LA NOSTRA CIVILTA' E' UNA 'METEORA' SU SCALA COSMICA

di Giordano Cevolani

 

 

Non capiamo come l’uomo possa vivere con tanta disinvoltura nei giardini che la natura gli ha preparato; abitabili soltanto per un breve tempo,per un’era geologica,per un solo giorno felice; e far sì che i bambini siano veri bambini. E la cultura dell’umanità non è altro che una sottile doratura che può essere distrutta dall’eruzione di un vulcano,cancellata da un nuovo mare, sepolta da una bufera di sabbia.”

 

Antoine DE SAINT–EXUPÉRY, scrittore e aviatore

 

 

 
   

 

 

 

Pioggia di meteore

 

La storia della nostra civiltà si è interamente sviluppata negli ultimi 10.000 anni, in un’unica epoca interglaciale durante la quale l’uomo ha raggiunto un progressivo livello di civilizzazione e di sviluppo culturale. Sul calendario del cosmo, partendo dalla distinzione tra tempi storici e tempi geologici e mettendo la formazione della Terra al 1° gennaio, l’uomo fa la sua comparsa pochi secondi prima che scocchi la mezzanotte del 31 dicembre ma prima sono successe molte cose che ignoriamo e che è difficile scoprire.

Nel libro Clima e vita, Ottavio Vittori propone di esprimere la durata delle ere non in anni solari (tempo che impiega la Terra a percorrere un'intera orbita attorno al Sole), ma come unità di misura il tempo che il Sole (e tutto il sistema solare) impiega a compiere un'intera orbita attorno al centro della galassia, cioè 65 milioni di anni! Con questo 'nuovo anno', gli eventi scorrono molto più' velocemente: il Sole si è formato 75 anni anni dopo la formazione della galassia in cui viviamo; i pianeti sono comparsi 25 anni dopo; 6 anni fa sono apparse le prime forme di vita sulla Terra; 1 anno fa è avvenuta la scomparsa dei dinosauri; ieri c'è stata la comparsa dell'Uomo sul nostro pianeta; 4 ore fa l'Uomo ha iniziato a parlare e mezz'ora fa ha costruito casa; L'INTERA STORIA DELL'UOMO DURA APPENA MEZZ'ORA!!! …...E il confronto con la vita di una meteora che in un attimo si consuma nell'atmosfera non appare improprio.

L’Olocene, il periodo interglaciale in cui viviamo, ha avuto inizio circa 11.500 anni fa. In questo periodo piuttosto caldo se confrontato con il passato, l’atmosfera si è riscaldata e i ghiacciai si sono ritirati ad alta quota. Il disgelo cominciò già tra 16.000 e 13.000 anni fa dopo l’ultima glaciazione e le temperature raggiunsero il loro massimo circa 6000-7000 anni fa (Holocene maximum, o optimum termico olocenico). Intorno a 6000 anni fa le temperature medie estive erano piu’ elevate di 2°C nel Nord Europa: un aumento significativo se si pensa che sarebbe sufficiente un incremento medio di 0.5°-1.0° per causare l’inizio dello scioglimento dei ghiacci ai poli. In realtà tutta la nostra civiltà si è sviluppata tra fasi calde e fredde che hanno condizionato la vita e i comportamenti dell'umanità.

Dobbiamo metabolizzare il fatto che la nostra vita è un viaggio senza fine e ci muoviamo a velocità con numeri tanto impressionanti da considerare la vita stessa come una fantastica allucinazione. Basterebbe qualche numero per farci riflettere sull'esistenza di una realtà che a conti fatti ci sembra virtuale. Rispetto al Sole, la Terra si muove ad una velocità media di 106mila chilometri orari circa; rispetto al centro della Via Lattea, la Terra si muove assieme al sistema solare a una velocità di circa 792 mila chilometri orari; e la Via Lattea, a sua volta, si muove a una velocità stimata in 3.600 mila chilometri orari. Con questi numeri e tanti altri, noi dovremmo pensare allo spazio e al tempo in modo diverso come due aspetti vincolati tra loro. E’ uno sforzo che trova impreparata la nostra mente ad affrontare questa nuova sfida soprattutto con il dubbio fondato che la nostra realtà non è affatto una realtà fisica perché tutto cio’ che chiamiamo reale è fatto di cose che non possiamo considerare reali. E sembra proprio che i filosofi del passato avessero ragione: i nostri sensi veramente ci ingannano.

