E va cambiato seriamente, senza trucchi e furberie da parte di Francia e Germania.

Le dinamiche attuali delle immigrazioni irregolari via mare, la gestione delle richieste di asilo e il diniego con relativo rimpatrio a coloro che non ne abbiano diritto vanno integralmente rivisti.

Concordando col giurista Schiavone, gli esodi non si possono gestire con la geografia.

Salvini, piaccia o no, su questo problema merita il nostro plauso; non si fa mettere nel sacco e sostiene la ridiscussione del trattato con le parole e con i fatti.

Con le parole ha ripetutamente richiesto che l’Europa si riunisca per riformulare il trattato, che - se ragionevole nel tempo in cui fu sottoscritto - oramai è diventato per l’Italia una trappola nella gestione dei movimenti migratori.

Con i fatti ha dimostrato la determinazione e l’orgoglio che mancavano al nostro Paese da tanto tempo sia in politica internazionale che nazionale.

Infatti, a Helsinki, sia Berlino che Parigi avevano richiesto di far approvare un documento sul porto sicuro, ma detta richiesta - durante la cena di ricevimento della sera precedente l’incontro formale - aveva registrato la netta contrarietà di altri Paesi oltre che dal nostro e, quindi, un nulla di fatto, il giorno dopo a fine lavori. Di seguito, a Parigi, il vertice “trappola” indetto da Macron è stato ignorato del nostro Ministro degli Interni, che si è fatto rappresentare soltanto da un gruppo di osservatori tecnici.

Per quanto riguarda la politica nazionale, porti chiusi agli sbarchi se prima non viene codificata la ridistribuzione dei migranti nei Paesi Ue. Posizione che potrà essere definitivamente superata solo da una revisione completa del trattato di Dublino.

Stando così le cose, la presidente della Commissione UE, Ursula Von der Leyen, recentemente in visita in Italia, ha affermato che Bruxelles è disponibile a rivedere il trattato per non lasciare l'Italia da sola ad affrontare il flusso migratorio.

Bene, speriamo, però, che non si tratti soltanto di belle parole e che la revisione non sia ancora una volta un espediente della coppia franco-tedesca di cambiare l’etichetta, lasciando lo stesso contenuto, alla bottiglia di champagne, che i furbastri di Bruxelles pensano di servire a Salvini in occasione di un prossimo summit europeo sul cul-de-sac migratorio.

L’Europa nel 1955 fu divisa in due blocchi, oggi rischia di ritornare ad esserlo, anche se sotto altra forma e con diversa composizione.

Riassumendo: ieri era guerra fredda, oggi sarà guerra calda se non sarà riconosciuta la giustezza delle richieste di tutte le riforme necessarie a mantenere unita questa sgangherata Unione.

Purtroppo, spesso ciò che conviene fa dimenticare ciò che è giusto!

di Redazione