SMAck si gira: “HAI MAI VISTO UN UNICORNO?”

PRESENTATO A GIFFONI NEXT GENERATION IL CORTOMETRAGGIO DEDICATO ALLA SMA

 

Famiglie SMA e Osservatorio Malattie Rare, in collaborazione con Giffoni Innovation Hub

e grazie al contributo incondizionato di Novartis Gene Therapies, hanno presentato oggi il cortometraggio “Hai mai visto un unicorno?”, uno spaccato sulla vita quotidiana di due famiglie che convivono con la SMA, raccontando la disabilità attraverso la prospettiva unica e personale di ognuno. L’intreccio emotivo passa per la preoccupazione e la speranza, senza tralasciare la scienza e il suo impatto sul futuro dei protagonisti

 

Milano, 25 luglio 2022 – È stato presentato oggi durante Giffoni Next Generation, rassegna di Giffoni Innovation Hub, il cortometraggio “Hai mai visto un unicorno?” prodotto da Famiglie SMA, Osservatorio Malattie Rare (OMaR) e GoGo Frames, con la regia di Antonella Sabatino e Stefano Blasi. I riflettori si accendono su due famiglie che convivono con l’atrofia muscolare spinale (SMA), una patologia genetica rara che indebolisce progressivamente le capacità motorie. Alla proiezione e al dibattito hanno partecipato circa 200 ragazzi, che si sono confrontati con i relatori su diversi temi, tra cui la disabilità e le difficoltà quotidiane da affrontare, il linguaggio corretto per parlarne e l’importanza della scienza, di come questa sia in grado di cambiare radicalmente la storia della malattia e la vita di chi ne è affetto. Il film è stato realizzato con il contributo non condizionante di Novartis Gene Therapies.

 

I piccoli protagonisti del cortometraggio sono Aurora e Antonio con SMA di tipo 1, la forma più severa della patologia. Il film si divide nel raccontare la loro storia, tra Milano e Bari: Aurora con il padre Antonio, in partenza per un fine settimana padre-figlia sul Lago Maggiore; e Antonio con i genitori Tiziana e Nicola, nella loro quotidianità. Le storie si intrecciano senza incontrarsi mai, tra visite e fisioterapia, ma anche giostrine, picnic e un momento di relax in riva al lago. Si alternano i sentimenti di preoccupazione, speranza e amore; c’è la presenza di una malattia, ma anche molti momenti di evasione, i giochi che riempiono la vita di ogni bambino. Aspetti che spingono lo spettatore a identificarsi, riflettendo sulle inevitabili diversità e somiglianze di chi convive con la SMA. Coprotagonista silenziosa la scienza, che negli ultimi anni è riuscita a cambiare la storia di una patologia che fino al 2017 non aveva terapie, e oggi può contare su diverse opzioni efficaci. Le voci (e i volti) scientifici che ne parlano sono il Dott. Emilio Albamonte e la Dott.ssa Marika Pane.

 

L’obiettivo del documentario è indubbiamente quello di far conoscere al pubblico la SMA, ma anche sensibilizzare su ciò che la disabilità significa nella vita di tutti i giorni e modificarne la percezione nella società. Dalla difficoltà nel percorrere una strada, anche breve, per i limiti imposti dalle barriere architettoniche, alla necessità di trovare il giusto linguaggio per parlarne Aurora e Antonio – con i genitori – accompagnano lo spettatore in questo mondo, mostrando quali siano i loro limiti, ma anche tutte le straordinarie risorse per superarli e conviverci.

 

All’interno della nostra comunità la speranza sta conquistando sempre più terreno rispetto alla paura. Lo dobbiamo alla ricerca, già da qualche anno assistiamo a cambiamenti epocali – ha affermato Anita Pallara, Presidente di Famiglie SMA Quello di cui abbiamo bisogno ora è che la stessa energia e positività si rifletta all’interno della nostra società. I nostri problemi sono sì diversi, ma anche simili, a quelli di chiunque altro. Un cortometraggio che ci racconti, e l’opportunità di presentarlo al pubblico di Giffoni, è un passo importante verso questa direzione”.

