Sicuro come la morte ecco che contro ogni pia illusione di tempo clemente è arrivato inesorabile il freddo. Così da un giorno all’altro, favorendo raffreddori e mali di stagione le temperature sono crollate abbassandosi anche di 10 gradi.

Termosifoni a palla, copertina e divano davanti alle castagne e a un bicchiere di rosso questa è forse la scelta più gettonata rispetto allo stesso periodo degli anni passati. I tempi delle vacanze in montagna, della settimana bianca e dei mercatini di Natale sembrano lontano anni luce, mentre invece non sono passati nemmeno due anni da quando la nostra vita è inesorabilmente cambiata.

Intendiamoci non è che non si possa andare a sciare o mettere in calendario un viaggetto o una fuga per un we di vacanza, ma i più non sembrano pensarci. In effetti andare in giro tra mascherine, gel disinfettanti e sanificazioni non è poi così motivante.

Viene meno il senso stesso del viaggio, quella voglia di incontrare gente di altre culture, sperimentare abitudini nuove e respirare atmosfere diverse dalle nostre. Già respirare….uno dei gesti più naturali del mondo è diventato improvvisamente tra i più soggetti a protocolli e paure.

Non più quella sensazione di liberazione, di vita a pieni polmoni ma al contrario l’oppressione della stessa. La santificazione della salvifica pezza in faccia, che oltre a far prolificare i radicali liberi ci ributta nei polmoni quel sapore di stantio che sta accompagnando la nostra vita.

C’è però chi dice che stiamo tornando ad una condizione normale…vita normale la chiamano…punti di vista. D’accordo la via del vaccino garantisce una certa copertura ed è l’unica strada praticabile per ora, ma da qui ad esaltarsi per aver prenotato una nuova dose e a mostrarsi entusiasti per questo c’è una gran bella differenza.

Non potrà mai definirsi una vita normale senza potersi scambiare un gesto affettuoso e diffidando sempre di tutto e tutti, con quella sensazione latente di intolleranza verso le abitudini altrui che ci porta sempre più a scagliarsi verso chi non pensa e si comporta esattamente come noi.

Intanto è arrivato il Natale numero 2 dell’era Covid, con il suo seguito di discussioni e frange talebane che vorrebbero tutti a casa propria. Per non farci mancare proprio nulla ad accompagnarlo è arrivata anche la variante Omicron, che anche in assenza di informazioni certe riguardo alla sua effettiva gravità riesce a rinnovare l’allarmismo e il sensazionalismo di cui si nutrono i media, che non sembrano più occuparsi di altro così intenti come sono a sfruttare le paure della gente comune.

Intanto la polemica del Green pass sembra aver attenuato un po’ i toni, complice anche la rassegnazione dovuta alle restrizioni sempre maggiori per chi non si vaccina. Provvedimenti che però cozzano con l’ipocrisia che continua a permettere mezzi pubblici e stadi pieni, come se il tifo calcistico fosse in grado di neutralizzare il virus.

Sul fronte politico della città di Roma tutto nuovo ma niente di nuovo. Dopo la guerra alla Raggi tutto è rimasto uguale, forse anche peggio su alcuni fronti, tipo i rifiuti che improvvisamente non provocano più lo sdegno quotidiano di prima.

L’unica cosa che è cambiata è l’orientamento delle penne, sempre inclini a riempire le pagine dei giornali e i talk televisivi edulcorando le gesta di una certa parte politica, o nella peggiore delle ipotesi a girarsi dall’altra parte ignorandone l’inconsistenza e l’immobilismo che mantiene tutto nello stesso status…chissà perché.

È emblematico il caso di “spelacchio”, ricordate il tanto vituperato albero di Natale che la Raggi tra tutte le sue scelleratezze aveva trovato il modo di fare alcuni anni anche gratis? Ebbene da quest’anno non è più oggetto di scherno, che a Gualtieri poi sia costato 169.000 euro non interessa più a nessuno.

Insomma di Natale c’è veramente poco quest’anno e, per le vie del centro le luminarie accentuano solo di più il senso di tristezza che accompagna il nostro quotidiano in questi anni bui. Solo chi ha la fortuna di avere una casetta intorno ai monti di Roma forse riesce a respirarne un po’ l’atmosfera. Stanotte è scesa la prima neve intorno alla Capitale, dai Castelli Romani ai Monti Lucretili e alla valle dell’Aniene la natura ha indossato il suo abito più bello, uno spettacolo per i fortunati che possono goderselo magari davanti a un camino.