Da sin.: Giuseppe Nicolò e Girolamo Deraco al festival Bela Bartok in Ungheria

 

Due reggini sbarcano in Sud America, ad Asuncion, dove debutterano a metà Giugno con l’opera lirica “Oceano”

Un ‘opera lirica di grande intensità, e corsi e ricorsi storici di grande attualità, con cui l’affermato compositore di Cittanova Girolamo Deraco e lo scrittore reggino, debuttante librettista, Giuseppe Nicolò hanno omaggiato i migranti Italiani che alla fine dell’ottocento con i bastimenti partivano dai porti italiani verso il sud America.

Chiediamo al librettista Giuseppe Nicolò: quali sono le difficoltà nello scrivere un libretto d’opera?

R: Scrivere un libretto d’opera è ancora più complesso ed articolato dello scrivere un romanzo, implica una profonda conoscenza dell’opera lirica e della sua etimologia. Nella stesura di un libretto d’opera occorre tener conto della storia o del romanzo da cui si trae spunto per musicare con parole consonanti, nella fattispecie il capolavoro letterario del 1889 di Edmondo de Amicis “Sull’Oceano”.

D: La lingua italiana aiuta in questo?

R: La nostra lingua ricca di vocali è una lingua aperta ed i migliori passaggi e le migliori arie della storia dell’opera lirica appartengono ai nostri grandi compositori.

Senza nulla togliere alle lingue straniere ma avete mai sentito un Do di petto su una n tronca o su una r tronca cantate in inglese o tedesco? L’italiano è una lingua intellegibile e ricca di vocalizzazioni. E la vocalizzazione deriva dai foni prodotti dalle consonanti che suonano con… in questo caso con le vocali, permettendo di raggiungere il registro vocale più alto.

D: Quindi la nostra lingua può dirsi consacrata alla lirica?

R: Non ho dubbi in questo, l’elemento più importante è la melodia dei suoni ed anche  statunitense Avram Noam Chomsky, linguista, cognitivista, teorico della comunicazione, nei suoi trattati scrive che la lingua italiana assieme al portoghese e allo spagnolo sono da considerarsi le lingue più melodiche del mondo. Inoltre la nostra lingua è l’unica al mondo che produce i foni o suoni con l’aria egressiva, in uscita dai nostri polmoni; mentre le altre lingue sono ingressive e producono suoni con l’aria inspirata.

D: Scrivere di migranti e di popoli che lasciano le proprie terre, ti ha aiutato il fatto di vivere nel Sud dell’Italia?

R: Il sud... il nostro sud... le nostre terre dove tutto nasce in una grande sofferenza e da dove sono emigrati milioni di persone, tra cui mio nonno paterno negli USA, una dolorosissima diaspora in tutte le parti del mondo. Ma questa mia terra, un tempo “Magna Grecia”, non dimentichiamoci che è depositaria della tradizione millenaria del melodramma. “La Camerata dei Bardi” infatti nel 1573 fissa gli stilemi dell’Opera lirica rifacendosi al “recitar cantando” o “paracatalogue” del mondo Greco. Ed è proprio nella “Magna Grecia” che il “ditirambo” Dionisiaco da funzione religiosa si trasforma prima, con l’avvento del coro di Stesicoro da Gioia Tauro Metauros, e dopo con Ibico da Reggio Rhegion, poeta cantore che costruisce strumenti musicali polifonici come la sambuca una specie di arpa o salterio e la lira fenicia. Proprio con l’avvento di strumenti a più corde e del coro nasce il “recitar cantando” Un altro Pitagorico, Aristosseno da Taranto, successivamente, scriverà un trattato sull’arte di ascoltare e memorizzare la musica. Nasce così il neuma, notazione musicale o nota.