Foto che ritrae Giulio Cesare Papandrea, cedutaci da Giovanni Renato Arnò e scattata in occasione di una "melodic jam session"

Di Giulio Cesare Papandrea non è compito facile tracciare un profilo: è uno di quei personaggi, poliedrici come pochi altri, che, per la profonda cultura, per la visione del mondo e per la forbita eloquenza, incanta all´immediato. Già docente universitario, direttore sanitario, cantante neomelodico e scrittore acuto ed intelligente, ha tranquillamente spaziato con la sua narrativa dalle pubblicazioni medico - scientifiche (ottanta) a quelle storiche, fino al racconto di attualità. E di attualità tratta il libro “Le altre verità”, ultima fatica, edita in occasione del centocinquantesimo anniversario dell´Unità d´Italia. Esso rappresenta un´opera letteraria notevole per la scelta del tema in esame, un tema sempre attuale ed irrisolto: “La questione meridionale” intesa, nella storiografia italiana, come la disastrosa situazione di difficoltà del Mezzogiorno d'Italia rispetto alle altre regioni del Paese. Ne “Le altre verità” si percorrono gli avvenimenti risorgimentali che portarono l’Italia dal secolare frazionamento politico all’unità, dal dominio straniero all’indipendenza nazionale, dall’assolutismo monarchico allo Stato liberale e costituzionale sotto la dinastia sabauda, ma non secondo le rappresentazioni spesso convenzionali dell’epopea risorgimentale, bensì attraverso un paziente lavoro di ricerca filologica e storica, di pubblicazione di documenti e di ricostruzioni biografiche, che rivela il “complotto internazionale” in cui Templari e Massoneria fanno la loro parte. Le scomode verità per mettere alla luce i veri fatti che determinarono il movimento culturale, politico e sociale che promosse l'unificazione, sono il leitmotiv del lavoro letterario di Papandrea. E per riuscire nell´intento, è necessario raccontare certe verità, senza l´enfasi nazionalistica caratterizzante i libri "ufficiali", che pochi studiosi hanno tentato di mettere in luce nel corso degli ultimi decenni. Interessanti, a tal proposito, gli scritti del socialista Gaetano Salvemini, uno dei primi storici ad associare gli studi sul risorgimento a quelli sulla questione meridionale nonchè quelli del marxista Antonio Gramsci, che interpretò il risorgimento come la rivoluzione mancata dalle masse popolari. Non trascurabili, inoltre, I Vicerè di Federico De Roberto e I Vecchi e i giovani di Luigi Pirandello; i primi due romanzi che raccontano chiaramente "il fallimento" delle speranze risorgimentali in una realtà storica colma di equivocità, tradimenti, interessi di parte e non pochi punti oscuri. L´autore con una narrativa scorrevole, con descrizioni appropriate e documentate, senza lasciare nulla al caso, si addentra, rivelandole. nelle trame sconosciute della storia risorgimentale. Ed è sotto questo aspetto che la letteratura si trasforma in veicolo di conoscenza della realtà. Interesse e piacere accompagnano il lettore in tutte le pagine, coinvolgendolo nella scoperta, appunto, di “altre verità”. Obiettivo raggiunto? Direi di sì, perchè quando un libro riesce a suscitare una riflessione e nello stesso tempo rendere informazione su una realtà, perdipiù sconosciuta, allora credo possa essere definito uno scritto pregevole. Raccomando caldamente la lettura di questo ultimo lavoro di Papandrea; un bell´esempio di raffinato artigianato letterario.

di Redazione