La fisica del novecento ha vissuto due grandi rivoluzioni concettuali - la relatività e la meccanica quantistica - che si pensò avessero un interesse strettamente specialistico e riguardassero solo fisici e filosofi. I laser e le applicazioni della risonanza magnetica così fondamentali nella nostra vita e per vita intendiamo anche la nostra salute non potrebbero esistere senza la meccanica quantistica; i sistemi GPS sarebbero inutilizzabili senza le correzioni relativistiche; e le nanotecnologie nelle applicazioni biomedicali, sia in vivo che in vitro non sarebbero neppure concepibili senza il supporto concettuale della nuova fisica del novecento.

 

La storia ci guida

Anno domini 2020. Il 2020 è bisestile. Come noto, questo significa che febbraio ha un giorno in più e si conclude dopo 29 giorni invece che 28 come di consueto. “Anno bisesto, Anno funesto“, è una credenza che ha origine dalle tradizioni degli antichi romani. Per loro, il mese di febbraio era quello in cui si celebravano le ricorrenze funerarie, ed inoltre celebravano le feste dedicate ai confini (chiamate Terminalia, cioè dedicate a Termine, dio dei Confini), e alla conclusione dei cicli cosmici, le cosiddette Equirie. Proprio per questo, aggiungere un giorno a febbraio portava sventura.

Se c'è una logica nel prestar fede alle credenze, l'anno in corso – il 2020 per l'appunto - è proprio iniziato nel peggior dei modi con l'espandersi di una nuova pandemia che ha trovato l'umanità del tutto impreparata ad affrontare questa nuova calamità nel tentativo di arginare il contagio che si propaga con tale rapidità da sembrare inarrestabile.

Non è una bella sensazione sentirsi relegati in casa in ostaggio di una pandemia virale il cui decorso è misconosciuto e che sta condizionando prepotentemente i nostri movimenti. Ma anche nei momenti bui c'è sempre in fondo al tunnel una luce che non solo è speranza ma è anche consapevolezza che l'umanità ha sempre rialzato il capo uscendo da momenti di grande difficoltà che hanno minato le fondamenta della nostra civiltà.

In questi mesi molti hanno pensato a 'Le mie prigioni' di Silvio Pellico, un carcere, lo Spielberg, a Brno nella repubblica ceca che nel XIX secolo era parte dell'impero asburgico, ma la nostra 'detenzione' in casa è una ben piccola cosa rispetto al carcere duro subito dai carbonari italiani. Ho letto da qualche parte che la solitudine è 'lo spazio dell'appartenenza' perchè in fondo isolandoti riesci a sfuggire ad un potere estraneo.

Noi potremmo aggiungere che la conoscenza è un antidoto alle paure irrazionali e immotivate e dobbiamo avere più fiducia nella scienza perchè certi comportamenti generali si replicano nel tempo. Attualmente, la situazione di confusione collettiva da cui non sono esenti le istituzioni indecise sul da farsi, mette a disagio e ripropone un film già visto da chi come me ha vissuto il primo dopoguerra passando dall'influenza asiatica del '57 a quella di Hong-Kong del '68 ribattezzata anche 'spaziale' per la coincidenza dello sbarco dell'Uomo sulla Luna. Una cosa è certa: oggi nessuno azzarderebbe a dire che la causa del contagio è «l’influsso dei pianeti o la volontà divina», come invece si credeva per il morbo del 1347, usando le parole del Boccaccio. Una grossa diversità oggi c'è e va detta, e non sussurrata. 'Meno politica e più scienza' si grida da più parti. E' la scienza ad essere in prima linea e riuscirà a isolare e debellare il virus come ha fatto già nel XX secolo e prima, in tempi non conosciuti ma che si spera essere contenuti. E' anacronistico che in un periodo storico caratterizzato da un abbattimento dell’analfabetismo e da una società che, proprio grazie alla scienza e alla medicina, basate su metodo scientifico può fruire di un consistente incremento nel numero di anni prima della scomparsa delle persone e della sconfitta di un numero imprecisato di patologie, ci siano in giro tantissimi analfabeti scientifici che si ritengono autorizzati a pontificare e a sproloquiare su cose che ignorano totalmente. Anche questo analfabetismo scientifico è come un virus che si è impossessato di una larga fetta della popolazione' e rende incapaci di capire e valutare quello che l’istruzione ha consentito di leggere.

