E niente, quest’anno proprio non ce la facciamo ad annunciare la bella stagione. La magnifica giornata che si annuncia dalla finestra al mattino è spesso una promessa non mantenuta. Si esce la mattina vestiti leggerini per poi magari rientrare infreddoliti, se non fradici per l’acquazzone improvviso che si abbatte violentemente senza farsi annunciare.

Alla vigilia del ponte della Repubblica questo è un bel problema per i milioni di italiani che tra qualche ora sono pronti a riversarsi nelle località di vacanze. Soggiorni prenotati qualche mese fa, quando era impensabile che ai primi di giugno si sarebbe trovato questo tipo di clima.

Per quanto questo possa far rodere il fegato a chi aveva programmato i suoi primi attimi stagionali di relax, il problema vero però è quello che stanno provando le popolazioni dell’Emilia Romagna, duramente colpite dalle anomalie del maltempo che le ha messe in ginocchio causando morte e devastazione.

Tantissimi i comuni colpiti prevalentemente il Ravennate, il Bolognese, l’Imolese, ma anche il Modenese. I danni più ingenti si sono registrati in provincia di Ravenna e di Bologna, così come anche il maggior numero di sfollati. Tante le persone rimaste bloccate isolate in casa, che hanno potuto sopravvivere grazie agli aiuti distribuiti dalla protezione civile e dalle forze dell’ordine Pompieri ecc. utilizzando i gommoni.

Un paesaggio inquietante che le piogge incessanti cadute per giorni a partire dal 2 maggio hanno trasformato in una sorta di Venezia, ma priva di qualsiasi appeal positivo. L’acqua ha invaso i centri cittadini rompendo gli argini di tutti i corsi con una forza , allagando ogni spazio per giorni e per diversi metri di altezza.

Vie di comunicazione stradale bloccate così come le ferrovie, blackout e reti telefoniche inutilizzabili, ancora oggi in alcune zone come Conselice sono 476 le strade chiuse e altrettante chiuse parzialmente. Un disastro che nessuno aveva mai immaginato potesse accadere da quelle parti, anche se invece qualcuno era in dovere di prevederlo, almeno parzialmente, perché questo è il suo lavoro.

Anche se il nostro è un paese in cui le catastrofi ci ricordano ciclicamente l’altissimo rischio idrogeologico del territorio, i nostri amministratori non sembrano mai di doversene occupare. I morti di Casamicciola tanto per rimanere a tempi recenti non hanno insegnato niente, la dura lezione che parte dai lontani eventi di Sarno passando per tutti quelli a venire non ha insegnato niente. La lunga scia di centinaia di morti che negli anni si sono susseguiti in questi anni, non ha insegnano niente.  

Persino la recente stima di Ispra secondo cui sono oltre 6,8 milioni gli Italiani a rischio alluvione, di cui 2,4 milioni a pericolosità elevata e 1,3 milioni a rischio-frane, non è riuscita ad insegnare nulla. Sono ancora troppo pochi gli investimenti per prevenire queste calamità e il territorio è sempre abbandonato a se stesso.

Dove sono le pulizie dei fiumi? Le casse di espansione in grado di contrastare l’eventualità di enormi masse d’acqua improvvise? Dove sono gli argini rinforzati? Non c’è niente di tutto ciò, al massimo abbozzi di opere incompiute, abbandonate in corso d’opera dopo che gli appalti di turno ne hanno spolpato le doti in denaro.

Non si vuole fare sciacallaggio politico ma le amministrazioni che hanno permesso questo, i funzionari che hanno firmato appalti senza operare la necessaria vigilanza e consentito lo spreco di enormi risorse andrebbero perseguiti per legge. TUTTI di qualsiasi colore politico si tratti, senza distinzioni e senza sconti. Questi personaggi sono di fatto responsabili almeno in parte, della morte e della devastazione a cui saranno costrette migliaia di famiglie i cui sforzi di una vita sono stati cancellati, e che faticheranno anni per rimettersi in piedi. 

Poi si potrebbe  anche combattere quel falso ambientalismo che per salvaguardare la pianticella di un ecosistema sulle sponde di un fiume ed altre amenità del genere,  impedisce che si eseguano opere di bonifica, tralasciando il fatto che per avere una società civile e civilizzata bisogna arrivare ad un compromesso con la natura, capace di rispettarla il più possibile ma pur sempre un compromesso.

In nome del falso ambientalismo si costruiscono orribili pale eoliche che deturpano ecosistemi e ambienti sacrificati in nome delle Energie rinnovabili, ma che spesso dietro la facciata nascondono la più bieca speculazione.

Come succede in Sardegna nel sito di Nasca, dove l’impianto di pale eoliche installato solo qualche anno fa, una volta intascati i finanziamenti è stato lasciato all’incuria e al degrado, e invece di rimetterlo in funzione si preferisce strappare alla natura altre risorse per fare impianti nuovi, intascando finanziamenti concessi da leggi scellerate dei governi precedenti. Ecco facciamo prima queste cose e allora poi, forse, sarà opportuno pensare al cambiamento climatico.

Intanto la macchina dello stato si è attivata per sostenere la popolazione in questa difficile ripresa. Bonaccini Presidente della Regione ha firmato il decreto aiuti, mentre chi ha dovuto abbandonare casa riceverà un sussidio per la sistemazione dai 400 ai 900 euro. Sono stati sospesi mutui, tasse e ogni pendenza economica per chiunque è stato coinvolto dall’alluvione, mentre il governo sta mettendo a punto il piano di ricostruzione che vedrà impiegati inizialmente 10 miliardi. Anche il Presidente Mattarella si è recato a portare il suo conforto sui luoghi del disastro.

Peccato che come sempre i politicanti hanno trovato il modo di mostrare il loro lato peggiore accanendosi nella discussione sulla figura del commissario che dovrà gestire i fondi, facendo come al solito la figura di sciacalli e avvoltoi che si accaniscono su carcasse martoriate. E così dopo aver mancato totalmente o quasi nelle opere di prevenzione, questa classe politica è riuscita a chiudere il cerchio nel segno dell’avidità.

Per distrarsi un po’ un valido aiuto potrebbe essere il World Press Photo 2023 a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni, premiere italiana, della 66esima edizione. Una raccolta di finestre sul mondo rese dai fotografi più interessanti di questi ultimi anni, che attraverso il loro occhio critico osservano gli avvenimenti del mondo dell’ultimo anno leggendoli nella loro chiave.

Un modo per approfondire le questioni del mondo esplorando punti di vista diversi. Con la speranza di scoprirne qualcuno più confortante di quelli proposti e manipolati dal main stream.