Sembra che il lungo processo di trasformazione che interessa la Russia non abbia ancora completato il ciclo che dura dalla famosa rivoluzione d´ottobre di cento anni fa.

Molti gli accadimenti e i personaggi che, durante un secolo, hanno scritto pagine di storia sul Paese più grande del mondo; Lenin, Stalin, la vittoria sulla Germania, la bomba atomica, le imprese spaziali in concorrenza con gli USA, la guerra fredda, la caduta del muro di Berlino e, conseguentemente, dell´impero sovietico, la perdita di cinque milioni di chilometri quadrati di territorio, nonchè della grande influenza politica, tanto rispettata e temuta negli anni passati, il boom economico e la successiva crisi, i molti eredi del potere sovietico ( in diverse ex repubbliche dell´URSS, imperano ancora i regimi autoritari) e, dulcis in fundo, i 17 anni di governo “forte” di Putin.

«È il loro Roosevelt. Pensa alla pace. Ama i nipoti». Così il regista americano Oliver Stone (70 anni, collezionista di Oscar – considerato il mago di Hollywood, il genio che ha scritto Scarface e diretto Platoon e JFK) nel suo recente documentario, “The Putin Interviews”, realizzato tra il 2015 e il 2017, dalla durata di quattro ore, ha definito il capo del Cremlino, che sicuramente merita un´attenzione speciale nell´attuale contesto mondiale, oggi più che mai, senza leader capaci di gestire convenientemente il presente e di affrontare il futuro.

Si ricorda che dal film di Stone è stato estratto un libro pubblicato dall´editore Marsilio con il testo integrale delle “Putin Interviews”; la RAI 3 ha, invece, trasmesso “Oliver Stone intervista Vladimir Putin” il 5 e il 12 ottobre scorso, in prima serata e con notevole successo di audience.

Per molti politologi, sebbene in fase di assestamento strutturale e alla ricerca di una nuova identità, la Russia dev´essere considerata ancor oggi una grande potenza. Essa ha mantenuto il seggio di membro permanente nel Consiglio di sicurezza delle nazioni Unite, come principale erede dell'Unione Sovietica ed è lo Stato politicamente più forte all'interno della Comunità degli Stati Indipendenti, che comprende tutte le ex-Repubbliche dell'Unione Sovietica, tranne le tre repubbliche baltiche, il Turkmenistan, la Georgia (uscita nel 2008) e l'Ucraina (uscita come membro osservatore nel 2014). È, inoltre, uno degli Stati fondatori dell'Unione Eurasiatica, che comprende, oltre la Russia, la Bielorussia, l'Armenia e il Kazakistan e vede il Tagikistan e l'Uzbekistan come Stati osservatori.

Nei primi anni del XXI secolo l'economia russa ha superato in crescita tutti gli altri paesi industrializzati, tanto da essere considerata tra le maggiori potenze economiche nell´ambito del BRICS (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Verso la fine del 2008 la crisi finanziaria internazionale ha, però, colpito anche la Russia, mettendo in stato d´osservazione molte di quelle conquiste ottenute in oltre un decennio di benessere sociale.

Dal punto di vista internazionale, nel marzo 2014, la Crimea che si era proclamata unilateralmente indipendente dall'Ucraina, confederandosi con la Russia, creava forti contestazioni tra i Paesi occidentali, tanto da provocare le note sanzioni, operate con l’azione congiunta dell’Unione Europea e degli Stati Uniti per "punire" l’intervento diretto del governo russo nell’affaire Ucraina. Tutto ciò avveniva, stranamente, nella fase in cui i rapporti Russia – Occidente sembrava stessero per attraversare i migliori momenti di sempre.

Purtroppo, dopo diversi anni di relativa tranquillità, è sorto il v.c.p., ovvero il virus del caos planetario, che sconvolge la diplomazia e i rapporti internazionali. al punto da creare tensioni, disordini e conflitti sia a livello internazionale che regionale.

