UNA PARTITA A SCACCHI TRA RISCALDAMENTO E RAFFREDDAMENTO GLOBALE

……Il protagonista è sempre il Sole

 

 

Meteo di maggio 2019: arriva l’inverno!

 

È stato il maggio più freddo di sempre? la nostra memoria del clima del passato ci tradisce ma la statistica smonta i luoghi comuni. Le temperature sono le stesse delle primavere 1991 e 2010. Il ricordare questi eventi meteo del passato non toglie comunque nulla all’eccezionalità di questo maggio che, nelle temperature minime è di ben 2,5 gradi inferiore (finora) a quelli degli ultimi trent’anni e del tutto simile a quelli del «grande freddo» del secolo scorso. Hanno stupito le ripetute nevicate a quote medio basse e quelle copiose a quote più alte con le montagne e colline continuamente rinnovate nel loro manto bianco. Le previsioni a tinte nere di pseudoesperti di clima, giornalisti ed opinionisti di vario genere partono da un presupposto profondamente errato, in virtù del quale il clima viene visto come un'entità statica ed immutabile. La brevità della vita umana, il potere selettivo della nostra memoria che tende a enfatizzare in termini di importanza solo alcuni eventi e aspetti di un problema, sono i fattori che non ci permettono di avere una visione obbiettiva della realtà.

Il clima della terra cambia ed è sempre cambiato sia in risposta a forzature esterne sia per la propria dinamica interna, dovuta alla variabilità delle dinamiche dell’atmosfera, dell’oceano (si pensi al fenomeno El Niño-Southern Oscillation, un fenomeno di interazione atmosfera-oceano) e delle altre componenti del sistema climatico. Oltre che per effetto di questa variabilità interna, che agiva ieri come agisce oggi, in passato le oscillazioni climatiche erano causate da forzature esterne naturali, principalmente le variazioni dell’orbita e dell’inclinazione dell’asse terrestre, le eruzioni vulcaniche, e le variazioni della potenza della radiazione solare. A queste oggi si aggiungono forzature di origine antropica, tra cui le emissioni di gas serra (riscaldanti) e di altri inquinanti (alcuni dei quali raffreddanti, come gli aerosol solfati delle “piogge acide”) e i cambiamenti nell’uso del suolo. Nel mondo in cui viviamo l’importanza di una scienza del clima è basilare in quanto le implicazioni sociali ed economiche della variabilità del clima costituiscono uno strumento fondamentale in grado di prevedere e seguire l’andamento delle risorse (agricoltura, allevamento, foreste, pescosità dei mari...) e i fenomeni migratori in un pianeta come il nostro, sempre più densamente popolato. All’alba del ventunesimo secolo si avverte sempre più la necessità di una conoscenza approfondita dei fenomeni che avvengono sul nostro pianeta, sia al suo interno, così come nell’atmosfera che lo avvolge e nei mari che ne occupano gran parte, sia al suo esterno con un occhio speciale rivolto al Sole che condiziona in modo determinante la nostra esistenza, e tutte le componenti del sistema climatico che include l’atmosfera (componente gassosa del sistema climatico); l’idrosfera (oceani, mari, fiumi e laghi); la criosfera (ghiacciai, nevai e ghiacci oceanici); la litosfera: orografia della Terra, variabile molto lentamente nel tempo; e la biosfera (flora, fauna, attività umane).

Il clima sempre più mutevole del terzo millennio ha trovato da tempo un sicuro colpevole nel global warming o riscaldamento globale ad opera dell’uomo, e da più parti si vuol far credere che questo sia l’unica causa della sua fragilità. Se è vero che il clima è reso più vulnerabile a seguito delle attività umane, non dobbiamo ignorare che la sua fragilità ha pure un’origine naturale, dipendente com’è dall’attività del Sole che cambia ciclicamente, ma anche in modo non ciclico e imprevedibile (vedi correlazione tra abbassamenti termici ed importanti eruzioni vulcaniche o altri eventi geologici ancora in studio) e che per questo ci impone un continuo stato di vigilanza.
L’ultimo rapporto IPCC
(Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici) afferma che ci rimangono solo 12 anni per salvare il pianeta e ciò ha scatenato le solite reazioni frenetiche e scomposte.

