IL “CASO GALLINARA”

 

Situata ad appena un chilometro e mezzo di distanza dalla riviera ligure di Ponente, quasi di fronte ad Albenga, l’isoletta dalla tanta storia è stata ceduta per 10 milioni di euro (più altri 15 per le strutture presenti) al magnate ucraino Olexandr Boguslayev – Il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo riuscirà in extremis a far valere la facoltà di prelazione sull’acquisto dello scampolo di terra, prima che vi venga definitivamente ammainata la bandiera italiana?

 

Servizio di Claudio Beccalossi

 

 

Isola di Gallinara

 

Albenga (Savona) – Rammaricano ed irritano certe decisioni di Stato (che dovrebbe, anzi, deve render conto ai cittadini nella massima trasparenza) e/o di privati (facoltosi e potenti) che decidono motu proprio di svendere o mettere all’asta pezzi d’Italia a chi può permetterselo, riccastri sfondati stranieri soprattutto. L’elenco di tali misfatti antipatriottici, spesso avvenuti quasi sottobanco, è purtroppo lungo e passepartout di vere enclave di lusso di altre nazioni nel territorio italiano dall’accesso interdetto ad estranei, alla faccia della Costituzione.

Qualche esempio, magari datato, andando a pescare su quanto è concesso conoscere d’aggiornato o meno? San Clemente e Sacca Sessola, isole della laguna veneziana, sono finite nelle mani rapaci di gruppi alberghieri stranieri e, dopo il passaggio di proprietà, hanno addirittura mutato denominazione per motivi di marketing, scatenando il malumore scandalizzato dei veneziani doc. I neopadroni tedeschi e turchi si sono messi subito all’opera realizzando hôtel a cinque stelle per turisti che possono permetterselo. Un’altra isoletta, San Secondo, è già stata fagocitata da affaristi intenzionati a costruirvi un albergo di lusso mentre Tessera, dotata di edifici e d’un molo, è stata messa all’asta il 3 marzo 2020, con un prezzo di partenza pari a 2,2 milioni di euro. Ulteriori isole minori lungo le coste italiane rischiano di perdere la disponibilità a chiunque e la cittadinanza italiana: l’isola delle Femmine, vicino a Palermo, in vendita all’asta dapprima a 3,5 milioni di euro e poi con prezzo base riabbassato ad un milione. E, poi, l’isola di Santa Maria presso Trapani; l’isola delle Sirene al largo di Taormina; l’isola di Marinella, nel golfo di Marinella, accanto a Porto Rotondo, in Sardegna; l’isola di Cirella nel mar Tirreno, in provincia di Cosenza, in Calabria; l’isola di Capo Passero, ancora in Calabria; l’isola di Grado, tra Venezia e Trieste e via citando.

Piccoli bocconi d’Italia che Stato e privati si disfano con sfacciata indifferenza per far cassa od affari, fregandosene dell’amor di patria (d’ottocentesca memoria?) e del popolo impotente al gretto mercato non certo in nome suo.

E la locuzione latina pecunia non olet (“il denaro non ha odore”) vale pure per la cessione dell’isola Gallinara (od isola Gallinaria, nome che si riallaccia alle galline selvatiche lì presenti nel passato), quasi di fronte ad Albenga (Savona), ad un chilometro e mezzo dalla costa ligure, nella riviera di Ponente, costituita Riserva naturale regionale dell’isola di Gallinara nel 1989 ma vietatissima ai turisti. Chi è l’acquirente, per la “modica” cifra di 10 milioni di euro alla società formata da nove gruppi familiari piemontesi e liguri? Il “solito” magnate, stavolta ucraino (con residenza a Montecarlo, Principato di Monaco e cittadinanza ai Caraibi, sic), tale Olexandr Boguslayev, nato nel 1978. Figlio unico di Vyacheslav, classe 1938 e “re della Motor Sich” (tra i più importanti produttori al mondo di motori per aerei, elicotteri e missili), Olexandr è ai vertici della società La Galinette di Montecarlo e, oltre a Gallinara come superficie, s’è pappato pure tutti gli edifici, compresi quelli storici, pagando un cospicuo extra (15 milioni di euro).

Se non ci saranno novità dell’ultima ora (il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, in tardivo intervento, ha avanzato la facoltà di prelazione sull’acquisto dell’isola), Olexandr, il “cocco di papà” Vyacheslav, potrà piantare su Gallinara la bandiera che più gli aggrada tra quelle d’appartenenza per nascita, sede di società o fiscale, estromettendo definitivamente il tricolore.

