«MOI, BERNARD-HENRY LÉVY OU BHL…»

 

 

 

 

Filosofo, giornalista, saggista, polemista e (perché no?) pure attore.

Bernard-Henry Lévy (Béni Saf, Algeria, 5 novembre 1948, di famiglia ebraica) non smentisce la sua versatilità culturale ed il suo spiccato esibizionismo dalle radici (economiche) ben solide (il padre, André Lévy, fece fortuna multimiliardaria con una reputata impresa di legnami, la Becob).

Laureatosi in filosofia nella prestigiosa École normale supérieure di Parigi, nel 1971 decise d’andare in India dapprima e, poi, nell’allora Pakistan Orientale (oggi Bangladesh) in conflitto con quello Occidentale per l’indipendenza, volendo essere testimone degli eventi poi raccolti nel suo primo libro, “Bangla-Desh. Nationalisme dans la révolution”, del 1973.

Rientrato a Parigi, fondò l’École de la nouvelle philosophie improntata sul respingimento di matrice umanistica delle dottrine comuniste e socialiste (dietro le quinte delle manifestazioni del maggio francese), degli ideali conservatori di certi pensatori americani, dell’ideologia capitalista e della destra nazionalista.

Nel corso della trasmissione televisiva “Apostrophes, nel 1977, Lévy ed André Glucksmann (filosofo e saggista, Boulogne-Bilancourt, 19 giugno 1937 – Parigi, 10 novembre 2015) furono ufficialmente dichiarati nouveaux philosophes. Nel 1995 fu cofondatore a Gerusalemme, assieme a Benny Lévy (filosofo e scrittore francese, Il Cairo, Egitto, 28 agosto 1945 – Gerusalemme, 15 ottobre 2003) e ad Alain Finkielkraut (filosofo, giornalista ed opinionista politico, Parigi, 30 giugno 1949), dell’Istituto di studi levinassiani, sulla scia di Emmanuel Lévinas (o Levinas, filosofo ed accademico francese di origini ebraico-lituane, Kaunas, Lituania, 12 gennaio 1906 –Parigi, 25 dicembre 1995).

Filosofo, sì, ma con un potere economico non indifferente. Il suo capitale, nel 2004, venne stimato in circa 150 milioni di euro, accumulato con sette società immobiliari e finanziarie e, per la maggior parte, da lasciti di famiglia e da investimenti nel mercato azionario poco trasparenti o, perlomeno, discutibili. In seguito alla scomparsa del padre André, nel 1995, Bernard-Henry prese in mano l’azienda Becob per poi cederla all’imprenditore francese François Pinault, nel 1997, per 750 milioni di franchi.

Non contento del patrimonio in… salvadanaio, Lévy vendette per sei milioni di euro una sua casa a Tangeri, in Marocco, perché… sconsolato proprietario di troppi immobili.

S’è sposato in terze nozze con Arielle Dombasle (pseudonimo di Arielle Laure Maxime Sonnery de Fromental, attrice, regista e cantante statunitense d’origine francese, Hartford, Usa, 27 aprile 1953. Bernard-Henry dirige la rivista “La règle du jeu” (“La regola del gioco”) e collabora al periodico “Le Point”.

Al Lido di Venezia della 77^ Mostra internazionale d’arte cinematografica ha calcato il Red Carpet quale interprete del film fuori concorso “Princesse Europe”, diretto da Camille Lotteau e tratto dalla pièce teatrale “Looking for Europe” dello stesso Lévy.

 

Il mediatico e controverso Bernard-Henry Lévy poco prima del suo sfilare sul Red Carpet alla 77ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 2020