Il focolaio del virus di instabilità mondiale si colloca in un terrirorio che comprende il Medio Oriente, l´Africa settentrionale e, per l´appunto, l’Ucraina. L´attuale situazione ci ricorda, invero, l´ottocentesco Great Game, il “Grande Gioco” per la supremazia planetaria tra Russia e Impero Britannico. I protagonisti oggi sono cambiati; l´Inghilterra ha ceduto il posto agli USA, la Russia, non è più sola, si ritrova in compagnia di Cina e paesi localmente influenti come, ad esempio, l’Iran. Due concetti di geopolitica, dai principi antitetici, si scontrano, si provocano, si sfidano e minacciano l´uso diretto delle armi, stavolta senza interposti soggetti.

Si vive in un clima di preoccupante incertezza, in quanto la geometria variabile delle alleanze e il ruolo degli alleati di turno scombussolano ogni logica previsione di come andranno a finire le cose.

Si afferma da più parti che gli avvenimenti ucraini siano stati una provocazione della NATO. Noi siamo propensi a credere che se quest´ultima non avesse cominciato ad alterare l´equilibrio d´influenza delle grandi potenze, stabilito alla fine della guerra e, successivamente, negli ultimi decenni, i rapporti Usa - Russia avrebbero sicuramente visto i giorni migliori e quelli Europa - Russia avrebbero partorito qualcosa di eccezionale. Sarebbe stato forse troppo bello inserire la Russia in un contesto macroeconomico europeo. Gli Usa hanno fiutato il pericolo e, puntualmente, nasce il caso Ucraina!

La rivoluzione del 1917 avrebbe dovuto modernizzare il sistema del paese, creare le istituzioni di una società civile e lo Stato di diritto. Il risultato non è stato, di fatto, ancora raggiunto ed è per questo che, per molti,  la rivoluzione non è ancora finita.

I ricordi del passato danno impulso alle azioni del presente e sotto la direzione di Putin, che nonostante le sanzioni, oggi, può contare su un appoggio popolare dell´ordine dell´85%, la Madre Russia (Матушка Россия) gonfia il torace, irrigidisce i muscoli per entrare in campo con una nuova identità, conciliando le molte divisioni interne, ancora esistenti, e riconquistare quel posto di prestigio che le compete nell´intricato scacchiere della geopolitica internazionale.

Forse o senza forse, pur non dimenticando la crisi della Georgia del 2008, l´annessione della Crimea è un passo importante in questo nuovo spirito di nazionalismo, di autodifesa e di ricerca del rispetto perduto.

La violenza ha una radice psicologica che spesso, solo in un secondo momento, diventa fisica e le minacce all´integrità territoriale avanzate dall´Occidente nei confronti della Russia, hanno ricevuto la pronta risposta di quest´ultima prima che accadesse il peggio e la situazione divenisse difficilmente riparabile.

Si credeva che il nuovo presidente americano, Trump, per il quale i russi tifavano durante le elezioni presidenziali, potesse ristabilire un pacifico rapporto tra le due potenze, ma si è, purtroppo, constatato che Trump è completamente vincolato alle istituzioni democratiche americane e che il di lui potere è molto ristretto, per cui nulla è cambiato.

Si ritorna, quindi, ai gelidi rapporti della “guerra fredda” e Putin, che sa il fatto suo e non si lascia irretire dalle sanzioni dell´Occidente, non perde più tempo e punta ad Est, alla Cina.

È con la Cina, infatti, che concorda per la soluzione negoziata della questione Nordcoreana, opponendosi all´installazione da parte della Corea del Sud dello scudo antimissilistico. Conseguenza di tutto ciò, come dicevamo prima, è il grande gioco della giometria variabile delle alleanze; se non va bene da una parte, va bene dall´atra. E poi, che male c´è? La Cina è a regime comunista, un regime sui generis, ma ha molte cose in comune con la Russia, che, peraltro, anche se ha il cuore che batte a ovest, ha pure la maggior parte del proprio territorio situato ad est. I vecchi, come anche molti giovani russi, conservano ancor oggi la memoria della grande potenza che non c´é più e, sostenendo Putin, sognano il ritorno alle glorie del passato.

A buon intenditore: “Dreams come true” non vale solo in America. Il leone russo è ferito, ma ruggisce ancora!

di Redazione