Comunicato stampa di Survival International

Kenya, la denuncia dei Sengwer: i finanziamenti occidentali alla conservazione porteranno a un 'genocidio'

30 giugno 2022

Guardie del Kenya Forest Service bruciano alcune case sengwer nella foresta di Embobut, 10 luglio 2020. © Elias Kimaiyo

In una lettera diffusa oggi da Survival International, i Sengwer del Kenya fanno appello all’opinione pubblica occidentale affinché smetta “di finanziare progetti di conservazione che ci derubano delle nostre terre e distruggono le nostre vite… Se volete fare conservazione, la prima cosa è garantire i diritti territoriali di noi Sengwer e di altri popoli indigeni. Se i nostri diritti non saranno rispettati, della foresta non rimarrà nulla.”

Il modello di protezione della natura che finanziate risale al periodo coloniale e porterà a un genocidio… Vi esortiamo a smettere di finanziare violazioni degli stili di vita indigeni, che sono sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Invece, lavorate con noi per proteggere la nostra foresta, proteggendo i nostri diritti. E non solo per noi Sengwer, ma anche per tutte le comunità in Kenya e nel resto del mondo.”

La lettera arriva a pochi giorni dalle violenze avvenute a Loliondo, nel nord della Tanzania, dove le autorità cercano di sfrattare migliaia di Masai per far spazio alla caccia da trofeo e al turismo di lusso.

Questo appello echeggia le denunce che in tutta l'Africa orientale gli indigeni levano contro progetti di conservazione razzisti e coloniali.

La Frankfurt Zoological Society (FZS), The Nature Conservancy e altre grandi organizzazioni per la conservazione, ma anche l’Unione Europea e i governi di Germania, Francia e USA, sono tra i principali finanziatori di programmi di conservazione che implicano la creazione e il sostegno ad Aree Protette nelle terre ancestrali dei popoli indigeni, che vengono quindi sfrattati e abusati.

Donna Sengwer. © Survival

Tra i popoli indigeni che denunciano l’impatto di progetti di conservazione sulle loro vite ci sono:

A seguito delle recenti violenze avvenute a Loliondo, dove circa 31 Masai sono stati feriti e a migliaia sono fuggiti, Survival International e l’Oakland Institute hanno scritto all’UNESCO e alla IUCN per sollecitarli a cancellare Ngorongoro dall'elenco dei Siti Patrimonio dell’Umanità e recidere ogni loro legame con il governo tanzaniano.

“È chiaro ora più che mai che gli abusi e il furto di terra nel nome della conservazione non vengono commessi solo da ‘qualche mela marcia’; al contrario, fanno parte di un sistema” ha spiegato Fiore Longo di Survival International. “Se vogliamo salvare la biodiversità, dobbiamo rispettare i diritti indigeni e lottare contro questo modello di conservazione coloniale e razzista. I leader mondiali stanno spingendo per trasformare il 30% del pianeta in Aree Protette al prossimo vertice della CBD a dicembre: è questo il momento giusto per fargli sapere che questa proposta è una catastrofe per i popoli, per la natura e per tutta l’umanità.”

 
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