"Ragioniamoci sopra. Dalla pandemia all'autonomia".

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ruota attorno al suo libro a Verona.

 

 

Ufficializzato il primo caso di “variante Omicron” in Veneto

 

Presentazione libro

 

Un diario di vita tra privato e pubblico, dalle radici venetissime alla poltrona di ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali (dall’8 maggio 2008 al 16 aprile 2010 nel quarto Governo Berlusconi), alla “conquista” di Palazzo “Balbi” (come presidente della Regione Veneto, eletto il 29 marzo 2010 ed al terzo mandato dal 21 settembre 2020) ed al petto in fuori contro la pandemia da Covid-19. Senza dimenticare la sfida, ancora in stand by, dell’autonomia, sancita dalla percentuale bulgara del 98,1% di “sì” al referendum consultivo regionale svoltosi il 22 ottobre 2017, con l’affluenza al 57,2%. Snocciola questo ed altro il libro di Luca Zaia (Conegliano, Treviso, 27 marzo 1968, di fatto originario e residente da sempre a Bibano di Codega di Sant’Urbano) “Ragioniamoci sopra. Dalla pandemia all’autonomia” (pagg. 208, 1^ Edizione 2021, Collana Gli specchi, Marsilio, Venezia) che non contiene, come ha sottolineato l’autore, alcun connotato politico, palese, occulto o presunto.

Presentato il 3 dicembre scorso nell’Arena Casarini del Due Torri Hotel in piazza Sant’Anastasia, a Verona, il volume ha un titolo che “sfrutta” le imitazioni-tormentone dello stesso Zaia da parte del comico Maurizio Crozza (Genova, 5 dicembre 1959) nel suo fortunato programma “Fratelli di Crozza” trasmesso dal canale televisivo Nove oltre che in live streaming e su Discovery+ (piattaforma streaming over-the-top di proprietà di Discovery).

Zaia, intervistato da Maurizio Cattaneo (Milano, 13 settembre 1959) direttore del quotidiano “L’Arena” (fino a quando, dal prossimo 15 dicembre, accederà al prepensionamento previsto dal piano aziendale del Gruppo editoriale “Athesis” lasciando il posto al veronese Massimo Mamoli), ha ripercorso tematiche del suo libro senza dilungarsi troppo per non togliere il piacere della scoperta ai lettori. Non prima d’aver dato una preoccupante notizia che si temeva: «Siamo un po’ in fibrillazione (e lo annuncio ufficialmente) perché un’ora fa abbiamo sequenziato la “variante Omicron” in Veneto, in un paziente di quarant’anni vicentino appena rientrato dal Sudafrica. Il nostro sistema di monitoraggio ha funzionato. Facciamo non solo i tamponi ma pure le sequenziazioni. L’uomo non sta male ed adesso stiamo seguendo anche i familiari».

«Considero il Covid-19 un Big Bang, un cambiamento, un evento regolatore della storia. Siamo abituati, educati a pensare che la guerra sia il cambio di passo della storia, ma lo sono stati il 1968 delle contestazioni, il 9 novembre del 1989 col crollo del muro di Berlino, l’11 settembre 2001 degli attentati di matrice integralista islamica negli Stati Uniti, lo è questo. Sono fatti che cambiano i numeri sociali e nel mio libro (che non è un manifesto politico) ci sono alcuni esempi di come muteremo».

Alla domanda di Cattaneo «Il Covid-19 ci ha reso migliori o peggiori?», Zaia ha replicato: «Dipende dalle fasi. Se ci pensate, la prima fase è stata caratterizzata da un sentimento umano, la paura. Avevamo tutti (ed anch’io) paura di morire, non avevamo il sentimento umano odierno. Oggi sappiamo che possiamo ammalarci ma che è difficile morire mentre allora non sapevamo quanti sarebbero deceduti. Abbiamo riempito i balconi e cantavamo. Si trattava d’una sorta d’esorcizzazione di comunità, da quel modello di comunità ideale dei terrazzini e dell’“andrà tutto bene” siamo pian piano passati ad una comunità che sempre più s’è spaccata a metà. È vero che la parte maggioritaria continua questo lavoro di comunità, basti pensare che ad oggi il numero dei cittadini veneti che si sono vaccinati costituisce l’86%, lo dico ufficialmente. Stiamo vaccinando bene, però è anche pur vero (e questo è uno degli aspetti del Big Bang) che dobbiamo fare i conti con una comunità verso la quale abbiamo abdicato al ruolo di formazione dei cittadini formando dei consumatori. Ciò lo vediamo davanti ad un piano di sanità pubblica (tutti noi siamo figli di piani di sanità pubblica, chi non s’è fatto le vaccinazioni tenuto per mano dalla mamma, chi è che non s’è fatto le profilassi accompagnato dai genitori?). Nonostante questo, ora, davanti ad un nuovo piano di sanità pubblica, abbiamo capito che c’è una parte di comunità che non vive più la sfida come una sfida di comunità, ti dice “guarda, io il vaccino non lo faccio”, magari ci aggiungono “perché questa è un’altra roba, non sono come i vaccini che ho fatto io”, lasciando perdere le puttanate che leggo sulle descrizioni dei vaccini. Io lo posso dire perché li ho studiati, altri che parlano ho l’impressione che non sappiano neanche mettere assieme il pranzo con la cena. Le proteste contro i vaccini penso siano legittime, se uno non condivide una cosa può anche manifestare, se lo fa per il Green Pass ne prendo atto, ma poi lo guardo in faccia e dico “ma questo qua non era lo stesso che protestava perché non voleva portare la mascherina?”. Allora noi dobbiamo prendere atto che abbiamo una parte di comunità che è geneticamente insofferente alle indicazioni che vengono date ma, se è così ed adesso abbiamo a che fare col Covid-19, domani avremo un altro problema e tutte le scelte di comunità verranno comunque messe in discussione».