 

 

Schema delle variazioni climatiche per cause naturali e antropiche

 

Oggi è del tutto scontato che l’insorgenza delle epoche glaciali è connessa ai mutamenti dei parametri orbitali terrestri come discende dalla teoria astronomica delle glaciazioni enunciata nei primi decenni del XX dall’astronomo serbo Milutin Milankovitch. Sono infatti state monitorate oscillazioni temporali nel volume dei ghiacci con periodi di 100.000, 41.000, 23.000 e 19.000 anni, valori prossimi ai periodi calcolati dall’astronomo Milankovitch, delle variazioni dell’insolazione causate dal lento cambiamento dei parametri orbitali terrestri, come le variazioni dell’orbita, l’inclinazione e la rotazione dell’asse terrestre rispetto all’eclittica.

Il maggiore interesse per la nostra civiltà è rivolto ai cicli che durano migliaia di anni, e a quelli che hanno durata di centinaia o addirittura decine di anni che costituiscono le variazioni climatiche a scala temporale ridotta. Le variazioni climatiche possono avvenire per cause naturali o antropiche. Quelle naturali dipendono principalmente dalla radiazione solare, dalle interazioni tra le componenti climatiche, dall’attività dei vulcani e dalla deriva dei continenti.

 

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Variazioni della temperatura nell’Olocene con l’’alternanza delle fasi calde e fredde negli ultimi 12000 mila anni, nei periodi del Tardoglaciale e Postglaciale

Sulla grande variabilità del clima e sull’alternanza delle fasi calde e fredde basta soffermarsi sull’ultimo periodo interglaciale (Olocene), e precisamente sugli ultimi 12.000 anni che hanno caratterizzato la nostra civiltà. I cinque periodi del Tardoglaciale e Postglaciale (Boreale, Atlantico, Sub-Boreale, Sub-Atlantico) di 2000-2500 anni esibiscono una vera e propria altalena tra fasi fredde e calde (10.000 anni fa la temperatura globale era di 4 gradi inferiore a quella attuale!). Se vi sembrano pochi 4 gradi di differenza, basta pensare che secondo il rapporto dell'IPCC il cambiamento climatico oggi è già a +1 grado e aumenta di 0,2 gradi ogni decennio. L’aumento della temperatura globale di 2 °C al di sopra dei livelli preindustriali porterebbe a conseguenze drammatiche: tra queste ci sarebbe l’innalzamento del livello del mare, la desertificazione di molti territori, la perdita di habitat e specie animali e la diminuzione della superficie delle calotte glaciali che avrebbero ripercussioni gravissime sulla nostra salute, sui mezzi di sussistenza, sulla sicurezza umana e sulla crescita economica.

L’altra faccia della medaglia: il raffreddamento globale

Più di 40 anni fa, nel 1976, il giornalista Lowell Ponte ha scritto un libro, The Cooling, sul raffreddamento globale, espressione che si oppone all’altra del riscaldamento globale certamente più usata, o meglio abusata, dall’inizio del terzo millennio. Ponte scriveva che ‘il raffreddamento ha già ucciso centinaia di migliaia di persone nelle nazioni povere ... Se continua e non vengono prese misure forti per affrontarlo, il raffreddamento causerà la carestia mondiale, il caos mondiale e probabilmente la guerra mondiale, e questo potrebbe venire entro l'anno 2000’. Quello che molti sostenitori del riscaldamento globale non vogliono evidenziare e far ricordare è che alla fine del secondo millennio fa stavano predicendo la distruzione del mondo a causa del raffreddamento globale. Poiché dal 1940 a quasi il 1980 la temperatura media globale era diminuita, il libro di Ponte aveva saputo cavalcare certi allarmismi alimentati dal potere politico più che dal consenso scientifico che nel raffreddamento globale vedeva la fine dell’agricoltura e della civiltà. A quel tempo le previsioni di una nuova era glaciale abbondavano. Poi la terra ha invece iniziato a riscaldarsi.

