Uno strano clima atmosferico ha prodotto un mese di maggio che non si era mai visto a Roma. Ha piovuto per tutto il mese manco fosse Londra. Sembra quasi che il mese di aprile caratteristico in Italia per le sue perturbazioni brevi ma ripetute, si sia spostato avanti di un mese. Altra cosa che non si era vista in Italia ma anche nel mondo, è come un paese dove si svolgono regolari elezioni, non riesca a formare un governo dopo più di ottanta giorni. Periodo in cui alle due figure politiche che condensano la maggior parte dei voti degli italiani non sia stato consentito di avviare una nuova legislatura.

Un fenomeno che ha catalizzato trasversalmente l’attenzione di tutti, togliendo spazio ad ogni approfondimento dei media su altri argomenti. Il presidente Mattarella aveva dato mandato ai due rappresentanti di Lega e M5s, Salvini e Di Maio, che dopo comprensibili difficoltà iniziali hanno iniziato a collaborare fattivamente, arrivando a proporre al Presidente Il Professor Conte come candidato premier a cui affidare il mandato di fare il governo producendo una lista concordata di ministri.

Questo fatto ha evidentemente sorpreso quelli che puntavano su una impossibile compatibilità tra Lega e M5s e a questo punto davanti alla possibilità concreta di questo nuovo governo il Presidente Mattarella si è tirato indietro. Ufficialmente le contrattazioni si sono arenate intorno al nome di Paolo Savona economista proposto da Di Maio e Salvini e, che secondo la più alta carica dello stato, sarebbe stato inadeguato vista la sua “presunta“ visione economica non esattamente favorevole ai benefici all’Euro. Un minuto dopo aver abortito questo governo il Quirinale lanciava con grande tempismo il suo piano B, convocando Carlo Cottarelli uomo del Fmi designato già dal governo Letta per la spending rewiew, affidandogli l’incarico di formare il nuovo governo.

L’esultanza degli esponenti del Pd ancora piegati dall’ultima umiliazione elettorale, fa però quanto meno pensare. Un Renzi in grande forma sparava subito le sue dichiarazioni, seguito a ruota da Martina. Il tono era come al solito catastrofico, entrambi gioivano per la mancata catastrofe che il nuovo governo, secondo loro avrebbe procurato al paese, con tanto di visioni apocalittiche su miseria e povertà che si sarebbero abbattute sul popolo Italiano per colpa del governo Salvini - Di Maio. Sembravano rinfrancati forse dalla speranza di nuove elezioni, dal miraggio di una ripresa del consenso che in verità rischierebbe invece di decretarne definitivamente l’estinzione dalla scena politica.

La trama di questa brutta rappresentazione teatrale, narra di un paese che attraversa la sua più grande crisi politica di sempre. Generata dal segno di tempi che imporrebbero un balzo in avanti per superare ideologie e schieramenti, ma che nella realtà è ostacolato con le unghie e con i denti da una classe politica rappresentante del mondo delle lobby che si rifiutano di perdere i loro immotivati privilegi. A sostenere questi ultimi anche il resto dell’Europa economica che conta, dalla Francia alla Germania a cui fa comodo che l’Italia rimanga così e che nulla si muova.

Per inciso e al netto di tutti i catastrofisti Paolo Savona nei giorni scorsi, aveva inviato una nota in cui precisava che la sua visione attuale non comprende l’uscita dall’euro. Sul web invece si può facilmente trovare: “In teoria i problemi degli italiani, un debito pubblico elevato e una bassa crescita e competitività, potrebbero essere risolti uscendo dall’euro. Però bisogna essere chiari sul modo in cui e sul perché l’uscita aiuterebbe a risolvere questi problemi, cosa che spesso i suoi sostenitori non fanno”. Parole e musica di Carlo Cottarelli, tratto da “ I sette peccati dell’economia italiana ”. Fate un po’ voi. E comunque Cottarelli il giorno dopo aver assunto l’incarico da Mattarella ha gentilmente declinato l’invito a formare un governo. Ad oggi 31 Maggio 2019 ore 14,27 ora Italiana. Dopo un giorno di terrorismo mediatico in cui si è sentito di tutto dall’impeachment per Mattarella, alla marcia su Roma fino al colpo di stato, improvvisamente si torna indietro e pare si stia provando a fare di nuovo lo stesso governo bocciato solo due giorni fa. Di nuovo con il Professor Conte ma limitandosi a spostare “la pietra dello scandalo”, nonché minaccia pubblica Paolo Savona, presso un altro ministero.

Il risultato finale è una sorta di moderna Commedia all’Italiana, che purtroppo oggi non è più quella di Lino Banfi ed Edwige Fenech ma quella della politica del Belpaese, più simile ad un triste teatrino di burattini. Questo mese sarebbe opportuno fermarsi qui concentrandosi solo su questi avvenimenti, ed evidenziare con forza come lo stato dell’informazione e la gestione di questa sui media stia rasentando modelli Bulgari d’altri tempi.

Però da ricordare c’è anche l’evento che ha tenuto banco a Roma alla fine di maggio. La Centunesima edizione del Giro d’Italia che non si è ben capito perché, abbia svolto le prime tre tappe in Israele per poi terminare sull’asfalto di Roma. Asfalto però in questo caso è quasi un termine improprio visto lo stato del manto stradale. A causa di questo, quella che doveva essere un’occasione per mettere in mostra Roma e regalarla alla vetrina mondiale, si è trasformata in una brutta cartolina dalla capitale.

Dopo soli tre giri dei dieci previsti la tappa è stata neutralizzata a seguito delle proteste dei ciclisti, che non ce l’hanno fatta a proseguire in maniera sicura nello slalom tra le buche cittadine. Uno sport che il popolo romano delle due ruote fa invece tutti i giorni, a scapito di vertebre schiacciate e ammortizzatori brutalizzati.

Molto meglio allora fare un tuffo nel passato, con la grande mostra dedicata all’Imperatore Traiano che moriva l’8 agosto di 1900 anni fa dopo aver portato l’impero romano alla sua massima estensione. La mostra non poteva che essere allestita a casa sua, ai Mercati di Traiano probabilmente primo modello di centro commerciale della storia. Al Chiostro del Bramante c’è invece la possibilità di ammirare per la prima volta a Roma, una raccolta di opere esclusive dell’artista inglese Joseph Mallord William Turner, provenienti dalla galleria Tate di Londra. Quanto basta per distrarsi sperando che nel frattempo questo l’eterno carnevale della cosa pubblica abbia finalmente un epilogo.