 

L’atrofia muscolare spinale è una malattia genetica rara che colpisce un neonato ogni 10.000 e si stima che in Italia nascano circa 40/50 bambini affetti da SMA ogni anno.[1],[2] A fronte di questa definizione e dei dati, la percezione è che riguardi poche persone. La prospettiva però cambia se guardata attraverso la lente delle malattie rare in generale: nel nostro Paese, i malati rari sono compresi tra 2 e 3.5 milioni, di cui il 70% sono bambini.[3]  

 

“Negli ultimi anni come Osservatorio Malattie Rare abbiamo cercato di cambiare lo storytelling sulla disabilità, fornendo un punto di vista diverso sulle malattie rare. Abbiamo messo al centro le persone, le loro storie, la loro quotidianità – ha spiegato Francesca Gasbarri, Digital and Social Media di Osservatorio Malattie Rare – Oggi al centro del nostro racconto ci sono due bambini di nome Antonio e Aurora, i sogni e le speranze di due famiglie e i nuovi orizzonti di vita resi possibili dai progressi della scienza”.

 

In particolare, la SMA di tipo 1, di cui sono affetti Aurora e Antonio, è la forma più severa della patologia: prima dell’avvento dei trattamenti terapeutici i bambini non sopravvivevano oltre l’anno e mezzo circa di età.  

I due protagonisti dimostrano quindi gli incredibili passi avanti della ricerca: con una diagnosi eseguita tempestivamente dopo la nascita, è possibile accedere a terapie capaci di modificare il decorso naturale della malattia. Aurora e Antonio hanno avuto accesso alla terapia genica e il loro futuro sarà molto diverso da quanto lo sarebbe stato fino a pochi anni fa.

 

“La ricerca sulla SMA negli ultimi anni sta cambiando la storia naturale della patologia e per i nostri piccoli, come Antonio e Aurora, significa affrontarla con risorse nuove – ha detto Emilio Albamonte, Neuropsichiatra infantile presso il Centro Clinico NeMO di Milano Essere al loro fianco con una presa in carico mirata che li accompagni nella loro crescita è un privilegio. Ed è una ricchezza condividere con le famiglie le paure e le speranze quotidiane, per crescere insieme a loro, come professionista e come uomo”.

 

“La terapia genica per la SMA è fondamentale per i piccoli pazienti affetti da questa patologia gravissima ha dichiarato Filippo Giordano, General Manager di Novartis Gene Therapies Aver avuto l’opportunità di supportare la produzione di ‘Hai mai visto un unicorno?’ e di condividere la storia di Aurora e Antonio, mostrando al pubblico quello che la scienza e la medicina sono in grado di fare, è motivo di grande orgoglio per noi. L’impegno di Novartis Gene Therapies nell’area della SMA continuerà, per raggiungere sempre più pazienti, contribuire fattivamente a modificare il decorso naturale della malattia, e garantire una migliore qualità di vita ai pazienti e alle loro famiglie”.

 

Il trailer di “Hai mai visto un unicorno?”: https://youtu.be/2WHMV06pJcM

 

FAMIGLIE SMA

Famiglie SMA è l’associazione nata nel 2001 da famiglie e persone che ogni giorno affrontano nella loro quotidianità l’atrofia muscolare spinale. Attiva in tutta Italia, sostiene i nuovi genitori al momento della diagnosi ed è una rete di appoggio e informazione costante per tutti i pazienti e chi sta loro vicino. Punto di riferimento per le novità mediche e normative, informa le famiglie sugli sviluppi della ricerca scientifica, sulle terapie e sugli ausili disponibili e sull'assistenza a cui hanno diritto da parte delle istituzioni pubbliche.

Conta sul supporto di 380 soci, oltre 200 volontari e collaboratori, e si avvale dell’esperienza di una Commissione Medico-Scientifica composta da 6 esperti.

 

OMaR - OSSERVATORIO MALATTIE RARE

OMaR - Osservatorio Malattie Rare è un organo di informazione e comunicazione digitale, il primo al mondo ad essere interamente dedicato alle malattie e ai tumori rari. Fondato nel 2010 da Ilaria Ciancaleoni Bartoli, OMaR oggi non è solo un’agenzia giornalistica specializzata, ma è anche riconosciuto come una delle più affidabili fonti di informazione sulle patologie e i tumori rari. Oltre a essere costantemente aggiornato su queste tematiche, OMaR è un progetto dedito ai pazienti, ai caregiver, ai clinici, ai ricercatori e a chiunque abbia a cuore la salute delle persone con malattia rara e la qualità della loro vita.