C’è stata e c‘è oggi nella stragrande maggioranza della gente la convinzione che le condizioni della nostra biosfera sono sempre e sempre saranno come sono oggi e ogni cambiamento naturale avverrà in lunghi periodi di tempo. Di conseguenza, la maggior parte delle persone non ha capito che il raffreddamento fa parte del ciclo naturale della variabilità climatica, o che i cambiamenti sono spesso enormi e improvvisi. Solo 18.000 anni fa eravamo al culmine dell’era glaciale. Poi, la maggior parte del ghiaccio si sciolse e il livello del mare salì a 150 metri.

La grande novità nella disputa: il minimo attuale nell’attività solare

Quel che sta accadendo, lo dicono i dati raccolti dai sensori del satellite della NASA TIMED (Thermosphere Ionosphere Mesosphere Energetics and Dynamics) che monitorano le radiazioni infrarosse da anidride carbonica (CO2) e ossido nitrico (NO), due sostanze che svolgono un ruolo vitale nella produzione di energia della nostra termosfera, il livello più alto della nostra atmosfera. Quel che è emerso dall’analisi dei dati è che è in atto un progressivo raffreddamento della Termosfera, nominalmente il penultimo strato dell’atmosfera terrestre, immediatamente sotto l’Esosfera, e che a causa di questo raffreddamento la mesosfera (lo strato compreso tra 50 e 90 km circa) si sta contraendo con conseguenze che non dato prevedere sulla biosfera

In tema di minimo solare c’è una notizia: potrebbe durare per anni. Questa è stata una delle ultime previsioni rilasciate da un gruppo internazionale di esperti che si sono riuniti presso l’annuale Space Space Workshop del NOAA nel prevedere il prossimo ciclo solare. Se tali previsioni fossero corrette, il numero di macchie solari già di per se basso raggiungerà il proprio minimo tra luglio 2019 e settembre 2020, seguito da una lenta ripresa verso un nuovo massimo solare nel 2023-2026.

Le nuove scoperte della NASA sono in linea con gli studi pubblicati dall’UC-San Diego e dalla Northumbria University in Gran Bretagna lo scorso anno, entrambi i quali prevedono un Grande Minimo Solare nelle decadi a venire a causa della bassa attività delle macchie solari. Entrambi gli studi hanno predetto un’attività simile al minimo di Maunder avvenuto tra la metà del XVII e l’inizio del XVIII secolo, che coincise con un periodo noto come “Piccola era glaciale”, durante il quale le temperature furono molto più basse di quelle odierne

 

 

Andamento delle variazioni del numero di macchie solari (sunspot number) in 400 anni di osservazioni. Vengono rappresentati i due minimi di Maunder e Dalton rispettivamente tra il 1645 e 1715 e tra il 1790 e 1830, durante la Piccola Era Glaciale che interessò il pianeta per 5 secoli (fonte wikipedia).

 

Il nostro Sole dorme profondamente. Un nuovo studio della Northumbria University analizza il minimo solare e prevede un crollo delle temperature mondiali dal 2020.

L’ultima volta che c’è stato un minimo solare record, l’evento ha portato una “mini era glaciale”, scientificamente conosciuto come minimo di Maunder.

Durante un massimo solare, il Sole emana più calore ed è disseminato di macchie solari. Il minor calore in un minimo solare è dovuto ad una riduzione delle onde magnetiche. I complessi flussi di ioni ed elettroni all’interno del sole producono macchie solari che sono 10.000 volte più forti del campo magnetico terrestre. Le macchie solari sono state osservate per la prima volta da Galileo nei primi anni del 1600 e vengono osservate scientificamente nei cicli di 11 anni dal 1755.

 

Il Sole in questi mesi, senza macchie e attività (fonte: NASA)

 

Che cosa avvenne durante la Piccola Era Glaciale finita 150 anni fa?

La Piccola Età del Ghiaccio (Little Ice Age) è conosciuta oggi come un periodo di peggioramento climatico, comprese le condizioni più fredde dalla fine dell’ultima glaciazione.
Dai dati storici osserviamo come nel corso degli ultimi 10.000 anni le temperature abbiano mostrato una tendenza verso il basso, e per toglierci il dubbio ricordiamo come la calotta glaciale della Groenlandia fosse molto più ridotta attorno a 3000-5000 anni fa, e che era ancora fertile (Greenland) attorno al Periodo Caldo Medievale (Medieval Warm Period, anni 800-1300 d.C.) , oggi invece, nel Periodo Caldo Moderno (da 1850 d.C.) non lo è più.

