La Calabria esporta cervelli! L’ho letto da qualche parte e più di una volta.

 

Questo titolo mi fa onore (sono orgogliosamente calabrese), ma è bene interpretarlo metaforicamente in quanto se è pur vero che di cervelli la Calabria ne esporta tanti in tutto il mondo è altrettanto vero che molti di essi rimangono in loco. E confermare un tanto è d’obbligo sia per amor del vero sia per non dare adito ai soliti denigratori da strapazzo di fare dello spirito di patata su coloro che non emigrano…

Io, come presidente dell´Associazione stampa italiana in Brasile, cerco di dare il mio piccolo contributo segnalando e pubblicando, tra l’altro, tutto ciò che da lustro alla mia terra.

A tal fine, non potevo esimermi dal richiedere un’intervista sui problemi legati alla situazione pandemica ad un virtuoso figlio della Calabria, Domenico Crisarà, medico a Padova, che gode di grande stima per la ragguardevole competenza professionale e non solo.

Con la consueta cortesia che lo contraddistingue, il Dott. Crisarà ha rilasciato l’intervista che qui di seguito riporto integralmente a beneficio dei nostri lettori.

di Redazione

 


 

D - La pandemia ci pone nuovi problemi e ci spinge verso nuove soluzioni nell’ambito medico-sanitario. I camici bianchi si evolvono: dal medico condotto fino ad ora conosciuto si passa al medico tecnologico. In Brasile ci siamo quasi: visita online e ricetta elettronica sono all’ordine del giorno; assistenza e cura domiciliare per determinate fasce d’età, al fine di evitare inutili sovraffollamenti in ospedale, sono in fase sperimentale. Come siamo messi in Italia?

R - Introdurre la tecnologia negli studi dei medici di famiglia è essenziale. La possibilità di eseguire accertamenti di primo livello (ecografie, elettrocardiogrammi, analisi del sangue) sia in studio che a domicilio del paziente è un supporto indispensabile per aiutare il medico nella sua ipotesi diagnostica. La tecnologia di sorveglianza a distanza è poi fondamentale per cercare di evitare l’ospedalizzazione dei pazienti non auto sufficienti, con gravi malattie croniche e disabilità, i pazienti a termine di vita sia per cause naturali che per patologie oncologiche. L’utilizzo di sistemi di telemedicina offre l’opportunità di avvicinare il medico al domicilio del cittadino, in particolare nelle aree più lontane e disperse, e la possibilità di utilizzo di strumenti diagnostici e consulti specialistici che altrimenti imporrebbero lunghi e costosi spostamenti.

In ogni caso la tecnologia non deve e non può sostituire il “contatto” fisico tra il medico di famiglia e il suo assistito. La base della nostra professione è il rapporto di fiducia tra due esseri umani che si è costruito in un percorso, non solo di salute, durato anni e che spesso attraversa le generazioni e nessuna macchina potrà mai sostituirlo.

D - Le tecnologie stanno rivoluzionando la medicina, con indubbi benefici per la salute e il perfezionamento dell’assistenza sanitaria. Quali sono, a Suo parere, le innovazioni più importanti?.

R -  La tecnologia applicata alla medicina ha avuto, negli ultimi decenni, un impatto enorme sulle possibilità diagnostiche e terapeutiche anche grazie alle scienze informatiche. Dire quali sono ad oggi le innovazioni più importanti è difficile perché la velocità d’evoluzione è tale che quello che ora ci sembra l’ultimo ritrovato domani è già superato.

L’ultimo esempio è stato proprio il vaccino anti covid. Gli enormi progressi della bioingegneria hanno permesso di effettuare in pochi mesi un processo che fino a pochi anni fa necessitava di anni in piena sicurezza ed affidabilità. La vera sfida è rendere accessibile a tutti, indipendentemente dalle possibilità economiche e dalla parte del mondo in cui si vive, questi meravigliosi progressi.

