Il mondo della politica e della finanza europea ritorna a preoccuparsi per la Grecia. Ciò avviene in un momento particolarmente delicato, a causa dell´uscita della Gran Bretagna dal "blocco" e delle minacce di disintegrazione che Francia, Germania e Olanda paventano in prossimità di nuove elezioni, attraverso un´ondata di risorto nazionalismo e di euroscetticismo. Senza trascurare, in aggiunta, il nuovo indirizzo politico del tradizionale alleato d´Oltreoceano, cioè gli USA, dopo l´elezione di Donald Trump.

Nonostante le rigide misure di austerità, la Grecia non è riuscita a risolvere la lunga crisi che l´attanaglia. Tra accuse e controaccuse sulla veridicità dei bilanci e delle statistiche da essa prodotte emergono più dubbi che convinzioni. A questo punto, la Troika (FMI,Banca Centrale Europea e Commissione Europea) non si trova d´ accordo sul programma da adottare per risolvere la crisi greca. Come conseguenza di ciò deriva che, non confidando nelle promesse di austerità formulate dal Governo di Atene, non si è sicuri che nella prossima riunione dei Ministri delle Finanze dell´UE, fissata per il 20 p.v., sarà approvata la liberazione di una rata del pacchetto di “recuperazione finanziaria”. E, se ciò avverrà, ci saranno guai seri per la politica europeistica e la finanza. Ma, dando uno sguardo dal nostro punto di vista, possiamo vedere una Grecia nuovamente in crisi, una crisi di liquidità senza ritorno. Le prosciugate casse del Tesoro sono oramai a secco e non permettono di pagare i funzionari pubblici e le pensioni (circa 400 ml) e, quel che più preoccupa gli investitori, le rate del debito internazionale nei confronti del FMI.

Certo, però, che a noi preoccupa di più la situazione disperata del popolo greco, nostro compagno di sventura, e non i malumori della Finanza Internazionale, che fino ad oggi dovrebbe aver ben lucrato sulle varie operazioni finanziarie effettuate nel tempo.

Atene dovrebbe, in pratica, richiedere nuovi prestiti, per pagare quelli precedentemente ricevuti e non rimborsati e senza nessun risvolto favorevole nell´economia reale. Si può consentire ciò? Questa è la tattica dell´Alta Finanza, per distruggere sistematicamente e totalmente una nazione.

A questo punto, la Troika accusa il Governo ellenico di mantenere situazioni “costose”, quali il mancato congelamento di alcune pensioni e del salario minimo. Insiste, quindi, nell´imporre, in cambio di nuovi prestiti, ulteriori sacrifici, nuove imposizioni fiscali, perchè il Governo possa mantenere un surplus primario pari al 3,5% del Pil per il 2018 ed oltre. Così facendo, però, non v´è chi non veda l´affossamento definitivo della già disastrata economia ellenica e la condanna a morte del Paese.

Il governo greco, infatti, contrariando la Troika, ha già escluso la possibilità di procedere con altre misure di austerità, gettando la popolazione completamente sul lastrico. L'Europa (Germania in testa), invece, non si è ancora resa conto della reale situazione e probabilmente cercherà, ancora una volta, il compromesso in cambio di nuovi finanziamenti, anche se, nei corridoi di Bruxelles, per come si ipotizzava sopra, comincia a sorgere il dubbio che un ennesimo salvataggio non farebbe che procrastinare inutilmente l´uscita della Grecia dall´Euro. In altre parole, i signori di Bruxelles e di Washington sanno di avere davanti a loro una Grecia con un debito che aumenta paurosamente e che non sarà mai sanato; il tutto accompagnato da un´economia agonizzante, che non produce ricchezza: le giuste premesse del fallimento.

La Grecia dovrebbe uscire dall’euro e tornare alla propria valuta, stanno soltanto perdendo tempo” aveva opinato, via twitter, lapalissianamente Donald Trump nel 2012.

Dal canto nostro, così come avevamo auspicato per l´Italia nel nostro articolo “Italexit: un buon affare?”, ribadiamo: allo stato attuale, per la Grecia, l´unica soluzione adottabile è ristrutturare il debito e uscire dall´euro.

Anche ai creditori non restano molte scelte. E che si sbrighino, prima che le quotazioni dei bond ellenici, dovute a un mancato accordo sul rimborso del debito di Atene, arrivino a livello “spazzatura”!

E, per quanto riguarda l´Italia, si sta paurosamente e inarrestabilmente avvicinando alla situazione greca.I guasti partono da molto lontano, come il peccato originale, che è stato quello commesso dai nostri politici nel “barattare” il cambio della lira, impoverendola oltremodo, dimezzando i nostri risparmi e raddoppiando i debiti.

Il popolo veniva drogato dall´ euforia, ingenerata dalle illusorie promesse di falsi vantaggi nel far parte di questa bella Europa, mentre una certa classe politica, probabilmente non tutta in buona fede, indossava il grembiulino e, inchinandosi alle lobbies americane e dell’alta finanza mondiale, si apprestava a servire in tavola “le fettine” in cui è stata ridotta la nostra terra, ormai solo di artisti,di sognatori e di morti di fame.

È credibile che gli artefici della politica europeistica sentiranno la responsabilità di qualche colpa, nonostante la lunga schiera d´imprenditori suicidatisi per debiti, onore o per disperazione?

Ma tanto che importa! I loro stipendi sono i più alti dell’Occidente: “Una busta di oltre 144 mila euro (più spese), contro gli 84.108 di un loro collega tedesco, gli 81.600 di un inglese, i 62.779 di un francese, i 35.051 di uno spagnolo e i 7.369 di un polacco, fanalino di coda delle indennità parlamentari in Europa”. Sono dati non aggiornati ad oggi, ma tratti da La Stampa (Politica) del 25/05/2008.

Onestamente, ci siamo vergognati di riportare i dati e i privilegi attuali.

Le colpe, infine, non sono solo di chi ci governa. Ahimè, noi cittadini abbiamo anche le nostre responsabilità; la principale quella di esserci ridotti ad un popolo apatico, schiavo e tristemente rassegnato a soffrire fino alla fine.

Se poi a qualcuno dall´anonima platea venisse in mente di rinverdire un “Avanti popolo” qualsiasi, non ci meraviglieremmo se, per risposta, dall´altra parte echeggiasse uno scroscio di sonore “pernacchie” di defilippiana memoria.

G & G Arnò

Ha collaborato: Rosalba Ieraci Bio