Finalmente sembra che le piogge siano finite. Nell’ultimo mese la città di Roma è sembrata più una città Asiatica che Europea tante sono state le precipitazioni piovose. A chi utilizza scooter, biciclette e monopattini sono cresciute le branchie a forza di stare sotto l’acqua.

Passata questa botta di meteo avverso però la capitale ha mostrato di nuovo il motivo per il quale tutti amano il suo clima fantastico. Il tanto annunciato freddo si è risolto in un paio di giorni, mentre in tutti gli altri le temperature sono state quelle appena sufficienti a regalare il gusto di utilizzare maglioni e cappotti.

In questo contesto climatico si è preparato un Natale che per fortuna è già finito e se ne va in sordina così come era arrivato. Se non fosse stato per tenere vivo lo spirito della festa nei bambini, si potrebbe dire che quest’anno il Natale avrebbe anche potuto essere saltato.

Già perché senza il piacere delle cene con gli amici, degli abbracci e delle sbicchierate in compagnia che senso c’è a festeggiare. Sia chiaro queste cose si sono fatte lo stesso, ma guardandosi in cagnesco e pretendendo documentazioni, stato di famiglia e pedigree di chiunque abbia partecipato con noi a qualsiasi iniziativa, che sia stato un aperitivo o una cena.

Non sia mai poi riunirsi a casa per le tradizionali serate passate a giocare a carte sgranocchiando noci e frutta secca, per carità tutto cancellato. Il Natale come lo conoscevamo non c’è stato e non esiste più. Persino quello che prima rappresentava una scocciatura come andare a fare i regali adesso sarebbe stato piacevole.

Negozi e centri commerciali sono stati ben lontani dalle affluenze di un tempo. Il terrore perpetrato chirurgicamente attraverso i media e l’e-commerce hanno ucciso la presenza pubblica delle persone. Tutti a casa senza correre rischi.

Una città senza entusiasmi ammantata dal grigiore. Persone dal passo frettoloso in file ordinate e senza voglia di stare insieme, che comunicano solo la voglia di tornarsene il più velocemente a casa. Sembrava di passare il Natale nella Berlino divisa dal muro.

I festeggiamenti dell’ultimo dell’anno hanno seguito questo triste copione chiudendo le festività più tristi di sempre. Cancellata ogni manifestazione pubblica, concerti in piazza ecc. i più fortunati sono stati insieme a qualche parente a casa, oppure hanno cenato in qualche ristorante rigorosamente distanziati, brindando esclusivamente solo col proprio nucleo familiari ma sempre con estrema apprensione.

Sentimento tramutato poi in ansia per il tampone del giorno dopo, facendo l’interminabile fila del pentimento in farmacia, tra pensieri auto fustiganti per aver osato festeggiare in qualche modo anche osservando tutte le prescrizioni.

Dall’altra parte col dito puntato a giudicare il mondo intero gli esaltati del vaccino, quelli che si augurano dosi sempre più frequenti nell’illusione di vivere una vita normale. Esultano per ogni provvedimento restrittivo facendo a la morale a chiunque abbia qualcosa da obiettare. Ora non basta più essere vaccinato, la coscienza civile che ti spinge a farlo non corrisponde sempre all’entusiasmo nel farlo, però per non attirare le ire della gente devi mostrarti fiero del tuo vaccino e sbandierare ai 4 venti il tuo appuntamento per il booster.

Non è consentito avere dubbi ne perplessità, il mainstream non lo consente. In questo scenario inizia il 2022, con Zingaretti che ha imposto di nuovo il miope provvedimento di mascherina obbligatoria all’aperto in ogni caso, salvo poi chiudere gli occhi davanti all’ipocrisia. Come il mancato rispetto delle norme che vorrebbero i mezzi pubblici pieni solo all’80% oppure l’anarchia negli stadi, dove l’appena varato provvedimento di limitare la capienza al 50% distanziando a scacchiera gli spettatori rischia di essere inapplicabile come molti di quelli fatti tanto per accontentare i fan delle soluzioni repressive. Mentre intanto naturalmente la CEI ribadisce che per andare in chiesa non serve il Green Pass.

Una grande pagliacciata quella di pensare sempre a nuove norme da mettere in campo senza invece occuparsi di far rispettare quelle esistenti. Del resto in un paese di benpensanti che ha contestato fortemente l’affidamento delle operazioni al generale figliolo solo perché è un militare, sarebbe impensabile adoperarsi con l’esercito o le forze dell’ordine per far rispettare le regole. Molto meglio spararne di grosse e far contenti gli esaltati del vaccino, magari predisponendo dosi sempre più ravvicinate e qualsiasi altra forma di provvedimento restrittivo.

Sotto questo grande velo che distrae i romani da tutte le altre questioni, intanto quatto quatto il neo Sindaco Gualtieri è già in campo da un paio di mesi. Le tanto annunciate soluzioni per quanto riguarda la questione rifiuti si sono rivelate disastrose e relegano igienicamente Roma al livello più basso di sempre, come nemmeno nel medioevo si era mai vista.

In due mesi è già riuscito a fare peggio della Raggi tanto criticata dal suo partito che adesso fa finta di niente. Intanto i cinghiali ringraziano, ormai moltiplicati in diverse zone di Roma e diventati presenza abituale. Per loro è in atto un processo di inserimento che li vede ormai a proprio agio a qualsiasi ora del giorno a passeggio con prole. Le loro uscite notturne ora non sono più furtive ma avvengono in tutta serenità grazie alle tecniche maturate con cui rovesciano i secchioni per banchettare più comodamente tra i rifiuti.

Tutto questo però non desta più scandalo tra quella pletora di giornalisti sempre più al servizio del partito, sembra aver smarrito lo spirito critico e intransigente con cui per anni hanno bastonato ciecamente l’avversario politico al di la delle sue reali responsabilità. Esaurito il loro compito di propagandistico ora si girano dall’altra parte al sicuro nelle loro posizioni blindate da chi tira i fili dell’editoria.

Il bello ci salverà? Questa è la grande speranza per il 2022 ma che parte veramente debole, ammantata da quel fitto velo di nebbia che ha avvolto la Capitale nella notte del 31 dicembre come un triste presagio sull’anno che ha appena iniziato il suo cammino.

Sembra che tutti non facciano che pensare a come si chiamerà la nuova variante dopo la omicron e addirittura tra i genitori in attesa c’è chi vuole dare ai nuovi nati i nomi dei vaccini.

Per chi ha la forza di evadere facendosi trascinare dall’arte ci sarebbe la mostra di Klimt veramente da non perdere, però tra green pass, fasce orarie, distanziamenti, mascherina Ffp2, controlli e quant’altro non è roba per per tutti.