Sembrerebbe di sì se si volesse dar credito ad un antico detto turco:” La pazienza è la chiave del paradiso”.

Infatti, la sera del 31 dicembre scorso, al termine della celebrazione del Te Deum, il Papa ha perso la pazienza con una fedele che lo aveva afferrato per un braccio in maniera decisa e repentina costringendolo a indietreggiare.

Il Papa ha reagito schiaffeggiando la mano della donna per farle mollare la presa. Una reazione istintiva, umana, ma sicuramente insperata da parte di un Pontefice.

Poi, però, ci sarà rimasto male anche lui, tant’è che ha recitato il mea culpa durante l'Angelus in piazza San Pietro: “Gesù non ha tolto il male dal mondo ma lo ha sconfitto alla radice. La sua salvezza non è magica, ma paziente, cioè comporta la pazienza dell'amore, che si fa carico dell'iniquità e le toglie il potere. A volte perdiamo la pazienza. Anche io. E chiedo scusa per il cattivo esempio che ho dato ieri”.

Un boccone ghiotto per i social network e le tifoserie cattoliche, una parte a giustificare il gesto, un’altra parte e criticarlo.

La signora orientale che ha strattonato il Santo Padre, ancorché abbia agito con una certa irruenza e con incosciente mancanza di rispetto, sarà rimasta sicuramente esterrefatta dalla reazione papale.

Il Papa, in effetti, si è ribellato allo strattone visibilmente irritato e sorpreso, perdendo letteralmente la pazienza!

La domanda che ci poniamo è la seguente: un papa può incavolarsi e reagire come un qualsiasi popolano?

Sarebbe stato più logico che fossero stati gli uomini della sicurezza a scongiurare simili situazioni e altre di maggiore abuso o addirittura di rischio.

Se però si vuole stare tra il popolo senza lo scudo delle guardie, fatti del genere è prevedibile che succedano. 

L’emozione e l’entusiasmo dei fedeli gioca brutti scherzi e, quindi,  si deve essere preparati ad affrontarli. In che modo è difficile dirlo, ma certamente non a suon di schiaffi sulla mano, anche se le Sacre Scritture ci raccontano che pure Gesù, persa la pazienza, abbia scacciato, frusta in mano, i mercanti dal tempio. 

È comunque  la prima volta, da quel che ci risulta, che un papa - a partire da Pietro (ammesso che questi sia stato il primo papa) ad oggi - abbia perso le staffe con un fedele.

La reazione umana ha sopraffatto la ieraticità del comportamento papale, ma l’umiltà di aver riconosciuto l’errore scusa il Santo Padre e conferma che egli, oltre che Pastore della Chiesa universale, è un essere umano come noi.

Errare humanum est. Sant'Agostino d'Ippona nei suoi Sermones (164, 14) afferma: Humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere ("cadere nell'errore è stato proprio dell'uomo, ma è diabolico insistere nell'errore per superbia").

Siamo sicuri che con Papa Francesco non ci sarà una seconda volta anche se altri episodi inconsueti, come quello in cui egli ha rifiutato il baciamano nella basilica di Loreto o quando a Napoli gli è toccato tenere a bada l’assalto irritante di un gruppo di suore carmelitane (per fortuna in quell´occasione stava seduto su uno scranno e non ha perso l’equilibrio mentre, invece, l’altro giorno, strattonato dalla fedele asiatica, poteva davvero cadere rovinosamente per terra), lo vedono, preso dalle circostanze, lasciarsi andare a gesti fuori dal protocollo.

Per concludere, due fatti contraddittori hanno stranamente coinciso: la reazione impulsiva verso la fedele invadente e la superba omelia di Capodanno contro tutte le forme di violenza sulle donne.

Ironia della sorte o beffa del destino?

di Redazione