Giuseppe Paccione 

 

Open Doors Day in Strasbourg. Raising of the flags - Opening ceremony.

È triste assistere alle beghe degli Stati membri di una delle più importanti organizzazioni internazionali, a carattere regionale, l’Unione Europea, se dare soldi o no. In un momento davvero particolare che l’Europa sta attraversando a causa del peggior nemico, se pur invisibile, che l’intera umanità sta affrontando, il c.d. Covid-19 o corona virus.

L’Unione e chi dice no

A causa del forte egoismo di alcuni Stati membri come l’Olanda, capeggiata dalla Germania e da qualche altro Stato nordico, non ci si preoccupa di centinaia di migliaia di cittadini europei che sono deceduti. O che stanno tra la vita e la morte contro il più spietato virus che l’umanità abbia mai incontrato. Invece, pare davvero arduo nel comprendere che l’Unione Europea rischia concretamente di eclissare, favorendo, così, l’avanzamento del populismo e sovranismo.  

Il compresso con l’Unione Europea

È vero che è stato raggiunto un compromesso dall’Eurogruppo, che concerne il rapporto sulla risposta globale della politica economica alla pandemia del covid-19, per cui va affrontato la questione delle spese necessarie per supportare l’emergenza sanitaria, ma anche quella economica. Tralasciando per il momento la questione dei debiti remoti che ogni Stato membro dell’UE ha accumulato negli anni. Nella soluzione del documento compromissivo vi sono talune perplessità, che possono essere depennate con altre discussioni.

La spiegazione sull’Unione Europea

Questo compresso riguarda il Sostegno per mitigare i rischi di disoccupazione in caso di emergenza (c.d. SURE), che consiste in quel sistema di riassicurazione in ausili di sistemi di ammortizzatori sociali interni, si punta a racimolare sul mercato molti miliardi di euro. Inoltre, vi sono un paniere abbastanza consistente di prestiti alle imprese che verranno dalla banca europea degli investimenti; infine gli aiuti del Meccanismo europeo di stabilità. Il MES, che costituisce la cassaforte del fondo salva-Stati. Su quest’ultimo punto il governo Conte ha ritenuto, nell’ultima conferenza stampa, che il MES non può essere attuato con l’emergenza coronavirus.

Conte contro il MES

Proprio nella diretta di ieri il Presidente Conte ha affrontato la questione. Prima di tutto sbugiardati Salvini e Meloni. Artefici di aver fatto girare dalla sera prima la notizia senza fondamenta che il MES era firmato. E l’ha fatto facendo nomi e cognomi. Senza dimenticare, ha continuato, che il MES è stato fortemente voluto da Berlusconi, Salvini e Meloni a quel tempo al Governo. Fondamentale è la novità adottata dall’Eurogruppo. Quello della messa disposizione di 200 miliardi agli stati per sostenere il finanziamento di spese sanitarie connesse al Covid-19. Ovviamente condizionato dalla finalizzazione delle spese sanitarie, cura e costi e non a quelle concernenti l’emergenza economica.

Il fondo di solidarietà e l’Unione Europea

Non trascurato un altro punto che reputo importante. Vale a dire il fondo di solidarietà da 500 miliardi di un fondo pro tempore e adeguato ai costi straordinari della crisi. L’Unione Europea ora dovrà evitare di rischiare il suo tracollo e la sua fine, se non applicheranno il principio di solidarietà, mettendo da parte i propri egoismi e l’atteggiamento protezionistico dei propri interessi. L’aspetto positivo è che Conte ha ribadito che il MES non è stato firmato. Si cercano soluzioni alternative. Ma finalmente, con lui, l’Italia rivendica davanti all’Unione Europea anche la storia. Quella Storia con la “S” maiuscola che l’ha voluta tra i padri fondatori.