A distanza di un secolo molto è cambiato, ma non così nei comportamenti umani. Ai tempi nostri, agli albori di questo millennio, Martin Rees, astrofisico di fama internazionale, ha pubblicato un libro dal titolo Il secolo finale, in cui apertamente denuncia che l’umanità rischia di autodistruggersi nei prossimi cento anni, provocando la sesta estinzione di massa degli esseri viventi dopo le cinque che si sono succedute nelle varie ere geologiche (l’ultima, quella che ha posto fine ai dinosauri circa 65 milioni di anni fa).

 

 

Secondo Rees, le probabilità per il genere umano di sopravvivere al secolo appena cominciato sarebbero non superiori al 50% e tra le possibili cause di una sua estinzione figurerebbe oltre il clima, reso vulnerabile dall’effetto serra e dalle fonti di inquinamento, quello che è più sensazionale, il progresso nella ricerca scientifica e soprattutto della tecnologia ‘il cui lato oscuro potrebbe nel ventunesimo secolo rivelarsi più pericoloso e meno controllabile della minaccia di catastrofe nucleare con cui ci siamo confrontati per decenni’. Gli attacchi all’ambiente e alla nostra biosfera condotti dalle attività umane potrebbero quindi generare danni ben peggiori delle più disastrose calamità naturali rappresentate da terremoti, eruzioni vulcaniche, uragani, tsunami e impatti di asteroidi. Affermazioni che possono non essere condivisibili ma che destano sconcerto e non vanno minimizzate considerata la levatura e il credito di chi le sostiene.

 

Foto del 1920 che ritrae una famiglia al tempo dell'influenza spagnola

(notasi che anche il gatto viene protetto da una mascherina artigianale).

La spagnola fu la più grave pandemia influenzale della storia: tra il 1918 e il 1920 uccise circa 50 milioni di persone, tra cui 675.000 negli Stati Uniti. Uccise più della peste del Trecento, del Seicento (peste 'manzoniana') e più della Grande Guerra, di cui fu in un certo senso la conseguenza. La caratteristica più sorprendente della pandemia fu il suo tasso di mortalità insolitamente alto tra le persone sane di età compresa tra 15 e 34 anni.

 

L'avvertimento è quello di non credere troppo, né troppo poco a ciò che ci viene detto anche se si tratta di fonti ufficiali. Abbiamo da poco commemorato il centenario della Grande pandemia influenzale del 1918, che causò da 50 a 100 milioni di vittime in tutto il mondo, di cui 675 mila negli Stati Uniti. Ciò che più colpisce non sono le somiglianze tra i due episodi, ma la distanza che la medicina ha percorso nel secolo intercorso. Qualunque cosa accada dopo, non sarà un secondo 1918....o almeno è quello che tutti speriamo.

In definitiva, la nostra vita raffrontata all'età dell'Universo dura l'attimo di una meteora che scompare nel buio del cielo e che appare ancor più breve se dobbiamo far i conti con le molte pandemie che hanno funestato la nostra civiltà. Proprio alle meteore, effimere visitatrici del cielo di origine cometaria e asteroidale che rappresentano il contatto più immediato per l'Uomo con la realtà extraterrestre, fa riferimento la mia attività che ha interessato più di 50 anni di storia, descritta nel libro NOI, METEORE NELL'UNIVERSO. Il libro descrive eventi salienti della mia vita all'ombra di avvenimenti storico-politici e talvolta famigliari che si sono intrecciati a quelli scientifici e che hanno condizionato le mie scelte al punto da abbandonare talvolta alcuni percorsi già intrapresi a vantaggio di altri.

 

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