L’estate è virtualmente conclusa e anche se il calendario le darebbe ancora un altro mese, nella testa di tutti quel poco di evasione concessa in questi mesi sta per lasciare il passo al triste teatrino che da un paio d’anni ci accompagna.

Climaticamente a differenza di altri anni non c’è stato nessun evento climatico catastrofico a segnare la fine delle vacanze, a parte qualche nubifragio durato qualche ora ma che in così poco tempo è già bastato a causare piccoli allagamenti e qualche voragine sulle strade. Un triste antipasto di quello che avverrà con l’arrivo dell’autunno complice la carente, se non assente per alcune zone, cura del verde e delle infrastrutture urbane.

Con la mascherina ben calzata sulla faccia ci si prepara ad un nuovo atto della tragica commedia pandemica che sta accompagnando i nostri ultimi anni. Il movimento no – vax uscito sempre più allo scoperto ha alzato l’asticella dell’esasperazione come si evince delle aggressioni a giornalisti e medici, o dai rifiuti di personale sanitario e scolastico a vaccinarsi per esercitare la loro funzione pubblica.

C’è poi la questione dei bambini da vaccinare, davanti alla quale molti genitori inizialmente indignati hanno poi nella maggior parte accettato anche se dimostrandosi scettici. Intanto non si placa la polemica sul Green Pass, che molti vorrebbero come elemento dominante e imprescindibile per stabilire ogni sorta di attività fuori dalle mura domestiche.

Su tutte tiene banco come sempre la questione dei ristoranti in cui senza la certificazione verde si può mangiare solo fuori e che, con l’arrivo delle piogge ed il calo delle temperature rischia di esplodere di nuovo in tutta la sua stanca polemica. Insomma il copione sembra lo stesso dell’anno scorso, con gli uccelli del malaugurio che maledicono quanti sono andati in vacanza all’estero per poi scoprire che il grosso degli italiani si è compresso in poche zone ottenendo l’effetto contrario.

Così almeno dimostra la Sicilia retrocessa in zona gialla, in cui è di nuovo in vigore l’obbligo di mascherina all’aperto e il divieto di consumare nei bar ecc. ecc. come da triste decalogo ormai imparato a memoria da tutti, più che i precetti religiosi per i fedeli. Oltre alla noia mortale per un presente senza entusiasmo il modo in cui viviamo oggi è veramente triste. Triste nel vivere quotidiano, nei nostri interessi di sempre ma soprattutto nei rapporti umani.

Che peccato infatti che malgrado le apparenze puoi sentire a livello epidermico che molti rapporti personali sono cambiati. Quantomeno ingabbiati, sospesi dalla loro naturale essenza e ridotti quasi ad una convenzione. Questo bombardamento mediatico confuso e privo di certezze in cui tutti, da ogni media hanno urlato facendo leva sulle nostre paure, ha fatto si che ognuno creasse le proprie verità spesso in contrasto con quelle degli altri ora percepiti parzialmente come minacce.

Anni di difficoltà, confidenze, risate, momenti difficili superati insieme, pazienza, mani tese a dare sostegno, spalle su cui piangere al riparo dal mondo, improvvisamente cancellati e soppiantati da volti incompleti e privati con un velo dal sorriso che gli occhi da soli spesso non ce la fanno a restituire. Un contatto con il gomito poi, non fa altro che rafforzare ogni volta la lontananza che progressivamente ci disunisce e che è sempre più difficile da colmare. Un po’ come nuotare contro corrente…che peccato.

Non aiuta sicuramente guardare di fuori dai nostri confini dove la tragedia dell’oscurantismo talebano sta per privare della gioia di vivere l’Afghanistan, sedotto e abbandonato dal mondo occidentale quando non gli è più convenuto fare la parte dei buoni. Con il mercato degli armamenti in ribasso l’industria Usa non investe più come prima, quindi non ha più bisogno di un palcoscenico di guerra dove bruciare fondi finanziati dall’amministrazione centrale destinati alle lobby di sostegno ai politici del congresso.

La questione Afghana ha portato anche alla ribalta internazionale l’inconsistenza di una presidenza come quella di Biden, assolutamente inadatto a guidare una delle nazioni che decide gli equilibri del mondo. Quando nel suo discorso ha messo sulle spalle di Trump tutte le responsabilità della questione per aver firmato un anno fa l’accordo dei ritiro delle truppe ha sfiorato il ridicolo, specialmente per il fatto che in campagna elettorale affermava di voler smontare una per una le cose fatte da Trump.

Appellandosi a scuse risibili ha messo a nudo tutta la sua inadeguatezza, arrivando a suscitare amara tenerezza mostrandosi come un vecchino che forse per età e tenuta psicofisica non dovrebbe più stare nella sala ovale della Casa Bianca. Delle conseguenze di queste decisioni scellerate avremo comunque purtroppo modo di parlare a lungo in futuro.

Altro dibattito che animerà i prossimi mesi sarà quello sull’elezione del Sindaco di Roma. Da una prima sbirciata ai programmi elettorali appaiono le solite fandonie irrealizzabili, proposte da una classe politica che non ha ancora capito che la gente è stufa di questa modalità di campagna elettorale. Gli elettori vorrebbero promesse di piccole cose realizzabili entro un anno e in grado di migliorare anche di poco la loro vita, a cui poi aggiungere altre piccole cose realizzabili entro un anno e in grado di migliorare anche di poco la loro vita… e così via, in un mantra ciclico in grado di creare credibilità e consenso solido.

Ma nessuno dei candidati sembra capirlo, o forse è molto più facile promettere progetti iperbolici in cinque anni che non verranno mai realizzati sperando che nel tempo la gente li dimentichi, facendo all’occorrenza ricadere le responsabilità sui loro predecessori. In attesa che questo circo equestre si rimetta in moto animando il prossimo autunno, non rimane altro che approfittare delle temperature clementi e godersi la bellezza infinita di Roma, almeno per quanti non hanno ancora voglia di fare file distanziate muniti di mascherina green pass tamponi e quant’altro per accedere a mostre e a musei.