Con l’entrata dell’ora legale la bella stagione è esplosa in tutta la sua esuberanza. Gli alberi che orlano il percorso del Tevere all’interno della città sono in fiore così come in tutti i parchi cittadini. Sarebbe proprio il momento giusto per lasciarsi andare e pensare a godersi la bella stagione.

Purtroppo però la realtà è ben diversa e la depressione attanaglia il grosso della popolazione, che sviluppa in maniera latente questa patologia senza nemmeno accorgersene. Non ci sono più programmi né calendari da seguire, soltanto le meste ripetitive, terroristiche e scoraggianti comunicazioni che i media fanno ogni giorno, ricordandoci le nostre privazioni e tutto quello che non possiamo fare, incorniciando tutto graficamente con curve, diagrammi e numerelli che in maniera subliminale dicono solo “devi stare a casa e non puoi fare nulla”.

Il quotidiano di ognuno di noi somiglia ormai alla vita di un criceto che gira tutto il giorno nella rotella della sua gabbia. La gabbia non c’è ma è virtuale così come la rotella. Uscire infatti tutti i giorni per fare lo stesso identico percorso intorno a casa, incontrare sempre le stesse identiche persone, fare la spesa nello stesso negozio, tabaccaio, farmacia ecc. rappresenta l’umanizzazione della condizione del criceto.

I più fortunati almeno un paio di giorni possono fuggire dallo smart working ed andare al lavoro, ma anche questo non funge come ricarica d’entusiasmo. Mascherati ormai da un anno ci aggiriamo guardinghi tra gli uffici, rimanendo in ogni modo lontani dai colleghi e mettendo all’indice i comportamenti degli altri se per caso si calano per un attimo la mascherina o, non aprono porte e finestre per far circolare l’aria negli spazi comuni. La macchinetta del caffè un dì luogo di socializzazione, è ora territorio minato di contagio.

Quella di fare i cani da guardia degli altri sembra essere l’attività che va per la maggiore. Un’evoluzione dell’iniziale caccia ai runner e proprietari di cani, che ormai si è evoluta ed interiorizzata come comportamento abituale.

Uno scenario appunto deprimente, in cui gli argomenti di discussione non possono che essere all’altezza. Tiene banco la questione dei vaccini in ogni sfumatura, da quale è meglio fare a quando ce lo faranno ecc. ecc. ed ai no-vax si sono sostituiti quelli che hanno paura del vaccino.

Un sentimento legittimo che da una parte non nega l’esigenza di doverlo fare, ma dall’altra non può nemmeno colpevolizzare chi ha paura delle conseguenze. Non si fa altro che dire “…si ma i benefici sono maggiori dei danni…” oppure “…i morti o i danneggiati sono pochi rispetto al totale…”, belle parole quando non capita a te o a un tuo familiare.

In fondo è come una sorta di enorme roulette russa in cui il tamburo che contiene il proiettile invece che 6 spazi ne contiene 60 milioni, però a ben vedere cambia poco perché è sempre uno quello decisivo e può capitare a chiunque.

Altra questione gettonatissima è la discussione su zone rosse e arancioni, che coinvolge la maggior parte delle persone nello studio dei cavilli consentiti dal regolamento degli spostamenti. E questo soprattutto in vista della Pasqua, che vieta di fatto il passaggio tra le diverse regioni ma lascia degli spiragli per potersi inventare qualcosa, tipo rientro al domicilio o visita ai parenti ma solo in due e cose così. Un po’ la replica delle festività Natalizie a testimonianza che da allora ben poco è cambiato.

Il tempo che passa infatti non fa altro che evidenziare una gestione fallimentare della pandemia da parte di chi ci governa. Tra Conte e Draghi non è cambiato praticamente nulla se non a livello di rappresentazione mediatica. Il primo per un anno con le sue sceneggiate delle 20,30 in diretta nazionale, ha pensato più che altro a sparare palle per costruirsi una figura politica da spendere dopo l’esperienza di governo. Il secondo in maniera più sobria continua nell’opera avviata dal precedente di abbandonare al proprio destino una larga fetta di italiani, a cui si è chiusa ogni fonte di reddito dicendogli “arrangiati”.

Interi comparti dell’economia lasciati a se stessi e in cui migliaia di attività non riapriranno mai più. Non contenti, hanno stabilito una politica di indennizzi chiamati quasi ironicamente “ristori” che sembrano offensivi per chi li riceve. Ben altro modo di fare rispetto alle altre nazioni europee, che hanno sostenuto in solido le attività del proprio tessuto economico, almeno in misura maggiore significativa di quanto fatto dal governo italiano.

Questi paesi si sono inoltre prodigati per mettere subito in atto un piano vaccinale efficace, al contrario dell’Italia che ad oggi ancora sembra stentare, almeno in diverse regioni. Se non bastasse questo ci sono anche una serie di provvedimenti che lasciano sgomenti, come quello che stabilisce che in zona rossa non puoi muoverti sul tuo territorio però puoi andare all’estero in vacanza.

In questa decisione è forse racchiusa tutta la forza dell’incompetenza di una classe politica “tutta” che non ha saputo guidarci nel momento più buio e di cui gli italiani al momento opportuno probabilmente conserveranno memoria.

Per rompere il percorso del criceto non rimane che salire sul tetto della propria casa e gettare lo sguardo sui tetti di Roma spaziando verso l’orizzonte in cerca di una visione più serena che ci aiuti a guardare al futuro con un po’ più di serenità. L’unica resurrezione possibile dello spirito.