 

NOVARTIS GENE THERAPIES

Novartis Gene Therapies sta reinterpretando la medicina per trasformare le vite dei pazienti affetti da malattie genetiche rare. Utilizzando tecnologie all’avanguardia, stiamo lavorando per trasformare terapie geniche promettenti in trattamenti comprovati. Siamo supportati da una vasta rete produttiva, in termini di capacità e competenze, che ci consente di rendere disponibile la terapia genica ai pazienti di tutto il mondo in modo scalabile e qualitativamente elevato. Studiando sia le formulazioni endovenose sia quelle intratecali, il programma di sviluppo clinico OAV101 di Novartis Gene Therapies rappresenta un corpus crescente di ricerca in una gamma di pazienti con SMA diversificata per età, tipi di malattia e popolazioni incidenti e prevalenti

 

GIFFONI INNOVATION HUB

Giffoni Innovation Hub è un polo creativo d’innovazione, fondato da Luca Tesauro, Orazio Maria Di Martino e Antonino Muro nel 2015. Il progetto nasce con l’obiettivo di guidare e favorire la trasformazione culturale e digitale in Italia e all’estero e, sulla scia del patrimonio del Festival di Giffoni, fa della creatività la sua bandiera. Giffoni Innovation Hub rappresenta un ecosistema che collega, supporta e fa crescere talenti e startup nel settore delle industrie creative e culturali. Lo scopo è quello di implementare prodotti e servizi per le aziende, attraverso percorsi di formazione specializzata e framework audiovisivi, generando azioni ad alto impatto sociale e valoriale che coinvolgono le nuove generazioni.

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[1] Anderton RS and Mastaglia FL. Expert Rev Neurother. 2015;15(8):895-908

[2] National Organization for Rare Disorders (NORD). Spinal Muscular Atrophy. http://rarediseases.org/rarediseases/spinal-muscular-atrophy/. Accessed October 9, 2018

[3] https://www.nature.com/articles/s41431-019-0508-0

 

UFFICIO STAMPA OSSERVATORIO MALATTIE RARE (OMaR)

Ilaria Ciancaleoni Bartoli: +39 331 4120469; direttore@osservatoriomalattierare.it 

Rossella Melchionna: +39 334 3450475; melchionna@rarelab.eu

 

UFFICIO STAMPA FAMIGLIE SMA

Michela Rossetti: +39 347 9951730; gdgpress@gmail.com

Ilenia Visalli: +39 329 3620879; ilenia.visalli@gdgpress.com

 

UFFICIO STAMPA NOVARTIS GENE THERAPIES - HAVAS PR

Thomas Balanzoni: +39 346 302460; thomas.balanzoni@havaspr.com

Giovanna Giacalone: +39 366 6123607; giovanna.giacalone@havaspr.com

 

UFFICIO STAMPA GIFFONI INNOVATION HUB

Loredana Lerose: +39 328 5495369; press@giffonihub.com

Paola Cacace: +39 339 8148517; paola.cacace@giffonihub.com

 

OMaR - Osservatorio Malattie Rare
www.osservatoriomalattierare.it

info@osservatoriomalattierare.it
P.IVA: 02991370541

 

 

Sede Legale: Via XXIV Maggio, 46 - 00185 Roma
Direttore Responsabile: Ilaria Ciancaleoni Bartoli

 

 

 

POLITICA /

Mauro Indelicato
21 LUGLIO 2022

L’immigrazione è uno dei temi più caldi all’interno del contesto politico dell’Unione Europea. Il dibattito spesso ha innescato alcune delle maggiori frizioni e divisioni tra i Paesi comunitari, rallentando e di molto il processo decisionale volto a stabilire norme e regolamenti in grado di andare incontro alle esigenze dei vari governi. Soprattutto di quelli più esposti al fenomeno migratorio, tra cui l’Italia. L’immigrazione è quindi una sfida importante per capire la stabilità dell’Ue e per comprendere fino a che punto l’Europa riesce a dare significative risposte ai fenomeni più avvertiti dagli Stati nazionali e dalla popolazione.