Andamento delle temperature nell’Olocene,da 10000 anni ad oggi, il periodo interglacialein cui si è sviluppata la nostra civiltà. Si osservano variazioni cicliche di fasi calde e fredde, collegabili alla variabilità dell’attività solare, con nell’ultimo millennio il Periodo Caldo Medievale (Medieval Warm Period: anni 800-1300) seguito dalla Piccola Era Glaciale (Little Ice Age: anni 1300-1850).

 

La nuova diminuzione dell’attività solare potrebbe portare al ripetersi del periodo conosciuto come ‘minimo di Maunder’ (intervallo di tempo tra il 1645 e il 1715 in cui il numero di macchie solari divenne estremamente basso). In quella fase ci fu una mini glaciale che causò la morte di molte persone e provocò, tra l’altro, il congelamento del Tamigi. 300-1850), un mezzo millennio di temperature particolarmente fredde.

Segnato da guerre, inflazione, carestie e calo demografico, il XVII secolo in Europa è un periodo definito dagli storici la "Crisi Generale”. Finora, gli studiosi avevano identificato come causa di quei decenni tumultuosi il problematico passaggio tra sistema feudale e capitalismo, ma ora una nuova ricerca punta il dito verso un altro possibile colpevole, e cioè quel lasso di tempo particolarmente freddo durante un cambiamento climatico noto come la Piccola Era Glaciale.

 

Il Tamigi di Londra congelato nel 1677. Dipinto di Abraham Hondius, Heritage Images/Corbis

 

1709: Un grande Inverno, il più severo degli ultimi 500 anni. Gennaio: grande freddo, con -17,5°C misurati a Venezia sotto una fortissima bora, con un metro e mezzo di neve caduta sulla città. Gelo dei grandi fiumi e della Laguna Veneta, attraversata da carri ed artiglieria. Gelano vino e pozzi, muoiono persone, animali, e piante. Febbraio: Molto freddo e nevoso.

 


Durante la Piccola era glaciale la produzione agricola calò drasticamente portando così alla crisi europea, affermano gli autori della ricerca, la prima a stabilire un legame diretto tra cambiamenti climatici e crisi umane su vasta scala.

Nel periodo 1400-1870, i ghiacci polari invadono la Scandinavia, la Scozia, l’Irlanda e la Nuova Inghilterra. L’emisfero Nord conosce il freddo più intenso dal tempo delle grandi glaciazioni. L’inclemenza del clima sconvolge l’Europa con carestie, epidemie e rivolte.
Valentina Zharkova, della Northumbria University, ha presentato le sue previsioni sul clima e il campo magnetico solare al Global Warming Policy Foundation nel mese di ottobre 2018. I suoi modelli hanno una precisione pari al 93% e le sue scoperte suggeriscono che un Super Grande Minimo Solare è pronto a partire sulla carta dal 2020 e durerà per 350-400 anni!!!

La correnti a getto e il meteo estremo nel nostro emisfero

Secondo gli ultimi studi sembra che l'attività solare possa influenzare la correnti a getto del pianeta, ovvero i forti venti che soffiano a quote comprese tra 7 e 12 chilometri, a velocità tra i 150 e i 300 Km orari, che spirano da ovest verso est sopra la superficie terrestre. Quando la corrente del nostro emisfero viene bloccata, venti gelidi provenienti da est spazzano l'Europa, abbassandone le temperature. Non a caso nei periodi più freddi della Piccola Era Glaciale vengono descritti forti venti provenienti da est, il che rappresenterebbe una conferma della teoria. I raggi UV riscaldando gli strati più esterni dell'atmosfera, in particolare le zone al di sopra dell'equatore, danno origine alle correnti a getto ma una diminuzione dell'attività solare comporta una diminuzione della quantità di energia UV che causa il blocco di queste correnti. Come conseguenza, i venti caldi occidentali non arrivano più sull’Europa, cedendo il passo all’afflusso di aria fredda dall’Artico e dalla Siberia, come appunto accadde nei periodi più freddi della PEG.