D - Nell’attuale catastrofe virale è stato constatato che il SSN (Servizio Sanitario Nazionale) è gravemente ammalato: Sanità troppo “ospedale-centrica”, carenza di personale, di strutture, infrastrutture, etc. Diagnosi, rimedio e cura secondo Lei?

R - E’ da molti anni che ci battiamo affinchè il territorio ed in particolare la medicina di famiglia siano dotati di una efficiente organizzazione. Il tempo del medico condotto che batteva le campagne con il suo calesse è definitivamente e giustamente tramontato. Oggi il medico di famiglia ha la necessità assoluta di essere strutturato, come minimo, da quello che noi consideriamo il mattone di base per la costruzione dell’assistenza sanitaria sul territorio: il microteam.

In cosa consiste il microteam? E’la stretta collaborazione tra medico di famiglia, infermiere e collaboratore di studio (amministrativo). Questa è la configurazione minima per costruire l’organizzazione di assistenza territoriale.

Ovviamente è ampliabile a tutte le figure sanitarie necessarie per la specificità territoriale. Questo, integrato con le possibilità tecnologiche a cui ho fatto riferimento sopra, darebbe la possibilità di un’assistenza efficace ed efficiente al domicilio del cittadino e riserverebbe l’ospedale ai casi più complessi e alle emergenze che mettono in pericolo la vita.

Non parliamo poi degli effetti che questa organizzazione avrebbe sulla medicina preventiva e su quella d’iniziativa che sono la vera sfida per garantire una vita lunga ed il più possibile libera da malattie!

 

Il Dott. Domenico Crisarà

 

D - Sui medici “No Vax” si è già espresso: «Fuori dall'Ordine i medici che non si vaccinano». Per il comune cittadino c´è chi si dichiara favorevole alla vaccinazione obbligatoria, dal momento che il vaccino anti-Covid 19 rappresenterebbe una forma di tutela della salute pubblica da perseguire anche contro la volontà del singolo soggetto, e chi si dichiara contrario, per vari motivi, come una forte schiera di specialisti in materia e non ultima la ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone che, in un’intervista a “L’aria che tira” su La 7 ha dichiarato che “un metodo coercitivo è assurdo”. La Sua opinione?

R - Anche secondo me, per i comuni cittadini, non è applicabile la coercizione: il libero arbitrio, per me, è un valore intangibile per il singolo individuo. Cambia il discorso se il singolo è inserito in un contesto sociale ed è in relazione agli altri individui. A mio avviso, il comportamento dei singoli non può e non deve procurare danno alla collettività. Conseguentemente a questo, chi rifiuta la vaccinazione, a meno di giustificati e oggettivi impedimenti, non può partecipare liberamente alla vita sociale perché rappresenta un pericolo. Invitereste un noto ladro a casa vostra insieme ai vostri amici esponendoli al pericolo di essere derubati? Ecco, chi rifiuta immotivatamente di vaccinarsi, e non solo contro il Covid, è come quel ladro. Sono stati rubati troppi mesi di vita, se non la vita stessa, a noi e ai nostri cari per poter permettere che egoismo, ignoranza, e permettetemi, qualche volta stupidità possano ancora condizionare il diritto a una vita sicura di tutti noi.

D - Riuscire a conciliare lavoro (professione medica in particolare) e vita privata è spesso una vera sfida e a pagarne le spese prevalentemente è la famiglia. Lei ci riesce?

R - Non è facile. Ci si riesce soltanto coltivando l’ AMORE: l’amore per il tuo lavoro e per quello che fai e l’amore della tua compagna e dei tuoi figli verso di te che consente di giustificare le tue assenze.

 

Beve cenno biografico:

Domenico Crisarà è nato a Gioiosa Jonica il 9.9.1961. È medico di medicina generale (medico di famiglia) a Padova dal 1997. È vice segretario nazionale della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), ritenuta la più importante associazione tra medici in Italia. È presidente dell´Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Padova. È sposato e ha due figlie.