Nel libro di Ernle Bradford - Il Grande Assedio (The Great Siege) - Malta 1565 ( Penguin Books),  ci sono molte particolarità poco conosciute dal grande pubblico, come i titoli di cui si fregiava il sultano ottomano Suleyman:  Deputato di Allah sulla terra, Signore dei signori della terra, Possessore del collo degli uomini,  Re dei credenti e dei miscredenti, Re dei re, Imperatore dell’est e dell’ovest, Imperatore del Chakans di grande autorità, Principe e signore della più felice costellazione, Maestoso Cesare,  Sigillo della vittoria, Rifugio di tutti i popoli di tutto il mondo,  Ombra dell’onnipotente dispensatore della quiete nella terra; ora è da chiedersi se fosse megalomane, paranoico oppure pazzo!
Una delle sue pazzie fu di voler invadere l’isola di Malta perché i Cavalieri dell’Ordine di San Giovanni avevano catturato, tra le isole di Zante e Cefalonia,  un galeone di  proprietà del grande eunuco Kustir Agha governatore di Alessandria  e del Cairo, catturando anche una figlia e la bambinaia del sultano,  a bordo c’erano 200 giannizzeri che diventarono schiavi e un bottino di 80.000 ducati che entrarono nelle casse dei Cavalieri 
Nel 1564 il sultano consigliato da sua figlia Mihrmah  con l’argomento che i “veri credenti” stavano languendo come schiavi nelle navi e nelle carceri di Malta tra cui il Sanjak di Alessandria,  clamavano vendetta. “questi figli di un cane, vociferava il Signore della felice Costellazione, a cui ho risparmiato la testa 43 anni fa a Rodi me la pagheranno!”,  così il 29 marzo 1565  partì dal Bosforo la flotta  con 193 navi, di cui 7 galeotte, 6 galeazze, 8 grandi navi da trasporto, 11 barche a vela con rifornimenti, 3 navi per cavalli ed altre imbarcazioni minori. 
Il 18 maggio iniziò il grande assedio, i turchi avevano sbarcato circa 40.000 truppe  con 64 pezzi di artiglieria, colubrine,  bombarde che lanciavano proiettili da 100 kg, archibugi tedeschi, scimitarre, mazze ed archi; i maltesi contavano con 600/700 Cavalieri dell’Ordine Sovrano e Militare addestrati alle armi e  9000 abitanti di cui 6000 erano adatti alla difesa. 
Tra il capo delle forze d’invasione, il visir Kızıl Ahmedli Mustafà Pasha e l'ammiraglio Piali Pasha      ci furono alcuni dissensi. Piali era dell'idea di mettere al sicuro la sflotta dai venti del Mediterraneo nel Grande Porto, e perciò propose di attaccare la base fortificata il Forte di sant’Elmo. Da parte sua, Mustafà preferiva tentare l'attacco alla vecchia capitale, Mdina, che era situata al centro dell'isola, per poi attaccare via terra i forti San Michele e Sant'Angelo. Alla fine la spuntò Piali, convincendo i suoi compagni che i cavalieri a Sant'Elmo avrebbero resistito solamente un paio di giorni. Così  il 18 maggio posizionò, intorno al piccolo forte, 21 batterie di cannoni per cominciare subito i bombardamenti.
Dovuto ai dissensi tra Mustafà e Piali il sultano inviò il corsaro Drogut che era un grande stratega. Dragut aveva fatto le ossa razziando le navi  europee ma era anche stato catturato  dall’ammiraglio Giannettino Doria e aveva passato alcuni anni come schiavo al remo, riscattato poi da uno scambio di prigionieri. 
La protezione di Malta era costituita da truppe nella penisola di Tigné, con il Dragut Point, la baia di Marsamuscetto, il forte Sant’Elmo, il Gallow Point nell’entrata della Grand Harbour, la Bighi Bay, il forte Sant’Angelo le fortezze di Castile e San Michele, i promontori di Sciberras, Senglea, Birgu.
Il forte Sant'Elmo era difeso da circa 100 cavalieri e 500 miliziani ai quali La Valette aveva ordinato di lottare fino alla fine, cercando di resistere fino a quando non sarebbero arrivati i rinforzi promessi da García Álvarez de Toledo y Osorio, viceré di Sicilia che a più riprese portò diverse truppe, ma non sufficienti per capovolgere la situazione.
La difesa si protrasse con alterne vicende con ripetuti tentativi da parte dei turchi di conquistare i forti. Il 18 giugno, Sant'Elmo era ormai un cumulo di macerie. Mustafà e Dragut si spinsero su una collina per assistere all'ennesimo assalto. Ma quel giorno accadde l'imprevedibile, l'artigliere siciliano Giovanni Antonio Grugno, attirato dalle bandiere dai colori sgargianti dei due comandanti, prese il suo cannone, mirò e fece fuoco su di loro nonostante la distanza fosse al limite della portata del cannone. Dragut morì, ferito da una scheggia di pietra.
 Il 23 giugno, i turchi riuscirono a prendere ciò che era rimasto del forte di Sant'Elmo, vendicandosi sui prigionieri: massacrarono i cavalieri catturati, gli tagliarono la testa, crocifissero i loro corpi a tavole di legno e li spinsero sulle acque del porto verso le posizioni dei cavalieri piazzati negli altri due forti. 
Proseguendo la difesa il 7 agosto, il Gran Maestro si rivolse ai suoi uomini con queste parole: “Sono certo, che se io cadrò ciascuno di voi sarà in grado di prendere il mio posto e di continuare a combattere per l'onore dell'Ordine e per amore della nostra Santa Chiesa. Signori cavalieri. Andiamo a morire che è giunto il nostro giorno!”
