LA MOLDOVA VOLGE LO SGUARDO AD OCCIDENTE

MAIA SANDU, LA PRIMA DONNA PRESIDENTE ….NONOSTANTE TUTTO

 

 

Maia Sandu e Igor Dodon, i due contendenti alla presidenza della Moldova

 

Secondo il filosofo Cartesio ‘niente deriva dal niente’, il che sottintende la validità del principio di causalità o più semplicemente del principio di causa-effetto. Alla constatazione che ad una causa solitamente corrisponde un effetto, non solo nella scienza ma nella vita pratica e nel senso comune, ci si attende che chi malgoverna e non incontra il favore del popolo è destinato a scendere da cavallo e procedere a piedi con il rischio di essere calpestato dal cavallo stesso.

 

Code di votanti alle elezioni presidenziali in Moldova

 

 

Il 15 novembre c.a., la leader europeista del partito di Azione e Solidarietà ha sconfitto al ballottaggio il presidente uscente, il filo-russo Igor Dodon nelle elezioni in Moldova.. Una vittoria netta ottenuta con il 57,75 per cento dei voti, Il consenso è ancor maggiore tra la diaspora, dove la neoeletta ha surclassato il rivale con il 92,94% dei voti all’estero.

I titoloni sui giornali di commento alla vittoria della prima donna presidente moldova sono tutti o quasi, focalizzati sulla svolta ad occidente della politica del piccolo Paese dell'Est Europa, facendo passare in secondo ordine che la Moldova è una repubblica parlamentare dove i socialisti di Dodon mantengono ancora la maggioranza in parlamento e che contrasteranno in ogni modo ogni tentativo di cambiamento del nuovo presidente che hanno già sfiduciato a fine 2019 quando per 5 mesi è stato Primo Ministro alla guida della Moldova.

Certamente qualcosa cambierà dopo la sonora sconfitta dell'ex presidente filorusso, del resto poco gradito al Cremlino per le sue intemperanze e pretese, e inoltre per la sua fragilità nel campo diplomatico. Non a caso Putin disdegna ogni incontro con Dodon e tutto sommato ha accolto senza grande irritazione i risultati della votazione presidenziale. Quel che appare chiaro è che gli interessi e il feeling di Mosca sulla politica della Moldova sono contenuti mentre sono forti per la secessionista Transnistria che rappresenta il confine dell'influenza russa fin dal tempo di Caterina II quando alla fine del XVIII secolo la zarina disegnò il limes occidentale dell'impero sulla sponda sinistra del Dniester (Nistro). Un confine che successivamente l'URSS ha condiviso solo in parte spingendo le proprie pretese sulla Bessarabia (l'attuale Moldova) alla fine della II Guerra.

Non si tratta di una svolta epocale della politica moldava che guarda all' Occidente con rinnovato interesse, perchè prima del voto erano già palpabili segni di insofferenza verso il personaggio politico Dodon apparso più volte scomposto nei suoi interventi, ed incapace nel suo mandato quadriennale a partire dal 2016 di iniziare un percorso di riforme della giustizia e risanamento dell'apparato burocratico eretto pro domo sua dal precedente uomo forte, il burattinaio Plahotniuc, uscito forzatamente di scena dopo la provvisoria e innaturale alleanza tra i socialisti di Dodon e gli europeisti di Sandu. Ma si sa che suggellare un'alleanza tra il diavolo e l'acqua santa è improponibile e di fatto questa alleanza si è sciolta come neve al sole secondo le previsioni dopo la cacciata dalla scena politica del grande burattinaio.

Quel che si è visto e ascoltato domenica 15 novembre in occasione del secondo turno per la nomina del presidente in Moldova, non passa inosservato. Code interminabili di moldavi assiepati in fila ai seggi elettorali anche dopo la loro chiusura, molti provenienti da luoghi distanti centinaia e centinaia di chilometri, alcuni con 2-3 figli piccoli al seguito, le bandiere moldave al seguito che sventolavano al grido della libertà di voto, canti dovunque che richiamavano al senso di orgoglio e appartenenza all'identità di un popolo troppo spesso schiacciato dalla prepotenza e arroganza dei vari governi,..... ecco tutto questo sa di risveglio e di rinascita da un torpore che spesso ha additato il popolo moldavo come succube e dormiente.

Dopo il 2016 in occasione delle elezioni presidenziali avevamo assistito a molti raggiri usati per sabotare le elezioni, che puntualmente si sono riproposti con la stessa arroganza e supponenza calpestando ancor più il desiderio di poter contare nel destino del proprio Paese. Mancanza di schede nei seggi elettorali all'estero che hanno impedito l'espressione di voto a molti che ne avevano diritto, provocazioni e intimidazioni come l'annuncio di bombe per allontanare i votanti da alcuni seggi, l'acquisto di voti dalla vicina Transnistria al costo di poche centinaia di lei nei seggi collocati sul versante destro del Nistro......ecco questi sono alcuni dei molti esempi che rendono inacettabili e censurabili comportamenti che non hanno niente a che fare con la libera espressione del proprio pensiero per non usare sempre l'abusata parola dell'antidemocrazia.

E' stata la vittoria dell'intelligenza e buon senso contro la tracotanza e supponenza di un candidato che è ricorso agli stessi raggiri perpetrati 4 anni prima per essere confermato alla carica di presidente. Sandu molto saggiamente ha affermato di avere un suo DNA europeista ma nello stesso tempo di essere molto attenta nel mantenere buoni rapporti di collaborazione con Mosca. E non poteva essere altrimenti considerando le molte migliaia di moldavi che lavorano in Russia e che vanno tutelati nei loro interessi e nel contempo, con l'apertura all'Occidente, mostrando la determinazione di ricevere aiuti dall'UE e dalla vicina Romania anche per far fronte all'emergenza covid-19 oltre a quella sociale.Come qualcuno ha sostenuto, questo atteggiamento è quello del 'vitello intelligente' che 'munge il latte dalle due mucche' , con chiari riferimenti all'UE e alla Russia ma altrettato appare evidente che il programma elettorale di Sandu contro la corruzione e il malgoverno ha convinto molto di più delle paure messe in campo dal contendente Dodon sulla presenza in Romania della Nato e del sistema missilistico americano Aegis Ashore, potenzialmente a capacità nucleare.

E' certamente una vittoria dell'auspicato nuovo risorgimento moldavo che però non deve creare eccessive illusioni perchè il cammino verso un domani migliore è ancora lungo e resterà tale se non troveranno attuazione alcune riforme come quelle della giustizia e della burocrazia che paralizzano da sempre il progresso in terra moldava che vanta da troppo tempo il primato di essere al primo posto della povertà nell'Unione Europea.