Perché l’immigrazione rappresenta un problema per l’Europa

I numeri possono dire molto sull’attuale impatto dell’immigrazione sull’Europa, ma al tempo stesso possono anche dare ben pochi riferimenti. Le fredde cifre parlano di un trend in costante aumento delle richieste di asilo presentate all’interno del territorio comunitario. A partire dal 2014, il dato in questione ha sforato il mezzo milione di richieste, con unica eccezione nel 2020, primo anno della pandemia. Tra il 2015 e il 2016 si è avuto il picco, con rispettivamente 1.322.000 e 1.266.000 migranti che hanno richiesto asilo in Europa. Cifre importanti, scese negli anni successivi ma mantenutesi piuttosto alte. Nel 2021 il dato ha toccato quota 630.890.

Numeri che si sono spesso dimostrati di difficile gestione, anche perché occorre aggiungere anche quelli relativi ai migranti arrivati nel Vecchio Continente e rimasti senza documenti o senza presentare domande di asilo. Solo in Italia, si calcola la presenza di oltre mezzo milione di immigrati irregolari. Il problema però è molto più vasto rispetto a quanto raccontato dalle cifre. In primo luogo perché diversa è la percezione del fenomeno tra le varie parti d’Europa. Nella sponda mediterranea la preoccupazione relativa agli sbarchi è da anni molto sentita ed è tra i nodi centrali del dibattito politico. Un discorso simile può essere fatto, soprattutto con riferimento agli ultimi dieci anni, per i Paesi dell’est Europa, quelli che condividono le frontiere esterne con l’area balcanica. Questi ultimi appaiono poco inclini ad accettare quote di richiedenti asilo provenienti da altri Stati dell’Ue o da Paesi terzi confinanti. Diversa invece la situazione nell’Europa centrale e settentrionale, lì dove il problema migratorio ha iniziato a essere avvertito solo negli ultimi anni, in particolar modo dopo il biennio 2015/2016.

Il nodo mai sciolto del trattato di Dublino

Un'importante svolta sul fronte immigrazione è arrivata all'inizio degli anni '90 del secolo scorso. L'Europa in quel momento, contrassegnato dalla caduta del muro di Berlino, dalla fine dell'Urss e quindi dal potenziale arrivo di milioni di persone da est, ha compiuto una precisa scelta politica. Favorire cioè l'immigrazione da est, chiudendo di fatto le porte ai flussi provenienti da sud. Non è forse un caso che i primi sbarchi di migranti con i barconi a Lampedusa sono datati 1992.

Sempre in quegli anni, le istituzioni comunitarie si sono anche dotate di un regolamento sull'immigrazione. Quello poi rimasto agli annali come "trattato di Dublino", dal nome della città in cui è stato firmato. Si tratta di un documento che ha fissato, tra le altre cose, un preciso caposaldo della politica dell'Ue sull'immigrazione: il Paese di primo approdo è anche il Paese che ha l'onere dell'accoglienza del migrante e dell'esame della sua domanda di asilo. All'epoca i numeri degli sbarchi erano decisamente più ridotti.

Quando poi la situazione è diventata molto più preoccupante, sia in termini di cifre che di percezione del fenomeno migratorio, allora soprattutto i Paesi del sud Europa hanno iniziato a chiedere una riforma del trattato. Questo perché zone come quelle del Mediterraneo ad esempio, hanno dovuto sobbarcarsi, negli anni più caldi delle crisi migratorie, il maggior numero di sbarchi e quindi di persone da accogliere. Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro per questo motivo negli anni sono sempre state più attive nel chiedere una riforma del Trattato volto a non lasciare i governi in questione da soli nella gestione dell'immigrazione. Ancora oggi però il documento di Dublino appare uno dei nodi più intricati da sciogliere. Anche perché ai Paesi del nord Europa l'attuale impostazione appare più vantaggiosa.

Le diverse visioni sulla gestione dei flussi migratori

I dibattiti su Dublino hanno fatto emergere diverse visioni nella gestione del fenomeno migratorio in Europa. Ci sono Paesi, soprattutto quelli estesi delle aree meridionali del Vecchio Continente, che chiedono o una riforma del trattato oppure meccanismi concreti e precisi di solidarietà. Altri invece che non condividono l'eventuale scelta di redistribuire i migranti per quote tra i vari Stati dell'Ue. Tra questi ci sono soprattutto i Paesi del cosiddetto "blocco Visegrad", formato da Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Ungheria.