Mustafà  non aveva capito che l’essere umano non tollera le atrocità, e questo deteminò la decisione di La Valette di non arrendersi e di espulsare i turchi dall’isola L'assedio del forte Sant'Elmo per la parte turca non ebbe meno di 6.000 vittime, tra cui la metà dei suoi migliori soldati, i giannizzeri. Piale stesso era stato ferito alla testa. Mustafà comprese il suo errore strategico: il forte Sant'Elmo era stato conquistato ad un prezzo troppo caro oltre ad essere costato la vita di Dragut. Guardando verso il grande forte Sant'Angelo, ancora intatto e con i cannoni tuonanti, gridò: «Allah! Se un figlio così piccolo è costato tanto caro, quale prezzo dovremo pagare per un padre così grande?».
Per tergiversare, già che non riusciva a conquistare le altre posizioni Mustafà decise di assediare la cità di Mdina, ma il governatore don Mesquita non avendo come difendere la città escogitò uno stratagemma posizionando cavalieri, contadini, uomini, donne e bambibi vestiti da soldati sugli spalti delle mura, i turchi vedendo tutta quella folla schierata a difesa, si ritirarono.
Nel 1113 Papa Pasquale II  prese i cavalieri sotto la sua protezione, che si prolunga  fino ad oggi, difatti il recente intervento di Papa Francesco I° ne dimostra l’autorità con la destituzione del Gran maestro, l’inglese Fra Matthew Festing.
I cavalieri  durante le crociate nel 1291 lasciarono la Palestina ed andarono a Cipro, dopo 12 anni nel 1310 si fissarono a Rodi, espulsi dai turchi dopo molte peregrinazioni tra le corti d’Europa ottennero dall’imperatore Carlo V nel 1530, contro il tributo di un falco all’anno, l’isola di Malta con quattro sassi e  12.000 abitanti per lo più pescatori, pastori e contadini, vi si stabilirono tornandola per alcuni secoli una fortezza contro l’alterigia turca e baluardo nella difesa della cristinità.
I cavalieri provenivano dalle langhe dell’Auvergne, Provence, Francia, Aragona, Castiglia, Inghilterra, Germania, Italia ed ancora oggi si possono ammirare i loro “Auberge” nella città di La Valletta. 
L’Ordine era disciplinato con la croce a 8 punte rappresentando le otto beatitudini e le quattro armi rappresentano la Prudenza, Temperanza, Forza, Giustizia. La selezione prevedeva una prova di provenienza, nei due rami, di nobiltà da perlomeno quattro generazioni. Poi il celibato e il giuramento costituivano la porta d’entrata con l’obbedienza, 2 anni in convento, 3 anni di servizio, dopo di che erano elegibili ad incarichi superiori.
La seconda categoria non prevedeva una nobiltà così estesa, diventavano cappellani convetuali, con il voto di obbedienza e il sevizio negli ospedali e nelle chiese conventuali, potevano diventare Priori o Vescovi dell’ordine.
La terza categoria erano i Fratelli per il servizio militare
La 4a e 5a erano i Cavalieri di Grazia, Onorari e di Giustizia., tutto coordinato dal Sacro Consiglio e dal Consiglio supremo. 
Jean de la Valette nel 1541 era Govematore di Tripoli. Il pirata berbero Abd-ur-Rahman catturò il galeone San Giovanni e La Valette ferito fu costretto ai remi. In questo periodo ebbe però modo di imparare molto bene l'arabo e il turco, il che gli consentì di affinare le proprie qualità diplomatiche. Fu anche lui liberato da uno scambio di prigionieri. Coraggioso ed energico, una volta libero divenne in breve tempo prima comandante della flotta dell'Ordine e poi, nel 1557 Gran Maestro, eletto all’unanimità per le sue indubbie doti di comando.
I turchi volevano conquistare l’isola per farne un trampolino per la conquista della Sicilia e per poi arrivare fino a Roma. Il Papa offrì al Gran Maestro il titolo di cardinale, ma questi declinò l’offerta, ritenendola incompatibile con il suo impegno di guerriero.
L’ammiraglio Piali imparentato con il Sultano, tergiversava sempre con il comandante supremo Mustafà, e non impegnò mai troppo la flotta, il 12 settembre lasciò l'isola; dovette però abbandonare parte delle navi, che furono date alle fiamme per non lasciarle al nemico, non vi erano più marinai sufficienti per manovrarle.
Mustafà oltre ad essere a corto di uomini  era rimasto con le scorte di polvere da sparo al minimo, anche perché alla partenza prevedendo poca resistenza non  si prevenì a sufficienza.
7000 maltesi e truppe nel vice-regno di Napoli e spagnole caddero  tra i difensori e 25/30.000 turchi in combattimento o per malattia.
L’assedio durò all’incirca 6 mesi, a settembre prevedendo un cambiamento di tempo e l’avvicinamento dell’inverno fecero sì che i turchi iniziassero a ritirarsi, al loro arrivo a Costantinopoli il sultano inferocito si mise a sbraitare “ci deve essere solo un imperatore nella terra e solo un dio in cielo”- “ Non c’è nessuno in cui posso fidarmi, nel prossimo anno capeggerò una spedizione contro quella maledetta isola!”-  “ Vedo che la spada solo sotto le mie mani è invincibile!”  Non arrivò mai a Malta, all’età di 73 anni nell’assedio di Szigetvar in Ungheria morì. 
Finito l’assedio Filippo II inviò a Malta circa 6.000 uomini di rinforzo, un'ingente somma di denaro e regalò a la Vallette una spada e un pugnale con incise queste parole: PLUS QUAM VALOR VALET LA VALLETTE
Le cattedrali di Roma, Palermo, Napoli, Madrid, Londra suonarono a festa!