La bella stagione è esplosa all’improvviso da un giorno all’altro, saltando i preliminari per spogliare da cappotti e piumini anche i più freddolosi.  Una spinta decisiva a lanciarsi in pieno nella stagione dei “ponti”, che come sempre vedrà milioni di Italiani spostarsi lungo lo stivale per godere di mini vacanze rigeneranti.

 

Quello del 25 Aprile è appena passato ma è già tempo di programmare il we lungo del primo maggio anche se i più intraprendenti avranno già prenotato per quello del 2 giugno. Voli, hotel, bad & breakfast, treni, ristoranti, in italia e all’estero, di tutto e di più, mentre i bollettini delle autostrade si preparano già a diffondere le info sulle giornate nere del traffico.

 

Insomma la solita tarantella si ripete ciclicamente e nasconde le magagne e i problemi di una moltitudine di persone che in questo paese non ce la fanno a sbarcare il lunario. Una massa che però non riesce a sviluppare una spinta sufficiente a far saltare il banco dell’ipocrisia.

 

Questo fattore rimarrà sempre uno degli alleati più forti della politica italiana, chiunque governi,  che in mancanza di una pressione massimale da parte della gente, continuerà sempre a non occuparsi in maniera risolutiva dei problemi delle fasce più deboli.

 

Oltre ad essere il periodo dei ponti questa è anche la stagione della retorica, che come ogni anno si abbatte implacabile tra 25 Aprile festa della liberazione e 1 Maggio festa dei lavoratori. Sono i giorni in cui nelle piazze avviene la grande chiamata all’antifascismo.

 

Però per la prima ricorrenza negli anni i numeri dei manifestanti in piazza sono in picchiata e non potrebbe essere altrimenti, perché sono il riflesso di quello che le urne hanno decretato sei mesi fa cioè il crollo della sinistra, che continua ottusamente a battersi il petto per qualcosa che non esiste più.

 

Quelli che si dichiarano fascisti alle urne riescono a catturare solamente percentuali residuali di voti vicine allo zero, per tutto il resto della popolazione il fascismo è una cosa che appartiene alla storia. Certo il monito è che certamente bisogna imparare sempre dalla lezione della storia e tenere la guardia alta per non cadere negli stessi errori, ma da qui a farne la propria ragion d’essere in politica ce ne passa.

 

Del resto se per anni si è voluto vincere facile facendo leva per governare solo sulle paure dei fantasmi del passato, è comprensibile quindi come la sinistra oggi sia impreparata a fare politica sul serio e sia restia ad abbandonare la lotta al fascismo, sua risorsa principale per decenni.

 

Così la grande polemica rimane quella sul fatto che la Meloni non prenda le distanze dal fascismo in maniera netta. Cosa in verità fatta un milione di volte in maniera chiara,  ultima delle quali alla vigilia del 25 aprile con una lettera al Corriere della Sera che ha raccolto anche il plauso del Presidente Mattarella.

 

Il problema però è che vorrebbero che Giorgia Meloni pronunciasse una formula esatta completa di punti e virgole redatta dalla sinistra stessa, quasi una dichiarazione di scuse per colpe che Giorgia Meloni sicuramente non ha.

 

La sinistra per questo si è avvalsa addirittura di Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale oggi in cerca di visibilità che recita anche lui la cantilena di prendere le distanze nette dal fascismo, come se non fosse stato fatto fino allo sfinimento.

 

In questo passaggio sta tutta l’ipocrisia della sinistra che dopo aver odiato Gianfranco Fini oggi lo elegge a voce credibile.  Un’ipocrisia che però ha radici ben solide nella narrazione del 25 aprile  e che rivendica la liberazione del paese da parte dei partigiani, dimenticando il sacrificio delle migliaia, migliaia e migliaia di ragazzi morti sulle spiagge italiane di  Anzio, Nettuno, Gela, Siracusa, Licata e Scoglitti  e Francesi ad Utah Beach, Omaha Beach,  Gold Beach, Sword Beach e Juno Beach negli sbarchi alleati, senza dei quali non sarebbe mai avvenuta nessuna liberazione dell’Europa dal nazifascismo.

 

Una sacrificio umano grazie al quale abbiamo scongiurato la piaga forse peggiore del Comunismo, vero obiettivo dei partigiani che non vedevano l’ora di consegnare il paese alla grande madre Russia. Il 25 aprile apparterrà in eterno a questi ragazzi e alle loro vite sacrificate in nome della libertà.

 

Valore che tanti ancora oggi rinnegano strizzando l’occhio al Comunismo, piaga universale ancora viva ma che i Radicalchic di casa nostra non riescono a rinnegare, perché dicono che non è un problema del nostro paese.  Tuttavia la sinistra sta cercando di cambiare immagine ma nel vero senso della parola ed è per questo che la segretaria  Schlein  è ricorsa all’armocromista.

 

Dall’Accademia della crusca, Armocromia: Analisi del colore finalizzata alla valorizzazione dell'aspetto estetico di una persona a partire dalle sue caratteristiche cromatiche (tonalità dell'incarnato, colore degli occhi e dei capelli).

 

Alla consulenza di Enrica Chicchio professionista da 3-400 euro l’ora, spetta il compito di avvicinare l’immagine della segretaria del Pd a quello delle dive di Hollywood, perché non è più il tempo dell’eskimo e della borsa a bisaccia della tolfa, come si vede benissimo nelle foto dell’intervista concessa a Vogue. 

 

Peccato che alla vanità personale il popolo della sinistra o quello che ne rimane, avrebbe preferito un’intervista concessa a media più avezzi ai temi della politica e del vivere quotidiano degli Italiani.

 

Viene in mente la similitudine con il “diritto all’eleganza” sbandierato ai quattro venti da una delle ultime figurine utilizzate dalla sinistra, eroe a scopo elettorale poi rottamato in quattro e quattrotto e che oggi chiunque fa finta di non conoscere.

 

La festa del 1 Maggio a Roma  e un altro caposaldo della retorica antifascista ecc. ecc. ma ormai è inutile parlarne. La chiamano Festa dei Lavoratori ma è quasi offensivo per chi lavora davvero, visto che sfileranno sul palco segretari di sindacati pagati in maniera spropositata a lanciare proclami verso un popolo con il quale ormai sono incapaci di comunicare.

 

Per chi è da queste parti quel giorno,  forse allora è meglio andare al mare e godersi l’aria fresca certamente meno stantia di quella che si respirerà in Piazza San Giovanni.