IL POLITICANTE È IL MODERNO 'SOFISTA'

Viviamo in un mondo che si fa ogni giorno più inquieto, quasi fosse direttamente influenzato dal conflitto russo-ucraino. Ma non è così. Le guerre nel mondo in corso in questo momento sono ben 59 e l’invasione russa dell’Ucraina è solo l’ultimo di un lungo elenco di conflitti. Dall’Afghanistan, alla Libia, al Myanmar, alla Palestina, alla Nigeria, sono molte le popolazioni del mondo per cui il conflitto è la tragica normalità. In più oggi infiammano altre contestazioni, certamente meno importanti delle guerre descritte, in Iran, Israele e Francia per motivi diversi ma che nondimeno rendono il nostro pianeta un luogo sempre meno sicuro.

Troppe persone dipendono dalle decisioni di pochi che si avvalgono di nuove armi di convincimento di massa in grado di distorcere le informazioni a proprio tornaconto o per una visione malata che attinge energie ad un nazionalismo estremo che non di rado sconfina nell'imperialismo. Siamo in mano a lobbysti poitico-affaristi che si servono di canali di informazioni gestiti e sotto il controllo di quelli che io definisco, i nuovi sofisti.

I sofisti erano filosofi greci, maestri di sapere politico ma soprattutto retorico, che insegnavano ai giovani l’arte del saper parlare in pubblico per affermarsi in politica o comunque nella società.  Per i loro insegnamenti era previsto un pagamento, cosa che scandalizzò molto il più grande dei filosofi, Platone che per questo li attaccò nei suoi dialoghi. I loro ragionamenti erano capziosi, in apparenza logici ma sostanzialmente fallaci, che si sostenevano su una ingegnosa o cavillosa coerenza formale. Pur partendo da premesse veritiere si concludevano con affermazioni che cozzavano con la realtà ma che erano difficilmente smontabili. È il caso ad esempio dei due arcieri che si lanciano frecce tra loro a distanza ravvicinata ma che non si colpiscono mai; se lo spazio è infinito, asseriva il sofista, lo è pure una sua frazione e quindi lo spazio tra i due arcieri è insormontabile.

Molti dei nostri politici – meglio definirli politicanti - sono moderni sofisti, che usano la retorica come arma di convincimento di massa spacciando spesso verità inconciliabili con la realtà.  E come i sofisti greci, i nuovi sofisti politici non di rado sono al soldo di poteri che tramano nell'ombra per nascondere i loro veri obiettivi. Di certo non abbiamo oggi figure della statura dello storico Senofonte che li apostrofò come “prostituti della cultura”, e di Socrate, Platone e Aristotele che li bollarono come “falsi sapienti”, perché insegnavano ad argomentare qualsiasi tesi, usando ragionamenti capziosi che non conducevano necessariamente al “vero”.

QUANDO I  C0NTENDENTI NON SI INTENDONO,.....LA TRAGEDIA È CERTA

Nel Vangelo c'è un insegnamento di grande realismo per chi governa, conosciuto come la parabola del re guerriero: «quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace» (Luca 14, 31-32).

La domanda che nei tredici mesi di guerra tra Russia e Ucraina c i siamo posti è: questa guerra era in qualche modo evitabile? Il 19 febbraio 2022 (quando già le truppe russe erano ammassate ai confini), il cancelliere tedesco Scholz aveva proposto a Zelensky la possibilità di una de-escalation: la condizione era «rinunciare all'adesione alla Nato» e «dichiarare la neutralità come parte di un più ampio accordo europeo di sicurezza tra l'Occidente e la Russia». Zelensky rispose no pur avendo ai confini l'esercito russo, salvo poi ricredersi il 15 marzo quando dichiarò che era tramontata l'adesione alla Nato e il 27 marzo che si poteva ragionare sulla neutralità e pure sul Donbass. Ma ormai era tardi.

Come informano gli analisti a tuttoggi sono 200mila i russi caduti e più di 120mila quelli ucraini: numeri destinati a crescere esponenzialmente con l'invio di armi sempre più sofisticate.

A quali 'armi' dobbiamo ricorrere per frenare questa escalation che oggi sembra inarrestabile? Nel contesto della guerra che impaurisce al solo nominarla, l'opzione che ci fanno credere come la più percorribile è che 'l'invio di armi è l'unica garanzia per l'Ucraina di porre fine e vincere la guerra'.  L'equazione 'armi uguale pace’ non ci convince e non è da considerare una formula vincente anche nel caso di invio di armi ad un Paese amico senza che sia in gioco espressamente la difesa del proprio Paese. A ben riflettere questo ragionamneto sa tanto di sofisma, un classico ragionamento capzioso da sofisti. Ben conosciamo il detto romano 'si vis pacem, para bellum', cioè se vuoi la pace prepara la guerra che è una locuzione latina arcinota dello scrittore misconosciuto romano Vegezio. Usata soprattutto per affermare che uno dei mezzi più efficaci per assicurare la pace consiste nell'essere armati e in grado di difendersi, possiede anche un significato più profondo che è quello che vede proprio coloro che imparano a combattere come coloro che possono comprendere meglio e apprezzare maggiormente la pace.

