbligate a indossarlo, pena violenze e frustate.

E’ palese che ciò che è venuto a mancare il concetto di libertà di espressione e di essere semplicemente donne, poiché sono sotto il costante controllo degli uomini.

Secondo delle stime le donne Afghanistan sono costrette a sposarsi in maniera forzata e precocemente.

Emarginate, percosse e umiliate sia fisicamente che psicologicamente.

La nuova stretta rappresenta una restrizione, un ennesimo sfregio ai diritti delle donne. Colpendo in maniera decisiva l’istruzione a discapito di coloro che erano già state bandite dal mese di novembre dai parchi, fiere, palestre, della capitale.

Un regime di patriarcato che ha mandato in frantumi vent’anni di fatiche e d’ effimeri conquiste. Ogni giorno i talebani emanano un nuovo ordine per privare le donne dei loro diritti fondamentali e questo rappresenta un crimine contro l’umanità.

I talebani prendono sistematicamente di mira le donne che partecipano alle proteste pacifiche attraverso arresti e imprigionamenti e spesso durante la detenzione subiscono torture e maltrattamenti.

Una mossa al mondo che viola diritti e aspirazioni di tutti gli afghani e priva l’Afghanistan del contributo delle donne nella società.

Il 9 maggio 2023 le Nazioni Unite hanno criticato i talebani per il loro ampio uso delle punizioni corporali comprese frustate.

Le Ong e la Commissione Internazionale dei giuristi chiedono alla Corte penale internazionale di considerare il crimine di persecuzione di genere.

Occorre bloccare così tanta violenza e negazione per smantellare il sistema di oppressione e persecuzione di genere, pertanto non è possibile restare impassibili di fronte a ciò che accade in un paese non molto lontano da noi, ma che ha bisogno di tutta la nostra attenzione.

 

Di Mambro Dolores                                                                                                                                                                                                  Docente e Pedagogista