Anche l'Austria si è spesso collocata negli ultimi anni tra i Paesi più intransigenti sull'immigrazione, chiudendo anche più volte il confine del Brennero con l'Italia. Francia e Germania dal canto loro non appaiono disponibili ad attuare concrete riforme del trattato di Dublino. Al contrario, Berlino e Parigi più volte hanno chiesto maggiori controlli a Roma per evitare i cosiddetti "movimento secondari". Flussi migratori cioè di persone arrivate in Italia e dirette, contravvenendo al trattato di Dublino, verso il territorio francese e tedesco. Tuttavia Francia e Germania hanno più volte aperto, soprattutto dal 2020, all'approvazione di meccanismi di solidarietà verso i Paesi più colpiti dalle emergenze migratorie.

Immigrazione come arma dei Paesi terzi

Ma il fenomeno migratorio non rappresenta un problema solo a livello interno per l'Ue. Negli ultimi anni contro Bruxelles l'immigrazione è stata usata come vera e propria arma da Paesi terzi. Il caso più eclatante è rappresentato da quanto accaduto nel 2021 con la rotta bielorussa dell'immigrazione. Per settimane in migliaia hanno assediato lunghi tratti del confine tra Bielorussia e Polonia e tra Bielorussia e Lituania. Non si trattava di bielorussi, bensì di migranti provenienti dalla Siria, dall'Iraq e da altri Paesi del Medio oriente. Il governo di Minsk, nei mesi precedenti, aveva favorito l'afflusso di persone da questa regione del pianeta per poi spingere intere carovane verso i confini orientali dell'Ue. Quando i flussi migratori dalla Bielorussia hanno fatto sentire i propri effetti, la Polonia e i Paesi baltici sono andati in difficoltà. E, di conseguenza, il problema è diventato di dominio comune all'interno del Vecchio Continente. Varsavia ha risposto schierando interi reparti dell'esercito lungo le frontiere. Per evitare di far degenerare la situazione anche sul fronte politico, la Germania si è mossa instaurando diretti contatti con il presidente bielorusso Alexandar Lukashenko, la cui rielezione non era ancora stata riconosciuta dall'Ue.

La situazione è quindi rientrata, anche perché il governo di Minsk ha ottenuto quell'ufficioso riconoscimento che ancora si aspettava da parte europea. Ma con la crisi del 2021 si è palesata ancora una volta l'estrema vulnerabilità dell'Ue difronte alle minacce migratorie di Paesi terzi. Quanto accaduto con la Bielorussia ha ricordato da vicino la situazione vista nel 2016 durante la crisi della rotta balcanica, quando Bruxelles ha accettato di pagare tre miliardi di Euro all'anno alla Turchia per blindare i confini con Grecia e Bulgaria e spegnere la crisi innescata dal massiccio flusso migratorio di quel momento.

Le prospettive di riforma

Ben si comprende quindi come mai da anni si aspettano nuove riforme da parte dell'Europa per la gestione dei flussi migratori. Al momento però i tentativi non sono andati a buon fine. L'ultimo è partito subito dopo la crisi pandemica che ha interessato il Vecchio Continente. In particolare, il presidente della commissione Ursula Von Der Leyen ha presentato nel settembre 2021 un documento basato su tre perni fondamentali: maggior controllo delle frontiere esterne, solidarietà e maggiore facilità per i rimpatri. Il piano però non è mai decollato del tutto. Nel giugno 2022 i ministri dell'Interno dell'Ue si sono accordati per una più ampia solidarietà nella redistribuzione dei richiedenti asilo, fissando un cronoprogramma in cui entro il 2023 si dovrebbe giungere a una più organica riforma della materia. Previsto inoltre un potenziamento di Frontex, l'agenzia europea preposta al controllo delle frontiere esterne e dotata di proprio personale oltre che di mezzi messi a disposizione dai Paesi membri. La strada per una riforma è comunque in salita.

Fonte:https://it.insideover.com/politica/la-bomba-migranti-come-sfida-per-l-europa.html?_ga=2.58187881.2106695276.1658861922-218235178.1509650680&_gl=1*i0x5eg*_ga*MjE4MjM1MTc4LjE1MDk2NTA2ODA.*_ga_ENZ2GEXW4Y*MTY1ODg2MTkyMS4yNi4xLjE2NTg4NjIwNTEuMA..