"Non bisogna cercare se al di là del cielo vi sia luogo, vuoto o tempo: perché uno è il luogo generale, uno lo spazio immenso che chiamar possiamo liberamente vuoto, in cui sono innumerevoli ed infiniti globi, come vi è questo in cui viviamo e vegetiamo.

Cotal spazio lo diciamo infinito perché non v’è ragione, convenienza, possibilità, senso o natura che debba finirlo..”

Giordano Bruno

De infinito universo et uno

1584

 

 

Giordano Bruno,il grande pensatore bruciato vivo a Roma il 17 febbraio 1600 «anticipa la scoperta della Forza, la Vita Cosmica, e rivela il grande segreto della materia nucleare che la scienza non ha ancora compreso: la comunione diretta e quindi l’etica naturale di ogni essere umano con la Forza» (Giuliana Conforto, astrofisica)

Una stella su cinque nella Via Lattea potrebbe avere, in orbita nella zona abitabile, un pianeta simile alla Terra: soltanto nella nostra galassia potrebbero esserci 8,8 miliardi di pianeti adatti alla vita! È la conclusione cui sono giunti, in uno studio pubblicato a novembre 2015, alcuni astrofisici studiando i dati raccolti dal telescopio Kepler. Numeri che lasciano davvero sbigottiti e richiamano alla nostra attenzione la grande intuizione di Giordano Bruno che nella sua opera ‘De infinito Universo et mondi’ scritta nel 1584, afferma esplicitamente l’esistenza di un Universo infinito e di infiniti mondi. Ma non solo. Per Bruno nell'Universo, tutto è vita: esso è animato da un principio vitale intrinseco (‘motore dell'Universo’) e si presenta come una totalità le cui varie parti si collegano le une alle altre. Quindi doppia infinità, di grandezza e di moltitudine, dove l’Universo è regolato e dominato da una forza provvidenziale, in virtù della quale tutto palpita, vive e dura nella sua perfezione, con la molteplicità e gli opposti, con la materia e la forma, con la luce e le ombre, la provvidenza e gli effetti.

 

Il cratere G.B.

Il cratere lunare ' Giordano Bruno' di 22 chilometri di diametro situato nel lato nascosto della luna, appena oltre il bordo nordorientale.  “Ascolta la Luna e lei ti dirà com’è fatta la Terra e come son fatti gli infiniti mondi che popolano l’universo infinito” «La Terra è della stessa specie della Luna». (Giordano Bruno,  De infinito Universo et mondi, 1584)

 

Si sa che grande influenza ebbe sul pensiero di Bruno la teoria eliocentrica di Copernico, ma mentre Copernico si muoveva ancora in un Universo finito, Bruno affermò arditamente che l'Universo non può avere limiti. Il filosofo descrisse un Universo infinito nello spazio e nel tempo e, si noti, Bruno non giunse a questa visione dell’Universo partendo da osservazioni astronomiche o da calcoli matematici, bensì da una intuizione di fondo del suo pensiero, alimentata dalla teoria rivoluzionaria copernicana.

 

 

In questa prospettiva, viene ripensato in modo radicale il modello avanzato da Copernico. L'astronomo, secondo Bruno, ha avuto il merito di scuotere dalle fondamenta le antiche concezioni, ma non ha saputo superare del tutto i limiti della propria formazione «matematica» e astratta. Le critiche di Bruno a Copernico rilevano, in effetti, i limiti di una cosmologia che, per quanto innovativa, dipende ancora da alcuni capisaldi della fisica aristotelica: perfettamente finito, l'universo di Copernico è infatti animato dal moto circolare e uniforme delle sfere cristalline, che, come voleva Aristotele, si muovono per natura intorno al proprio centro. Sviluppando in chiave infinitistica il modello copernicano, Bruno presenta un'immagine del cosmo ancor più innovativa dando vita ad una cosmologia infinitistica.

