Beccalossi e Porro

 

Nicola Porro a briglia sciolta tra società e politica

«L’Italia non è il Paese dei manganelli ma dei campanelli!»

 

Servizio e foto di

Claudio Beccalossi

 

   San Bonifacio (Verona) - Pienone nella sala civica comunale “Berto Barbarani” per ascoltare Nicola Porro (Roma, 27 settembre 1969, giornalista, saggista, vicedirettore de “Il Giornale”, autore e conduttore televisivo, su Rete4 al lunedì sera con “Quarta Repubblica”), nelle librerie e non solo con “Gli altarini della sinistra” (Piemme, Segrate, Milano, 2023), autopsia di strategie palesi ed occulte a cui l’addomesticato politically correct concede carta bianca.

   Dopo le introduzioni di Matteo Gasparato (Verona Domani) e di Fulvio Soave (San Bonifacio Domani), promotori dell’evento, il giornalista di “Libero”, Alessandro Gonzato (figlio del giornalista, scrittore e saggista veronese Silvino, biografo di Emilio Salgari) ha spinto Porro, arrivato alquanto corrucciato, ad esternare suoi interventi al magma.

   L’interprete sui social della “Zuppa di Porro” (rassegna stampa quotidiana), nell’ambito del sito d’opinione www.nicolaporrro.it, ha esordito spiegando il perché del suo malumore.

   «Ho un appartamento, comprato con mutuo ed affittato ad una signora che, da quando è scaduto il contratto, continua a rimanervi dentro. Questa signora mi deve 15mila euro di spese condominiali arretrate, è rimasta nella mia casa e non mi paga l’affitto pur non avendo alcun tipo di problema finanziario. Il mio avvocato dice che ha chiesto una mediazione. Non otterrei niente e continuerebbe a stare in casa mia».

   «Cos’ha fatto il governo di centrodestra? C’è un filo rosso. Se ci sono ragazzini che danno un cazzotto ad un carabiniere, gli sputano in faccia e gli dicono “sbirro di m…”, “fascista sei il primo della lista” ed il problema diventano i poliziotti che rispondono. Se non posso portare al polso il mio orologio nel centro di Milano. Se ho un contratto d’affitto regolare e devo fare una mediazione per mandare via la persona che non mi paga (mediazione che non serve a nulla se non a dare soldi all’avvocato che ho appena mandato al quel Paese), mi si parla d’egemonia culturale?».

   «In Italia non abbiamo neanche l’abc d’uno Stato normale. Io sono furibondo, non per la questione mia. Questo non è il Paese dei manganelli ma dei campanelli, una nazione in cui, purtroppo, chi ci governa, di destra o di sinistra, difficilmente riesce a sradicare un modus operandi che s’è ormai incancrenito».

   «Egemonia culturale? - insiste Porro - L’egemonia culturale di questa nazione è che se un ragazzino di 14 anni va in piazza e mena un poliziotto non lo chiami “bimbo”. E noi giornalisti non dobbiamo raccontare che quello è un “bimbo”. E se c’è un presidente della Repubblica che dice attenzione a menare gli studenti e non dice attenzione che ci sono persone che, per 1.400 euro al mese, devono prendere sputi perché i manifestanti vogliono andare ad imbrattare una moschea od il consolato americano, non si tratta di egemonia culturale. Sono un economista, libertario, liberale in economia, ma ci vuole anche un programma di legge ed ordine senza vergognarsi di parlare di legge ed ordine. Tutti siamo sottoposti alla legge e la legge si deve rispettare con ordine. Questo è un Paese in cui la legge non si rispetta e non c’è nessun ordine Il problema d’Italia? Non sono gli imprenditori, non sono gli italiani ma sono le regole incerte in tutti i campi».

   «Le elezioni regionali in Sardegna ed in Abruzzo? Non ne faccio una grande questione nazionale. Le elezioni locali, grazie al cielo, sono quelle che riguardano la persona che hai sotto casa e che puoi più o meno controllare, che conosci, che sai come s’è mossa».

    Nicola Porro ha risposto all’input di Alessandro Gonzato su Aboubakar Soumahoro.

   «Invece di scegliere un immigrato di qualsiasi colore inserito bene e che è un esempio in Italia perché dà lavoro a tante persone, la sinistra ha scelto il discutibile sindacalista Soumahoro nonostante quanto ammonisse, ancor prima delle elezioni, un sacerdote locale (uno di quelli con le maniche rimboccate, che si occupano delle persone più deboli)».

   «Se tu scegli un tipo così sei un vero razzista. Il reale razzismo è prendere una figurina che piace perché è perfetta per il racconto che si vuol fare. Perché un immigrato di colore, più che altro un capo bastone, è il rappresentante dello sfruttamento dei cartelli nei confronti dei poveri contadini. La vicenda di Sohumahoro è il classico “altarino della sinistra”, quella sinistra che prima utilizza l’idea che piace, lo sfruttamento, gli stivali infangati e poi, dopo che lui ha a che fare con questioni giudiziarie, lo scansa, lo considera una specie di paria, come se nulla fosse».

   «La traversia di Tortora ha insegnato che anche la magistratura può sbagliare. Io sono per la sacralità dei ruoli: per me il maestro è sacro, il magistrato è sacro, il poliziotto è sacro, però,  siccome sono pagati da me e devono tutelarmi, devono fare il loro dovere in maniera sacrale».

   Porro ha definito Camilla Cederna, “mito del giornalismo italiano”, «una pippa in tutti i sensi».  E s’è soffermato sul giustizialista ex magistrato ed ex pm di Mani Pulite, nonché ex consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura, Piercamillo Davigo (condannato anche in secondo grado per rivelazione di segreto d’ufficio in merito al caso dei verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria), autore dell’incredibile asserzione “Non esistono innocenti ma solo colpevoli che l’hanno fatta Franca”, ironizzando sul dichiarato smarrimento del suo telefono. «Proprio lui che avrebbe intercettato tutto, che avrebbe messo centrali d’ascolto su tutto dice che ha perso il telefono?»

   Il conduttore di “Quarta Repubblica” ha poi toccato i temi della cultura woke e della cancel culture.

   «Nell’Occidente che sta morendo, emerge e fa presa un complesso di colpa nei confronti di chi non è, appunto, dell’Occidente. La sinistra agita questa sensazione. I francesi, che forse si sentono più colpevoli di quanto fatto, sono arrivati al punto di sostituire con una guglia la croce sulla cupola del Dôme des Invalides nell’immagine del manifesto ufficiale dei Giochi Olimpici a Parigi 2024».

   «Berlusconi era riuscito ad amalgamare una coalizione di centrodestra tra liberali, post fascisti (Gianfranco Fini) e separatisti (Umberto Bossi). C’è oggi una personalità come Berlusconi che riesca a smussare e tenere insieme le forze così diverse del centrosinistra o della sinistra? Un leader capace di creare negli anni un collante tale tra posizioni differenti? Prodi aveva provato a fare una fusione destinata poi a non funzionare. Chiunque non sia di sinistra e, quindi, non voglia che la sinistra governi nei prossimi anni, deve baciare per terra per la permanenza della Schlein ai vertici del Partito Democratico perché è una sciagura, una garanzia di permanenza per il centrodestra. Ma un Paese che non ha un’opposizione, un’alternativa robusta non è un bel Paese. Ci vuole un’opposizione forte, sennò l’opposizione diventano l’Europa, i magistrati, i giornalisti».