 

Rappresentazione della corrente a getto che si estende su tutto il globo. In realtà, la “corrente” è un fiume d’aria in quota che avvolge il pianeta e ha per ogni emisfero due flussi distinti, uno “polare” e uno minore “subtropicale”.(nell’inserto in basso a sinistra: la copertina del libro dell’autore dell’articolo: Clima storico: l’alternarsi delle fasi calde e fredde, Aracne, 2015, pp.218)

 

Gli eventi meteorologici più estremi che si sono verificati in Europa dal 1960 in poi - dalle ondate di calore, alla siccità, fino agli incendi boschivi e le inondazioni - sono in correlazione con l’intensificazione delle fluttuazioni nel percorso delle correnti a getto sull’Atlantico settentrionale.

A stabilirlo è uno studio condotto da ricercatori dell’Università dell’Arizona a Tucson, che hanno ricostruito i cambiamenti avvenuti nelle correnti a getto dell'Atlantico settentrionale a partire dal 1725. Lo studio è pubblicato su “Nature Communications”.
La bassa attività solare può comportare un blocco della corrente a getto, con l’arrivo di correnti fredde da est (dall’Artico e Siberia) che raffreddano le aree temperate e riscaldano quelle polari. Altri studi affermano che un calo consistente delle macchie solari possa causare il rallentamento delle correnti oceaniche e, in particolare, della Corrente del Golfo, provocando un ulteriore irrigidimento del clima.

 

Riflessioni conclusive

Proibitivo è dare una risposta definitiva ai dubbi sul cambiamento climatico che interessano questo inizio di secolo, anche perché le opinioni degli esperti del settore non sono allineate; non sono pochi, in sostanza, quelli che non ritengono che il pianeta Terra sia destinato ad un rapido quanto catastrofico riscaldamento. Va detto comunque che, eccezioni più o meno localizzate a parte, il fatto che da qualche decennio a questa parte la temperatura media superficiale (notasi solo superficiale!) del globo stia aumentando è ampiamente assodato. Il problema è quello dell’attribuzione delle responsabilità: se cioè questo fenomeno abbia un’origine naturale o antropica o sia più semplicemente una combinazione di entrambe con una diversa definizione del loro contributo in termini di percentuale. In un sano dibattito scientifico si deve dare spazio ad altre possibili tesi e riflessioni senza ricorrere a termini come ‘negazionismo climatico’ che presuppone l’aristotelica certezza che la teoria del ‘global warming’ sia l’unica da iniettare nell’opinione della gente come un vaccino indispensabile per la nostra vita. L’ostracismo dei sostenitori del futuro, quanto imminente, ‘global cooling’ non dovrebbe essere applicato come al tempo della Grecia di Alcibiade e non ha ragione di essere all’interno di un civile confronto scientifico.

I livelli preindustriali di anidride carbonica CO2 nell’atmosfera erano di 200 ppm (parti per milione). È un livello estremamente basso che fa riferimento a un clima freddo. In seguito all’attività antropica del periodo industriale questo livello è aumentato fino a raggiungere oggi mentre scriviamo punte di 415 ppm. Si confronti che durante il cosiddetto Massimo termico del Paleocene-Eocene (circa 55 milioni di anni fa), quando sulla Terra faceva davvero caldo (in media 14° di più di oggi), i livelli di CO2 erano di circa 1300 ppm. E cosa più importante, nemmeno in quel periodo estremamente caldo si registrò un’estinzione di massa delle specie

I dati radiometrici dello strumento SABRE, che si trova a bordo del satellite TIMED (Thermosphere Ionosphere Mesosphere Energetics and Dynamics) mostrano che la termosfera al di sopra di 90-100 km si sta raffreddando e la mesosfera (50- 90 km) contraendo in concomitanza di una bassissima attività solare del ciclo 24 che raggiungerà il suo minimo nel 2020. Può aiutare a comprendere la situazione di grande instabilità meteo-climatica e della controversia esistente tra diverse correnti di pensiero, la lettera che J. Casey, presidente dello Space Weather inviò 5 anni fa il 28 aprile 2014 all’allora presidente degli US, Barack H. Obama come sollecitazione a preparare gli Stati Uniti a un pericoloso clima freddo. Riportiamo qui la parte centrale di questa missiva a cui i mass media non hanno dato grande enfasi.

