Cislano di Zone (Brescia) – Chiamata nell’ostico dialetto bresciano , Zone, cuore del comune (che contava 1.062 abitanti al 30 novembre 2017, secondo Dati Istat, Istituto nazionale di statistica), a nord-est del lago d’Iseo, a circa 7-8 di tortuosi chilometri da Marone, in una conca vegliata attorno da monti dalle consistenti altezze (tra cui Vignole, 1.070 m, Corni Capreni, 1.133 m, Aguina, 1.248 m, Agolo, 1.366 m, Punta Caravina, 1.850 m, Guglielmo, 1.948 m, Corno Del Bene, 1.685 m, Bluzena, 1.320 m, Punta Val Fellera, 1.114 m), “ruba” meriti e fama alla sua frazione Cislano, nel cui territorio sorge la Riserva regionale delle piramidi di terra. L’area boschiva, cioè, dove s’alzano i caratteristici e suggestivi pinnacoli appunto di terra ed a forma conica sormontati da grossi massi che, con la loro presenza, preservano il più a lungo possibile le colonne sottostanti dalle erosioni causate dall’acqua degli eventi atmosferici.

Costituiscono dei “prodotti” naturali di secoli d’azione meccanica abrasiva dell’acqua nei confronti del terreno d’origine morenica, un “percorso” corrosivo lento ed inevitabile che, alla fine, determina le massime fragilità ed esiguità delle formazioni portanti, con le conseguenti cadute dei pietroni protettivi e, poi, delle stesse esili strutture di terra superstiti.

Vere e proprie bizzarrie geologiche, le monumentali piramidi sono denominate, dalla voce popolare, “fate di pietra” o “camini delle fate”, “miracolo” naturale formato da materiale morenico di deposito, cioè di quanto accumulato e trasportato dal ghiacciaio che ricopriva l’area circa 150mila anni fa. L’influsso fisico erosivo delle acque meteoriche e la parallela capacità corrosiva dell’acido carbonico (frutto della reazione chimica tra l’anidride carbonica presente nelle stesse acque meteoriche ed il detrito morenico glaciale), hanno consentito il corrodimento “scultore” delle particolari piramidi di terra.

La geologia spiega meglio il pregresso della zona del comune di… Zone e delle punte di terra con blocchi sovrastanti. 150mila anni addietro, nel corso della glaciazione Riss (dal nome d’un affluente del fiume Danubio, terza glaciazione in Europa avvenuta nel Pleistocene, il primo periodo dell’era Quaternaria in cui si verificò un abbassamento generale della temperatura ed un’espansione dei ghiacciai nell’odierna zona temperata, iniziata 200mila anni fa e protrattasi fino a 130mila), da una propaggine laterale del ghiacciaio camuno, allargatosi dall’incavo poi “culla” del lago d’Iseo (o Sebino), si formò un ampio deposito morenico che sbarrò il regolare deflusso dei corsi d’acqua, i cui detriti segnarono l’Altipiano di Zone-Cislago. Lo sbarramento morenico fu rosicchiato dalle acque piovane e dei ruscelli, costituendo incisioni nel terreno, gradualmente infossati ed ampi, che innescarono il meccanismo formativo dei cumuli piramidali di terra, pietre e ciottoli. Il paziente e continuo mangiucchiare parti laterali di materiale morenico diede forme alte e colonnari, con massi che riuscirono a rimanere sulle sommità assumendo funzione “protettiva” dall’opera erosiva assieme a strati di composizione fine (soprattutto limo) attorno alle circonferenze portanti, protraendo la “vita” e l’evoluzione di tali guglie dalla fragilità capace comunque di sfidare il tempo.

La guest star delle torri di terra risulta quella alta una trentina di metri, con il diametro alla base di 8 m e “coccolata” in sommità da un macigno di 4 m di diametro.

Spettacolo di superbe curiosità e bellezza per varie forme, dimensioni e colori assunti dai fenomeni spontanei, la Riserva regionale delle piramidi di terra è visitabile con un percorso di circa un’ora, studiato ad hoc per consentirne la maggior godibilità diretta, anche grazie a pannelli indicativi ed esplicativi su caratteristiche e dinamiche del territorio.

Luogo che vanta altre godurie per il senso del bello, come la veduta mozzafiato sul lago d’Iseo (tra le province di Brescia e Bergamo, a 180 m s.l.m.) che ha, quale principale immissario ed emissario, il fiume Oglio, una superficie pari a 65,3 km² ed una profondità massima di 251 m. Il suo incavo accoglie Monte Isola (o Montìsola, 1.740 abitanti al 30 novembre 2017 su Dati Istat) che, con i suoi 12,8 km², il suo perimetro costiero di 11 km ed i suoi ben 12 centri storici, è la più grande isola lacustre naturale d’Italia e dell’Europa meridionale e centrale oltre che prima per altezza sul livello del mare con i suoi 600 m (culmine dove venne eretta prima del 1410 una modesta cappella preludio all’attuale santuario della Madonna della Ceriola, con origini remote attorno alla metà del V secolo d. C.).

A nord ed a sud di Monte Isola s’alzano dalle acque del lago, rispettivamente, le isole di Loreto e di San Paolo, ambedue di proprietà privata.

Dalle piramidi a Monte Isola, tutto a ridosso del lago d’Iseo fa spettacolo, è ameno, con prerogative uniche. Da assaporare, come i piatti di pesce locale conditi con l’olio altrettanto topico…