Periodicamente assistiamo a storie di vittime di violenza, aggressione fisica o psicologica, persecuzione ripetuta e indesiderata verso una persona, fino a ledere la libertà della parte lesa.

Lo stalking è un termine inglese che deriva dal verbo to stalk, ovvero “fare la posta” che identifica qualsiasi tipo di atto persecutorio nei confronti di una persona, e in Italia dal 2009 è presente una legge per regolare tale condotta, riconosciuto come reato.

Oggi costituisce uno dei delitti più gravi e ricorrenti nella cronaca nera.  Amori che sfociano in ossessione con la sistematica  violazione della libertà personale, mediante comportamenti ripetuti e intrusivi di manie di controllo nei confronti della vittima.

Un grave fenomeno molto diffuso, che non può essere sottovalutato, esprime una grave patologia narcisistica, di persone che confondono l’amor con il possesso e vivono la fine di una storia o il rifiuto ad iniziarne una, così molto più spesso di quanto si possa credere l’amore o ciò che si crede amore degenera in violenza fisica con finali tragici.

 Quasi sempre tali persone iniziano la loro storia con attenzioni galanti che da subito appaiono esagerate,e le dichiarazioni d’amore si trasformano quasi sempre in gelosia ossessiva, in cui il confine fra corteggiamento e stalking  all’inizio può presentarsi come impercettibile, ma  diventa significativo quando va a limitare la libertà morale della vittima, ponendola nella condizione di allerta per la paura di un imminente pericolo, mediante comportamenti subdoli volti a generare ansia nell’altro. Lo stalker è un individuo del tutto imprigionato in un sentimento sconfinato, malato, e non riesce ad accettare che i propri sentimenti non siano ricambiati in egual misura dalla persona amata e in generale manifesta una reale problematica nell’area affettivo-emotiva, relazionale e comunicativa

Le persecuzioni sono di vario tipo, messaggi telefonici che mutano gradualmente in minacce e offese, pedinamenti, interferenze ripetute comportamenti di confronto diretto, apparentemente aggressioni meno gravi per poi confinare in reazioni abnormi che iniziano a perdere aderenza alla realtà.

Da svariate indagini è emerso che il 73% degli omicidi di donne avviene tra le mura domestiche, e nel 56% dei casi è il marito, convivente o l’ex partner ad ucciderla.

L’innesco della violenza è spesso determinato dalla sensazione di minaccia del abbandono che l ‘uomo avverte quando si rende conto che la vittima vuole distaccarsi da lui e tale paura dell’abbandono produce un senso di disperazione e fallimento, incapace di accettare in modo maturo la separazione.  Subentra una rabbia incontrollata, contraddistinta da emozioni violente e contrastanti di aggressività e passione verso l’altro che tende ad allontanarsi.

Una condotta ossessiva e molesta con intromissione continua e sgradita nella vita altrui rappresenta un comportamento anomalo penalmente rilevante, pertanto situazioni critiche sul nascere devono essere segnalate e conseguentemente denunciate alle autorità competenti.

Attraverso lo stalking si rivela un problema individuale e sociale, occorre un cambiamento culturale imminente verso il riconoscimento dei valori della convivenza umana, rispetto delle regole, tolleranza e attenzione all’altro come persona.

Urge fare una riflessione collettiva sulla sessualità che quando è sana rappresenta una strada tesa alla libertà, inoltre presidiare la crescita psicopedagogica a partire dall’infanzia in modo che ognuno riesca a trovare nelle persone lo stimolo a costruire un progetto di vita che dia senso alla propria esistenza.

Di Mambro Dolores

Docente e Pedagogista