E ciò che a quel tempo non venne riconosciuto al filosofo Nolano nel mondo occidentale, fu invece apprezzato e riconosciuto nel mondo arabo che lo identificò come ‘il filosofo dell’Universo’. Ancor oggi nell’Osservatorio Astronomico di Samarcanda nell’Uzbekistan, potete ammirare un imponente arazzo raffigurante al centro Ulugh Beg, più conosciuto come astronomo che come sovrano della città, la cui fama raggiunse persino la lontana Europa; e ai suoi lati le figure di Copernico, Galilei e Giordano Bruno. Nelle colonne dell'Osservatorio, vengono riportati in cirillico alcuni brani di 'De l'Universo infinito et mondi' del filosofo italiano.

 
                                         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ interessante annotare che Ulugh Beg, nipote di Tamerlano fece costruire negli anni 1420, a Samarcanda, la città per lo più conosciuta per essere nel mezzo della Via della seta nel percorso tra la Cina e l'Occidente, un immenso astrolabio uno dei più grandi mai eretti, per misurare le posizioni delle stelle che l’astronomo calcolò con grande accuratezza, fornendo la prima mappa di riferimento delle stelle sulla volta celeste.

 

 

De l’infinito Universo et mondi, opera filosofica in italiano di Giordano Bruno (1548-1600), pubblicata nel 1584 e appartenente al gruppo dei dialoghi metafisici come la Cena delle Ceneri e De la causa principio et uno con i quali forma la trilogia delle più importanti opere in italiano e tratta della materia, della vita e dell'immenso

In linea con l’intuizione di Bruno, la teoria della panspermia, rivitalizzata da Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe, prevede che la vita sia nata altrove e che si sia diffusa nell’Universo. Basti pensare che, nei primi 100 milioni di anni, sulla Terra possono essere cadute circa un miliardo di tonnellate (t) di materiale organico e che tuttora cadano 100 t di polveri extraterrestri al giorno. Al contrario di quanto si potrebbe supporre, la panspermia non è una teoria nuova. Il filosofo greco Anassagora fu il primo a parlarne e dopo di lui Socrate che ne subì l’influenza. Pare che proprio Anassagora (496-428 a.C.) sia stato il primo a ipotizzare che i semi della vita fossero distribuiti un po' dappertutto in giro per il cosmo e da lì, viaggiando nei modi più fantasiosi, siano poi caduti anche sulla Terra. L'idea era parte della sua concezione di una fisica pluralista, fatta di particelle in continuo movimento, un po' come quelle ipotizzate mezzo secolo più tardi da Democrito. Tuttavia, per più di 2000 anni fu il pensiero aristotelico della generazione spontanea a prevalere, smentito poi dal chimico francese Louis Pasteir che nel 1864 dimostrò con i suoi esperimenti l’infondatezza di questa teoria.

Giordano Bruno mandato al rogo Il 17 febbraio 1600 per eresia, sosteneva (Tratto dal verbale dell’interrogatorio dell’Inquisitore a Venezia il 2 /6/ 1592 ): “ ....Sì che io ho dechiarato infiniti mondi particulari simili a questo della Terra ; la quale con Pittagora intendo uno astro, simile alla quale è la Luna, altri pianeti et altre stelle, le quali sono infinite ; et che tutti questi corpi sono mondi et senza numero, li quali constituiscono poi la università infinita in uno spatio infinito ; et questo se chiama universo infinito, nel quale sono mondi innumerabili.”

Si è detto che il Nolano sposò la teoria di Copernico con i pianeti che ruotano attorno al Sole. La stessa idea che balenò a Ipazia d'Alessandria 1200 anni prima, la studiosa che mise in discussione in un commento all’Almagesto (“il più grande”, una mastodontica opera in tredici libri che raccoglieva tutte le conoscenze astronomiche e matematiche dell’epoca: la cosmologia tolemaica che poneva la Terra al centro dell’universo), intuì la relatività dei moti poi descritta da Galileo e l’ellitticità delle orbite dei pianeti annunciata nel 1609 da Keplero. Come dire, una donna di scienza controcorrente in un mondo pervaso dal misoginismo aristotelico e cristiano.

Ipazia e Giordano Bruno, hanno avuto destini comuni, ambedue martiri del libero pensiero, pagana la prima e cristiano il secondo.