Maurizio Cattaneo: «All’inizio della pandemia lei ha subito fornito i dati, facendo una conferenza stampa al giorno ma venendo accusato di sfruttare l’immagine anche politicamente Com’è nata l’idea della massima trasparenza?»

La risposta di Luca Zaia: «Dal primo giorno che sono entrato in Regione la mia amministrazione doveva essere un cristallo trasparente. Nessuno in undici anni può dirmi che c’è stato uno scoop e che qualcuno abbia portato in evidenza cose nascoste sotto i tappeti da qualche parte, mai. Quello che è lo diciamo, non esistono segreti. Noi ereditavamo una storia del Coronavirus tragica, priva di informazioni, i cinesi non hanno fatto certo una bella figura e ne sono usciti massacrati come reputazione. Ho pensato che davanti all’ignoto è fondamentale che il comandante della nave resti al suo posto. Io sono stato sconsigliato dai miei collaboratori dall’organizzare le conferenze stampa. Mi dissero “guarda che fai male perché sai come andrà a finire, resti da solo, quello che si porta la croce”. Semmai, se resterò vivo o qualcuno resterà vivo nessuno potrà mai dire che Zaia abbia nascosto qualcosa. Immaginate: solo morti, disastri e che la Regione non abbia nulla da dire. Cosa può pensare la cittadinanza? Che nascondiamo qualcosa e siccome non c’è nulla da nascondere noi abbiamo comunicato e sono orgoglioso di dire che i veneti sono stati la comunità più informata sul Covid-19 al mondo. Tutte le tivù ed i media internazionali si sono sempre collegati con le nostre conferenze stampa, siamo diventati e lo siamo ancora un riferimento per la comunicazione istituzionale e voi non avete neanche idea quante volte dissi sia all’ex presidente del Consiglio Conte che all’attuale Draghi di scegliere di fare un’informazione istituzionale aggressiva. In questi mesi nel Paese abbiamo rinunciato ad informare i cittadini lasciando che loro andassero ad abbeverarsi alla fonte dei social che dice che il vaccino ti inietta un microchip, che dà sterilità, che ha il grafene, che poi arrivano i marziani che ti rintracciano velocemente perché hai il tracciante nel sangue ed altre menate del genere. Allora ecco l’informazione trasparente, la condivisione dei percorsi. Nel libro ci sono passaggi sul Covid-19 ed il Big Bang in cui parlo del rapporto uomo-natura, dell’idea dell’invincibilità dell’uomo, che anche davanti ad un virus ancora trovi qualcuno che ti dice “…e ma se facevate…”. Ma ci rendiamo conto che la natura vince sempre sull’uomo? Noi possiamo solo attutire il colpo. Quando c’era l’alluvione non c’era uno tra gli alluvionati che dicesse allargando le braccia “stavolta ha piovuto tanto” preferendo uscire con “eh, ma dovevate fare opere, dovevate spostare quella collina lì ecc.” Dobbiamo prendere atto che se vogliamo vincere contro la natura dobbiamo rispettare la natura».

Il presidente della Regione Veneto s’è poi sbottonato, su “istigazione” di Cattaneo, sull’autonomia: «Ad oggi sono passati 1.504 giorni dal referendum. La prima soddisfazione ce l’abbiamo, che aver insistito sul referendum (che potevamo non fare) oggi ci permette d’avere sempre questa pietra miliare, cioè i 2.273.985 veneti che hanno votato “sì” (contro 43.938 no, n.d.a.). L’autonomia arriverà, non so dire i tempi, ma il processo è iniziato, è inesorabile, non si torna più indietro. Prova ne è che in queste ore con il ministro Gelmini (Mariastella Gelmini, Leno, Brescia, 1° luglio 1973, ministro per gli Affari regionali e le autonomie nel Governo Draghi, n.d.a.) si sta cercando di trovar la quadra per la legge… quadro da mandare in Parlamento, tant’è vero che il provvedimento è collegato alla finanziaria, ha già il titolo per la legge quadro. Se accetteranno le nostre osservazioni bene, altrimenti si troverà qualche alternativa. La riforma dà una visione rinascimentale al Paese che è ormai medievale, centralista, che deresponsabilizza tutte le comunità. Un esempio, che cito anche nel libro, è quello della sanità: questo Big Bang ha dimostrato che dove le regioni hanno competenza in caso d’emergenza reggono. Pensate un po’ al ruolo che abbiamo avuto noi nell’informazione al cittadino, siamo stati i primi ad avviare il tampone rapido a livello mondiale. E poi l’innovazione, le terapie intensive, tutto quello che abbiamo fatto. Secondo voi il ministero della Salute sarebbe riuscito a gestire tutto questo? Le vaccinazioni vengono eseguite dalle regioni, noi vacciniamo, noi abbiamo la gestione del modello vaccinale, cioè decidiamo come vaccinare. Il governo per il tramite del generale Figliuolo (Francesco Paolo Figliuolo, Potenza, 11 luglio 1961, dal 1° marzo 2021 commissario straordinario per l’attuazione ed il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento ed il contrasto dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, n.d.a.) manda i vaccini, ce li consegna. Siamo noi che vacciniamo e che abbiamo deciso come organizzarci, a prescindere da quello che fanno a Roma»

 

Servizio e foto di Claudio Beccalossi.