L´EUROPA È IL NOSTRO FUTURO” - ” l´Europa, come entità politica, o sarà unita o, semplicemente, non esisterà”. È quanto ha affermato Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo, ai leader presenti al Campidoglio, nella sala degli Oriazi e Curiazi, al Summit EU di una Roma blindata per il rischio manifestazioni e attentati. I leader dei 27 paesi dell’EU, quelli che resteranno nell’Unione dopo la Brexit, hanno firmato, dopo non pochi sforzi e trattative "inter partes", la dichiarazione di Roma sui raggiungimenti, le sfide e le necessità immediate dell'EU (tra cui, la sicurezza, la difesa, la crescita economica, le politiche sociali e internazionali).

Il documento riproduce, sotto tutte le angolazioni, la proiezione futura dell'Unione Europea. In esso sono riportati, da una parte, i buoni risultati conseguiti dall´EU negli ultimi 60 anni (tra cui la pace, la prosperità, il modello sociale europeo) e, dall´altra, le sfide che quest´ultima, d`ora in avanti, dovrà affrontare (quali, ad esempio, la crescita del sentimento antieuropeistico, la crescente mancanza di fiducia verso le istituzioni europee ed il terrorismo).

Non è stato accolto, è bene ricordarlo, il principio di un´ Europa a "varie velocità" sostenuto da Germania, Francia e Benelux e contrastato dai Paesi dell´EST; ciò in considerazione del fatto che l´approvazione di tale principio avrebbe potuto dare il diritto ai Paesi dell´Europa Occidentale di decidere, a nome di tutti, questioni di capitale importanza.

La collaborazione con la NATO continuerà, sempre considerando le circostanze e le condizioni dei singoli Paesi.

Buone, diremmo, le intenzioni, più difficile metterle in pratica, se si considera che non poche saranno le difficoltà. Tanto per citarne una, sulla NATO, il presidente americano Donald Trump durante una riunione a Washington, qualche settimana addietro, con Angela Merkel, avrebbe,  secodo fonti del Sunday Times, consegnato a quest´ultima la nota spese per il servizio della NATO a favore della Germania (375 miliardi di dollari). 

Altro contrattempo sarà il negoziato del 29 aprile con l´Inghilterra, che, per com´è noto, ha invocato l´art.50 del Trattato di Lisbona, che prevede l´uscita di un Membro dal Blocco, cosa che sucede per la prima volta in 60 anni e che crea un certo imbarazzo, sia perchè potrebbe causare un effetto domino sugli altri Paesi “a rischio” sia perchè, dopo la Brexit, il Pil inglese cresce e, per adesso, l'economia smentisce gli economisti. Del resto, non bisognerà attendere all'infinito per scoprire se la corsa del pil britannico, a causa della Brexit, finirà per andare su o giù, solo che, nel primo caso, sarà un altro punto a favore degli euroscettici.

Esiste, in realtà, un forte motivo di frattura tra gli europeisti dell´ Est e quelli dell´Ovest. Il fronte orientale, infatti, con a capo la Polonia, non intende cedere ulteriormente la propria sovranità a Bruxelles e non accetta un´Europa a differenti velocità. Il fronte occidentale, con a capo Germania e Francia, si è reso conto che con Trump e Putin che badano, e anche bene, solo ai loro interessi e con i "populisti" od i "nazionalisti", a seconda del punto di vista, pronti ad assumere il potere in mezza Europa, l´unico modo di sottrarsi ad un inevitabile e disastroso sgretolamento è quello di reinventarsi, rafforzare l´Unione, saper rispondere ai desiderata dei cittadini sul sociale, sulla difesa, sulla sicurezza fisica e dei valori tradizionali e, non per ultimo, riformulare la deludente governance dell´eurozona.

Sottoscritta la "Dichiarazione di Roma", si passerà alla fase operativa. Da non dimenticare, però, che la Polonia e gli altri Paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) sono da considerare, e lo hanno dimostrato, imprevedibili e che i Paesi delle sponde sud ed est del Mediterraneo (Italia in testa), sono ridotti allo stremo economico, per cui quest´Unione Europea, che sta vivendo lo sgretolamento della democrazia liberale per motivi politici e ancor prima filosofici, se vorrà salvarsi, lo dovrà fare riformulandosi non soltanto in superficie, ma dal profondo, dalle radici.

Ha collaborato Rosalba Ieraci Bio