PREAMBOLO

In vista dei 150 anni di Roma Capitale (che vedranno il nuovo Sindaco, nel 2020, al momento culmine del proprio mandato), nonché della candidatura olimpica per il 2024, quello del Tevere è tema-chiave per la città, peraltro oggetto di annoso infruttuoso dibattito, oltre che emblema di una comunità urbana che, nella contemporaneità, vive una crisi emotivamente amplificata dal raffronto sia con la propria passata grandezza sia con la modernità e il dinamismo di altre Capitali e metropoli (cfr Appendice su alcune città di fiume), tanto da doversi dedicare in ultimo a un impegno di resilienza più forte che altrove, per effetto dei mutamenti ambientali e socio-economici. Nel 2020 saranno anche 150 anni dalla disastrosa piena che, nel passaggio di Capitale da Torino a Firenze a Roma, portò per la prima volta Vittorio Emanuele II a visitare Roma stessa e diede spunto per il grande progetto dei Muraglioni di protezione del Centro Storico. E' forse il momento di uno sforzo per mutare tendenza, impegnando tutte le energie disponibili, essendosene creati i presupposti. Roma Capitale e la Regione Lazio hanno il diritto-dovere, sia come Istituzioni Pubbliche sia come cittadinanze, di vigilare sulla condizione del Tevere nel suo tratto terminale e sui territori che con il fiume e con i suoi affluenti in detto tratto interagiscono. Il PS5, "Piano stralcio per il tratto metropolitano del Tevere da Castel Giubileo alla foce", redatto dall'Autorità di bacino del fiume Tevere e approvato con D.P.C.M. del 3 marzo 2009 (pubblicato nella G.U. n.114 del 9 maggio 2009), si inquadra nel contesto complesso della regione Tiberina, il Bacino idrografico del Tevere, dell'estensione di circa 17.500 kmq: Roma è cartina di tornasole, collo di bottiglia o semplicemente – fuor di metafora – luogo di concretizzazione sia di una propria sensibilità ambientale sia della necessaria solidarietà ecologica che chi vive a monte deve mostrare verso chi vive a valle. Curare il Tevere e la regione Tiberina significa anche curare Roma, oltre che tutti gli altri territori direttamente coinvolti. Tre Soggetti Pubblici sono già citati, giacché ognuno degli stessi ha competenze e responsabilità. Inquinamento, trasporto di sedimenti, gestione idraulica, manutenzione, dissesto, protezione civile e quant'altro sono i primi temi-base a carattere ambientale da affrontare sinergicamente fra queste ed altre Istituzioni, in cui la città di Roma può solo parzialmente provvedere alla cura di se stessa, viste le influenze cui è sottoposta: non è peregrino asserire che la Capitale deve poter dire in qualche modo la propria anche sulla costruzione e sulla gestione delle dighe a monte, sull'agricoltura e sulle attività produttive nella regione Tiberina, e via dicendo. E Roma, nel contempo, è inevitabilmente – e positivamente, almeno a livello di potenziale – luogo d'arrivo e luogo di partenza di ogni discorso di valorizzazione fluviale legato a storia, natura, culture, turismo, viver sano, uscendo da un'ottica localistica e integrando valori di tradizione e innovazione fra territori, con "percorsi" sempre più interessanti e integrati fra metropoli (misto di modernità e tradizione) e mondo rurale, verso una riconoscibilità nazionale e internazionale della Valle del Tevere e della regione Tiberina tutta. Questo diritto-dovere di Roma si può estrinsecare in una serie di attività affidate ad un Patto, ad un Contratto, in cui il controllo civico sia elemento essenziale e in cui diverse componenti coinvolte nella vita istituzionale, economica, associazionistica, tecnico-scientifica della Capitale vadano ad interagire sia verso la città stessa sia verso l'esterno, in termini di cooperazione. Lo spirito federativo, ad unire, richiede un'elaborazione molto sottile e oculata, giacché tendenzialmente i Soggetti rappresentativi della realtà romana saranno in maggior numero (come 2/3 circa dei cittadini della regione Tiberina sono romani) e inoltre si andranno ad aggregare rappresentanze eterogenee per territori, temi, priorità e interessi portati, etc, e anche per "peso". E' soprattutto per questo che nasce la necessità di un Manifesto, di un Documento Strategico, di un atto d'impegno da sottoscrivere – quale che sia il nome dato – i cui principi i vari partecipanti (romani e non) si vogliano impegnare a rispettare, ravvisandovi un vantaggio per le proprie azioni o anche soltanto una serie di principi condivisibili dal punto di vista sociale ed ecologico. 

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Dalle crisi – spesso si dice – nasce lo spunto per l’innovazione. Per non restare passivi nell’opzione fra declino e rilancio, occorrono scelte decise. Nel dibattito parlamentare in cui esponeva la propria <> (tramite canale scaricatore con deviazione dell’Aniene a valle della città, per farvi confluire le acque in piena, e sistemazione del tronco urbano del Tevere), così Giuseppe Garibaldi alla Camera dei Deputati il 26 maggio 1875: <> La nazione non è più giovane e non è questa le sede per trarre conclusioni generali, ma sono trascorsi oltre 145 anni da quel discorso e molti problemi del Tevere sono ancora irrisolti, a Roma e fuori Roma! E’ forse il momento di un nuovo sforzo di ideazione, in ottica di partecipazione e sempre ispirandosi a principi di pubblica utilità, che muovono oggi la stesura di questo Manifesto.

 

Con molti auguri per il 2016 dai Consigli di Associazione Amici del Tevere e Consorzio Tiberina e dalla comune Redazione