Il Giornale OFF, a proposito della satira di Charlie Hebdo sui terremotati rileva:” La satira è l’arma dei liberi, l’arma che si scaglia contro il potere, ha un fine, una visione; va contro il potere per demistificarlo, per umanizzarlo e scompattarlo. Una battaglia civile”. Poi continua: “Ci dispiace molto, ma questa in foto, non sembra essere una sfida ai potenti, piuttosto l’irrisione gratuita, rabbiosa e rancorosa di povere vittime”.

E non possiamo che essere d´accordo su quanto sopra affermato.

Charlie Hebdo dimostra ancora una volta povertà spirituale, angustia e mancanza di "bon goût". Appare servo dell´affannosa ricerca della satira; la sua non è satira artistica che ironizza, appunto con arte, aspetti di persone, classi sociali, istituzioni etc.,bensì mero sfottò sorretto dall´intento di ritagliarsi miseri spazi di notorietà spicciola sulle disgrazie altrui. Dell´Hebdo, dei pochi momenti migliori d´altri tempi, rimane ben poco tant´è che oggi, così com´è, ci ricorda il Sommo Poeta allorquando recita: “Ne la sembianza mi parea meschino, Come avesse perduto segnoria”.

In realtà, la nostra Corte di Cassazione che si è sentita in dovere di dare una definizione giuridica di cosa debba intendersi per satira, decide: « È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. » (Iª Sez. Pen. Cass., sentenza n. 9246/2006).

Se la strada tracciata è questa, pare evidente che agli autori delle satire di Charlie Hebdo vada indirizzato un serio monito:” Messieurs, vous faites fausse route! ” ovvero, signori, siete proprio fuori strada!

Di Redazione