Gli olandesi stanno giocando col fuoco e chi scherza col fuoco alla fine si brucia!

 

I Paesi Bassi hanno scelto di stare al fianco della Germania e dei Paesi del Nord, Paesi autoproclamatisi dominanti in contrapposizione ai Paesi del Sud (considerati serventi), ovvero di fare parte del gruppo “forte e rigorista” che non pensa neanche lontanamente di concedere finanziamenti solidali ai membri dell’Unione che siano in stato di necessità.

La questione si pone in costanza di una crisi virale, per la quale v’è un rigido “geen” (no) olandese a distribuire tra tutti i membri dell’Unione il peso degli aiuti solidali destinandi a contenere l’attuale mortalità epidemica.

Berlino e L’Aja, in sostanza, sostengono che non ci sia nessuna possibilità di emettere Eurobond o Mes a condizioni variabili, anche se recentemente appare qualche segnale da parte tedesca di flessibilità nel considerare un Mes “ammorbidito”, stanti le forti pressioni da parte dell´industria nazionale, che vedrebbe come un boomerang un´eventuale débâcle dei membri a sud delle Alpi, nonché da quella parte olandese, che ha capito quanto l´UE sia come un dòmino: se muore Sansone, muoiono pure i Filisdei.

Non a caso, l’europarlamentare belga, Sophie in t’Veld, che ha ben inquadrato la situazione ha dichiarato su Politico: “… ai Paesi Bassi piace fare la parte dei testardi. Ma è chiaro che stanno giocando col fuoco, perché se cade l’Italia cade l’eurozona e allora cadiamo anche noi”.

E neanche a caso, Ursula von der Leyen, dopo la maldestra conferenza stampa di Christine Lagarde, che ha provocato un crollo dei mercati finanziari, non fa altro che scusarsi raccontando che adesso l’Europa ci è amica!

Gli Eurobond vengono rigettati tassativamente da Germania e Olanda, i cui margini di bilancio rivelano che esse potranno affrontare l’emergenza da soli senza necessità di assumere l’onere di un debito comune. Eppoi le preoccupazioni sull’impatto elettorale di una scelta di politica solidale hanno il loro peso.

Ma se tutti applicassimo la politica del "Cicero pro domo sua", addio UE!

"Unita nelle diversità" è la parola d’ordine dell’Ue. Essa indica l’impegno verso la pace e la prosperità comune pur nelle diversità linguistiche e culturali dei vari Paesi che la compongono, ma purtroppo noi stiamo combattendo la tragica battaglia contro la pandemia da soli e senza l’aiuto di questa Unione vorace e ingrata, cui dal 1990 ad oggi abbiamo versato ben 190 miliardi, molti di gran lunga in più di quanti ne abbiamo ricevuti.

Un´ Unione che non solo non ci soccorre, ma ci attacca ignobilmente: "In Italia, la mafia sta aspettando la nuova pioggia di soldi da Bruxelles". Questa l’accusa lanciata dal giornale Die Welt.

A questo punto, ogni commento è superfluo e siamo arrivati alla prova del nove: O l’Europa si dimostra all’altezza della sfida o addio per sempre al sogno europeo.

La partita per cambiare l’Europa è dunque tutta da giocare e il Coronavirus ha dato il fischio d’inizio. Vinceranno i nobili ideali che hanno animato l’audace progetto dell’Unione oppure avranno il sopravvento gli interessi nazionali e politici elettorali?

Se malauguratamente prevalesse quest’ultima possibilità, che dire?

Non tutti mali vengono per nuocere: “#CELAFAREMODASOLI"

di Redazione