Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria fanno parte della “lista nera” di Bruxelles, ovvero del blocco anti-profughi, in quanto non rispettano le modalità, i tempi di accoglimento e la ricollocazione degli immigrati.

Ad oggi, gli Stati membri hanno fornito passaggi sicuri e legali a poco più della metà del contingente concordato nell’ambito dell´apposito programma. Lo afferma a chiare lettere la Commissione UE precisando che pochi (solo Finlandia e Malta) hanno finora rispettato pienamente gli impegni assunti.

Così facendo, l´accoglimento attuale rimane ben al di sotto delle aspettative e di gran lunga inferiore all’obiettivo approvato dal Consiglio europeo e a quello stabilito dall´apposita Commissione.

È doveroso, a questo punto, ricordare che i suddetti Paesi, ad eccezione dell´Austria (caso a parte), provengono da un lungo regime oppressivo e certamente non si assoggettano facilmente ad una nuova “dittatura" vista come "eurocomunista” e capeggiata dalla Merkel che, apparentemente, predica l´accoglimento sotto la bandiera dei principi civili universali, collante irrinunciabile tra i Paesi dell´UE, mentre, in effetti, è solo interessata a colmare la scarsità di mano d´opera in una Germania economicamente fiorente e il deficit demografico, con una popolazione che invecchia.

Tuttavia, a parte gli egoistici interessi della Merkel, la vecchia Europa presenta una preoccupante “faglia” ad Est, che divide due ideologie; pro e contro il multiculturalismo, inteso come “l´orientamento politico e sociologico volto a promuovere il riconoscimento e il rispetto dell’identità linguistica, religiosa e culturale delle diverse componenti etniche presenti nelle complesse società attuali”.

Ieri, i vantaggi economici unitamente ad una politica che potremmo definire democratizzante hanno spinto entusiasticamente le nazioni dell´Est a far parte dell´UE e conseguentemente della NATO, che  avrebbe salvaguardato la loro integrità dalle “mire” di Putin. Oggi, invece, l´Occidente europeo, che tanto aveva fatto sognare le varie generazioni dell´Est, è diventato un incubo a causa dell´accoglienza di milioni di immigrati di origine musulmana, che costituiscono motivi di disordine, attentati e, soprattutto,  perdita di identitá culturale e religiosa.

Statisticamente, l´opinione pubblica dei menzionati Paesi dell´Est, sorretta dai rispettivi governi, è decisamente contraria ad accogliere fiumi di immigrati, tenuto anche conto che il fenomeno dovrebbe continuare nel corso degli anni a venire. Questi Paesi sono, alla fine, arrivati ad un’omogeneità etnica a costo di sangue, lotte, sofferenze e ripetute ridefinizione dei confini nazionali e non certamente in virtù dello sviluppo verso forme di vita più elevate e più complesse, come quelli ad Ovest, per cui non rinunceranno facilmente alle loro conquiste, che difenderanno a spada tratta, anche a costo di sfidare le sanzioni europee per la violazione delle norme di politica immigratoria.

L´opposizione all´integrazione che divide l´Europa (non solo ad Est) è una realtà di cui bisogna tenerne conto nelle dovute misure perché potrebbe causare - la crisi economica in questo caso darebbe una mano - lo sgretolamento della stessa Unione.

Decisioni importanti come l´accordo di Schengen e le Norme Europee sull´Immigrazione vanno prese all´unanimità e solo dopo che nell´Unione sia chiaro e accettato da tutti il principio della società multiculturale. Il quesito non lo si è posto al momento giusto ed è sorto, adesso, un problema serio; la “faglia” ad Est.

Se le placche est-ovest entreranno in collisione, provocheranno sicuramente un terremoto...

Vale la pena, a questo punto, ricordare il vecchio adagio: “Le guerre le decidono in pochi e le piangono in molti!”

di Redazione