È per intenderci un sofisma continuare a far credere che da parte della Russia la guerra in corso sia 'un'operazione speciale’ condotta da un Paese invasore che fino ad oggi ha perso sul campo centinaia di migliaia di uomini. Sono pure sofisti quelli che oggi ci raccontano che la Federazione Russa non ha altro obiettivo che quello di conquistare l’Europa per coronare il sogno degli zar, che i suoi soldati muoiono a migliaia ogni giorno e combattono con pale e vanghe perché i pochi missili che hanno li usano per colpire case di civile abitazione, che nel Donbass i bambini non sono mai stati sotto le bombe di Kiev e che la loro deportazione in Russia viene fatta unicamente per la loro eliminazione. Anche se è vero che migliaia di bambini ucraini, di età compresa tra 4 mesi e 17 anni, sarebbero stati condotti in Russia a partire dall'inizio di febbraio 2022. Gli spostamenti più recenti sarebbero avvenuti a gennaio 2023. Il numero totale di bambini coinvolti non si conosce ma, probabilmente, ammonta ad almeno 6.000, anche se si teme che sia significativamente superiore. Questo è un argomento scottante tanto da essere passato al vaglio della Corte Penale Internazionale dell'Aia che ha emesso una severa condanna per il leader del Cremlino, ma con la stessa severità bisognava giudicare altri casi ben più gravi rimasti senza condanna. È la storia a dirci che in IRAQ alla fine del secondo millennio si è andati oltre il genocidio con 1.500.000 morti tra i quali 500mila bambini dopo 10 anni di embargo, 10 anni di bombardamenti e di contaminazione ambientale provocata dalle armi all' uranio impoverito utilizzate dalle forze anglo-americane. Armi di cui si parla in questi giorni tornate alla ribalta nel conflitto russo-ucraino. Documenti del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America e del Ministero della Difesa Britannico confermano che durante la guerra del Golfo fino ad oggi sono state riversate sull'intero paese oltre 135.000 tonnellate di bombe, tra cui più di 940.000 proiettili all'uranio impoverito: circa 700 tonnellate di uranio 238. È ormai noto che le armi all'uranio impoverito, sperimentate per la prima volta dalle forze multinazionali nel 1991 in Iraq, durante l'operazione "Tempesta nel deserto", hanno rivelato tutta la loro efficacia, ma hanno provocato un preoccupante inquinamento dell’aria e dell'ambiente, contaminando la popolazione, particolarmente nel sud dell'Iraq, e migliaia di militari della forza multinazionale.

NUOVO AFGHANISTAN EUROPEO?

Sono sofisti  politicanti quelli stessi che  quando ci raccontano  che il male viene  solo dall'Est ,  ci hanno raccontato che gli indiani venivano sterminati perché erano selvaggi inospitali (e non per sottrare a loro risorse e territori); che i neri venivano ghettizzati perché esseri inferiori (e non perché erano stati deportati dall' Africa per lavorare come schiavi nelle piantagioni di cotone); che sganciare due bombe atomiche sulle città giapponesi eliminando 100mila civili  e contaminando l'ambiente per generazioni nel più grande crimine di guerra della storia era necessario per arrivare alla pace (e non invece per mostrare al mondo la potenza americana); che la NATO è una alleanza pacifica e difensiva che non ha affatto mire espansionistiche (e che la colpa è della Russia che è troppo grande e dunque è cosa buona e giusta tentare di dissolverla) . E che le 120 Basi NATO in Italia sono strettamente necessarie per stabilizzare il Mediterraneo (e non vengono usate per lo svolgimento di operazioni di spionaggio e sabotaggio). Sempre la storia ci racconta che il 24 marzo del 1999 la NATO decise senza alcuna autorizzazione delle Nazioni Unite di avviare l'operazione “Allied Force”, una serie di bombardamenti sulla Repubblica di Jugoslavia che in 78 giorni provocarono morte e distruzione indicibili etc… etc.... etc...

In una recente intervista, il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore, oltre a ribadire che l'invio di armi in Ucraina è in sostanza un atto di guerra, sostiene che “gli USA e la NATO non sono contro una guerra lunga in Europa. Evidentemente non hanno paura di un Afghanistan europeo, un Afghanistan che dividerà tra l'altro due paesi europei. Perché sia l'Ucraina che la Russia, fino agli Urali, sono Europa. Ma la NATO, evidentemente non si interessa più di tanto dell'Europa e auspica una guerra lunga, cronica in Europa e questo non è assolutamente un affare buono. Per fortuna nella NATO ci sono paesi come la Turchia, la Francia e la Germania, ma anche l'Ungheria, che invece cercano di tenere aperta la possibilità di un negoziato. Se la NATO come Alleanza non sta facendo niente, anzi sta facendo il contrario per porre fine a questa guerra, altrettanto non si può dire per alcuni dei suoi paesi componenti che invece dimostrano di avere un approccio più indipendente".

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