Go Wine presenta a Roma l’edizione 2017 della sua guida

Presentata all’Hotel Savoy la nuova edizione della guida Go Wine strumento prezioso per i turisti del vino che mettono al primo posto il legame col territorio

Per fortuna che le classiche guide dei vini si evolvono lentamente. Concepite in passato come una sorta di elenchi del telefono, freddi e sterili, quasi in contraddizione col vino stesso. Certo per quanti con il vino abbiano una rapporto di qualche tipo lavorativo la loro utilità non si discute.

Le più note pubblicazioni di riferimento del settore pensano a come rinnovarsi sperimentando nuovi modelli. In loro aiuto anche le nuove tecnologie, che attraverso il web permettono di realizzare prodotti un po’ più interattivi. Ma per gli appassionati no, ci vuole qualcosa di più.

Libero da ogni logica commerciale, l’appassionato ha bisogno di trovare qualcosa di diverso tra le pagine di una guida. Un’ispirazione, una spinta, il legame col territorio che vada oltre un elenco suddiviso per regioni. Il proposito della guida di Go Wine sta tutto qui, porsi come un’utile strumento per il turista del vino.

Punto centrale sono le Cantine, che travalicando la loro funzione produttiva si pongono soprattutto come elemento rappresentativo del territorio. Luoghi di grande accoglienza dove è possibile incontrare gli uomini e le donne che rappresentano il mondo vino.

Produttori che all’interno della propria mission aziendale, considerano importante il rapporto diretto con il turista del vino. Oltre 3800 le referenze segnalate, circa 700 le cantine e più di 1500 indirizzi dove è possibile mangiare e dormire. Uno strumento prezioso per l’enoturista che attraverso le cantine selezionate è in grado di trovare dei riferimenti certi.

Occasioni d’incontro per esplorare i territori d’interesse a contatto con chi, attraverso il lavoro delle terra cerca di valorizzarli. Nella degustazione a margine, erano presenti diversi tra i produttori che riempiono le pagine della guida. Insieme a loro si è potuto parlare di territori e della filosofia produttiva che ne anima il lavoro, valori concettuali cardine della guida.

Interessanti molti dei vini in degustazione tra cui il Verdicchio con diverse Aziende in grande spolvero. Espressioni diverse ma tutte estremamente interessanti, per uno dei migliori vitigni a bacca bianca del patrimonio ampelografico italiano. La Cantina Benforte tra gli altri ha presentato il “Lucibello”, Castelli di Jesi riserva 2014 di frutta matura, note verdi, e sapidità, ottima persistenza e piacevole finale di mandorla.

Altro territorio per il “Villa Marilla” Verdicchio di Matelica di Marco Gatti, che mette in luce la capacità del vitigno di leggere il territorio mettendone in evidenza le peculiarità. Quegli accenni da sempre definiti minerali ma che la scienza recentemente ha messo in discussione, rivedendo la relazione diretta tra questi marcatori olfattivi e la tipologia del suolo.

Tornando ai Castelli di Jesi, senza dubbio un grande Verdicchio è “Il Cipriani” Classico Superiore di Tenute San Marcello. Il produttore raccoglie le uve all’estremo grado di maturazione quando il colore dell’acino vira sul viola. Nel bicchiere la ricchezza del vino si conserva, spaziando dal floreale alla frutta matura e spegnendosi in persistenza prolungata sui tipici sentori di mandorla.

Dello stesso produttore anche il “Bastaro”, un’ottima espressione di Lacrima di Morro d’Alba. Rosso dal naso esuberante, in cui il floreale si alterna ai piccoli frutti rossi che si accordano al palato per un sorso di gusto pieno.

Dall’Emilia un altro classico del vigneto italiano, spesso ingiustamente snobbato dai più. Il Lambrusco, che erroneamente associato a scarsi livelli qualitativi, paga il suo percorso storico e scelte produttive di tempi lontani. La realtà del presente esprime invece un vitigno che regala vini di estrema piacevolezza, come quelli dell’Azienda Zanasi che vinifica per lo più la varietà Grasparossa in tutti i modi possibili.

Tra questi il “Bruno Zanasi” Dop secco, dalla spuma violacea, che introduce ad una ricchezza di frutto gustoso e mai esagerato. Bevuta di appagante freschezza grazie alla bollicina misurata, in grado di far ricredere qualsiasi detrattore del vitigno.

Il banco dell’Azienda Ricchi Stefanoni ha attirato gli amanti del metodo classico come mosche sul miele. Diverse le opzioni d’assaggio con il Pas Dosè “Essenza” a svettare sulle altre bottiglie. Chardonnay e Pinot Nero, per una bollicina finissima che veicola in maniera verticale i profumi di lievito, crosta di pane e leggeri sentori di frutta, acidula e fresca prima, secca poi. Una chicca per gli amanti del genere.

Vino molto interessante anche il “Sito dei Fossili” Roero Arneis Docg, dell’Azienda Bric Cenciurio. Particolare oltre che per le caratteristiche del terreno anche per i metodi di vinificazione, che riescono ad ottenere un bianco importante dai sentori di miele e frutta a polpa bianca mantenendo un’adeguata freschezza.

Nel suo complesso la degustazione ha reso bene lo spirito della guida, affiancando tra loro Aziende che anche se ai lembi opposti del paese condividono spirito e filosofia produttiva. La disponibilità manifestata da ogni produttore, ha raffigurato in pieno il concetto di ospitalità e di condivisione che ogni enoappassionato può aspettarsi nel visitare le aziende selezionate dalla guida di Go Wine.

Bruno Fulco

www.gowinet.it

http://www.benforte.com/

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www.tenutasanmarcello.net/

http://www.zanasi.net/

www.cantinaricchi.it/

www.briccenciurio.com/
 

http://www.briccenciurio.com/i-bianchi/arneis-sito-dei-fossili.html