Senza “Zeppetto” e il cinema a Piazza Vittorio a Roma non può essere estate

Dalla padella alla brace in tutti i sensi, prima tutti a lamentarsi per la bella stagione che non arriva e adesso all’improvviso, caldo tropicale con tanto di allarmi della autorità sanitarie che consigliano di non uscire di casa bere tanta acqua ecc. ecc., come sempre in questi casi.

Climaticamente siamo quindi nel pieno dell’estate, con i suoi riti che si ripetono e le abitudini che si riscoprono. Come le lunghe file sulla Cristoforo Colombo per raggiungere le spiagge di Ostia e Capocotta nel we e, il traffico allucinante per rientrare in città che cancella totalmente il sollievo di una giornata in riva al mare.

Il cambiamento è comunque inarrestabile e per tante modalità che si ripetono stagionalmente qualcuna si è invece persa per sempre. Presenze che hanno accompagnato le estati dei romani e che ora sono andate perdute. Non c’è più “Zeppetto il cocomeraro”, che tutti gli anni sulla Via Tiburtina a ridosso delle mura del cimitero monumentale del Verano vendeva le grandi fette del rosso frutto estivo.

Con lui se ne vanno tante immagini e tanti ricordi della nostra storia di ragazzi, quando a tarda notte diritorno dalle nostre prime serate piene di passione e di vita, al volante della nostra usata e scassatissima auto ci fermavamo a ristorarci li prima di andare a dormire. Allora bastava un succoso e dissetante morso da pochi spiccioli insieme all’aria della notte per farci sentire i padroni del mondo.

Altra grande mancanza è la rassegna cinematografica all’aperto che tutte le estati prendeva vita in Piazza Vittorio, una delle tante che si svolgono nell’estate di Roma. Momento di svago per tante famiglie numerose che approfittando dell’estate si concedevano un piccolo lusso e al tempo stesso, per molti, approccio culturale alla magia del cinema.

E si perché la magia era un ingrediente fondamentale di quelle serate in cui la voce doppiata dei grandi attori si diffondeva all’aperto tutto intorno al grande schermo, installato al centro del giardino circondato dagli ampi portici dei palazzi in stile ottocentesco. Una piazza a ridosso del centro in un quartiere monumentale oggi ridotto a Chinatown romana.

Un appuntamento che era esso stesso sinonimo dell’estate e che quest’anno, cancellato per lavori in corso, diventerà il simbolo del disagio e dell’arretratezza che accompagna Roma in questi anni bui. Nelle calde serate estive in attesa del fresco ci si attardava anche dopo la proiezione discutendo del più e del meno.

Comunque indipendentemente da dove si attenda il calare della notte, le discussioni al chiaro di luna non mancano nemmeno oggi. All’ordine del giorno non si può sbagliare, regna sempre la questione dei migranti che si arricchisce costantemente di nuovi episodi che servono a rinfocolare la polemica e ad osservare l’assurdità di alcune posizioni, perseguite senza un minimo di logica ma solamente per tifo politico fine a se stesso. Ma anche per vedere il modo in cui il dramma che vive questa povera gente, sia strumentalizzato per ogni sorta di utilizzo mediatico personale.

Fresca fresca di copertina la giovane Carola Rackete, Comandante della Sea Watch 3 che nei pressi di Lampedusa ha forzato il divieto di ingresso da parte della Guardia Costiera Nazionale nelle acque territoriali italiane, con l'intenzione di sbarcare a terra i 42 migranti soccorsi al largo della Libia. Un grave atto di violazione del diritto internazionale. Tecnicamente un’invasione in territorio straniero.

​A seguire il solito putiferio con Salvini che richiama alle sue responsabilità l’Olanda da cui proviene l’ONG, accusando l’Associazione di fare affari con gli scafisti e di avere un ruolo attivo nella tratta dei migranti. Dall’altra parte per semplice contrasto il PD organizza una staffetta di solidarietà inviando a Lampedusa il trio di deputati Graziano Delrio (capogruppo alla Camera), Matteo Orfini e Fausto Raciti, che un giorno se non altro potranno dire “io c’ero”.

Rappresentanti di tutti quelli che si affannano sempre ad indicare gli altri paesi come paesi seri, ma che quando l’Italia chiede il rispetto delle regole sono i primi a girare le spalle alla legalità. Insomma il solito sporco teatrino allestito intorno al tema dell’immigrazione, che ha come unico risultato finale quello di regalare la ribalta a nuovi personaggi in cerca d’autore.

Ora è il turno della 31enne comandante Tedesca, pronta a salire agli onori della cronaca per allungare dopo Greta la lunga lista dei “buoni e giusti”. Materiale prezioso per i mercanti di informazione che hanno sempre bisogno di riempire le pagine svuotate dai contenuti e infarcite di nuovi eroi che durano il tempo di un fuoco di paglia.

Ai coraggiosi che hanno l’ardire di abbandonare la protezione dei condizionatori, in questo mese si offre una scena culturale dominata dalla fotografia. Al MAXXI gli occhi di tre grandi fotografi Olivo Barbieri, Paola De Pietri e Petra Noordkamp, raccontano un paesaggio che sta cambiando nella mostra “Terre in Movimento”  dedicata al paesaggio marchigiano sconvolto dal sisma del 2016, che vuole restituire l’immagine di luoghi, opere d’arte, rovine, fragili insediamenti temporanei e persone che li abitano.

Alla Centrale Montemartini invece “Volti di Roma” che propone una selezione di 60 fotografie in bianco e nero, formato 50 x 60 cm, realizzate dal fotografo Luigi Spina con il banco ottico. Le immagini fotografiche ritraggono 37 volti antichi in marmo o travertino della collezione Montemartini scelti dall’autore per le loro potenzialità espressive.

Bruno Fulco