<<… Questa richiesta è sostenuta dalla ricerca negli ultimi decenni sulle cause del cambiamento climatico insieme con il reale stato del clima della Terra. I principali risultati di tale ricerca, sono qui forniti, in un elenco parziale di ciò che è ampiamente accettato e può essere facilmente convalidato :

1 . Il periodo passato del riscaldamento globale è un fenomeno naturale, prodotto principalmente dal Sole, ed è finito. Sono oltre diciassette anni, che non viene registrata alcuna effettiva crescita delle temperature atmosferiche globali in troposfera. Ironia della sorte, questo significa, che mentre la maggior parte del tempo la comunità internazionale, ha avuto a che fare con il riscaldamento globale, quest’ultimo, non c’era! E’ quindi importante accettare che il riscaldamento globale è finito. Non c’è alcun riscaldamento globale!

2 . La terra è in fase di raffreddamento da diversi anni, come gli oceani negli ultimi undici anni e l’atmosfera per la maggior parte del tempo. Dei ventiquattro parametri climatici monitorati dallo Space and Science Research Corporation (SSRC) e registrati nel trimestrale report del Global Climate Status Report (GCSR), diciotto di loro, mostrano un raffreddamento globale come tendenza dominante. I restanti sei, si stanno convertendo verso lo stato di raffreddamento, entro i prossimi cinque anni. Il livello del mare ha già iniziato a calare, dove alcune aree oceaniche stanno diventando più fredde. L’SSRC ha previsto una riduzione globale del livello del mare della durata di 30 anni, che inizierà in qualsiasi momento tra quest’anno e il 2020. Se queste tendenze cambiano, il SSRC sarà il primo a segnalarlo. Tuttavia, sulla base delle temperature globali effettive e i modelli climatici più affidabili, c’è una sola conclusione da effettuare sullo stato attuale clima della Terra – un nuovo clima freddo è arrivato!

3 . Se questa nuova epoca fredda procede come gli episodi passati (circa 200 e 400 anni fa ), dovremmo aspettarci di vedere notevoli danni alle colture a livello mondiale, sconvolgimenti sociali e politici e la perdita della vita. Questi effetti negativi dovrebbero iniziare presto e durare almeno tre decenni. Abbiamo poco tempo per prepararci. Gli scienziati russi, si sono spinti fino a parlare di una nuova “Piccola era glaciale” che inizierà quest’anno! Questo significa, che il clima freddo, che avanza, è una grave minaccia per la nostra gente !

4 . Il nuovo clima freddo, viene portato sulla terra, da un ripetuto ciclo, di 206 anni del sole. Ho scoperto in maniera indipendente questo ciclo e annunciato nel 2007. Anche se molti altri ricercatori hanno scoperto questo ciclo o previsto un clima freddo in arrivo, sono stati ignorati. La fase di freddo, di questo lungo ciclo di due secoli, è prodotto dalla riduzione drammatica dell’energia, con la quale il Sole scalda la Terra. Questo periodo freddo, è chiamato un “letargo solare“, dal SSRC. E‘ importante notare che la NASA, l’US Air Force e il National Solar Observatory hanno confermato il declino in corso dell’attività solare. Questo è accaduto, come avevo previsto. E’ inoltre necessario sapere che questo cambiamento naturale, si sta ripetendo e la minaccia del Sole è inarrestabile !

5 . La ricerca relativa su questi letarghi solari, mostra anche, che si verificano in concomitanza con i terremoti e le eruzioni vulcaniche più distruttive, l’ultima delle quali può portare drammaticamente ad un clima già freddo….>>

Fonte: http://www.spaceandscience.net/id76.html

 

Sul rispetto dell’accordo di Parigi del 2015 in merito alla limitazione delle emissioni di gas serra in atmosfera, nutriamo forti dubbi e paradossalmente proprio la fase fredda imminente trascinata da un perdurante minimo solare potrà controbilanciare gli aumenti delle temperature globali alla superficie terrestre. Moderatamente ottimisti dunque? Vorremmo esserlo, ma il passaggio dalla fase calda a quella fredda può avvenire in tempi brevi come del resto avvenuto in passato con l’insorgenza di situazioni meteo-climatiche estreme. A ben pensarci, in fondo in fondo, non è la situazione che stiamo almeno in parte oggi vivendo?