Insomma, l’ennesima figuraccia di quello strano Paese autolesionista e masochista che è l’Italia per colpa di “certi” italianucoli puntuali rematori contro. Peccato, perché, oltre a perdere Gallinara (che ospita una delle più numerose colonie di nidificazione dei gabbiani reali nel mar Ligure), viene tolta od ingoiata da appetiti terra terra la storia stessa dell’isola. Luogo riparato dove, nel 357, si stabilì per quattro anni in eremitaggio parziale San Martino di Tours (Sabaria Sicca, odierna Szombathely, Ungheria, 316 circa – Candes-Saint-Martin, attuale Francia, 8 novembre 397) ed in cui sorse il monastero di San Martino fondato dai monaci colombaniani di San Colombano d’Irlanda (Navan, Irlanda, 540 circa – Bobbio, Piacenza, 23 novembre 615) in tempi longobardi e poi passato alla regola benedettina.

Furono i benedettini a ricostruire la struttura sacra dopo la rovina causata dalle invasioni saracene dei secoli IX e X. Il vescovo d’Albenga, Ingolfo, nel 940 attribuì ai religiosi di Gallinara il monastero di San Martino in Albenga, la basilica di San Calocero, la chiesa di Sant’Anna ai Monti e, dopo, la chiesa di Santa Maria in Fontibus ed altre tenute nelle vicinanze. Il monastero, che un documento del 1011 attesta l’intitolazione ai Santi Maria e Martino, nel 1169, con la bolla di Papa Alessandro III, venne dichiarato autonomo, indipendente e sotto la diretta protezione della Santa Sede. Dal XIII secolo in poi, però, il complesso sacro piombò in un graduale declino passando, infine, sotto il tallone genovese.

Nel 1866 Gallinara e lo stesso monastero furono venduti ad un banchiere d’Imperia, primo atto di diversi passaggi di proprietà susseguenti. Le notizie che evidenziano il grande passato d’una piccola isola includono l’edificazione d’una chiesa in stile romanico, all’inizio del XX secolo, dedicata a San Martino e, nel corso del secondo conflitto mondiale, l’installazione d’una base della Wehrmacht nazista che, avvalendosi del lavoro forzato di prigionieri di guerra, mise in piedi fabbricati e due gallerie da utilizzare per depositi di esplosivi e munizioni. I tunnel sono alti un paio di metri, larghi circa tre metri ed hanno una sezione quadrata non rifinita. All’esterno delle loro parti terminali ci sono degli spiazzi di quindici metri per quindici metri, ormai invasi dalla vegetazione, dove i cannoni, trasportati sui binari posati nelle gallerie, potevano essere agevolmente collocati e spostati. Nel dopoguerra l’armamentario venne smantellato e depositato all’Arsenale di La Spezia.

Il 16 luglio 1947 nello specchio di mare tra Albenga e Gallinara avvenne la tragedia dell’Annamaria, una motobarca che trasportava, oltre ad altri passeggeri, 84 bambini, maschietti tra i 4 ed i 13 anni (soprattutto milanesi orfani di guerra della colonia della “Solidarietà Nazionale” di Loano, Savona), in gita all’isola e che naufragò a circa cento metri dalla riva, provocando l’annegamento di 43 piccoli (più uno deceduto in ospedale), di tre accompagnatrici e della figlia d’una di loro.

Il seguito a… spicchi della “biografia insulare” menziona la vendita, negli anni Sessanta del secolo scorso, ad un industriale genovese che si prodigò in migliorie: la darsena, gli allacciamenti all’elettricità ed all’acqua po-tabile (in seguito purtroppo manomessi) e perfino una villa, Villa Diana. Quindi, alla fine degli anni Settanta, il possesso di Gallinara e di quanto edificato venne suddiviso tra proprietari.

I fondali attorno all’isola hanno dato sorprese archeologiche, interessanti reperti (tra i quali anfore romane dal periodo repubblicano fino al VII secolo) molti dei quali conservati nel Museo navale romano di Albenga, ubicato nel Palazzo Peloso Cepolla. In precedenza proibita per il pericolo di residuati bellici inesplosi e per un relitto del XVIII secolo, l’attività subacquea è permessa al seguito delle guide locali dei diving center. Le immersioni consentono d’ammirare margherite di mare, spugne gialle, rare Chaetaster longipes (stella zampelunghe), cernie, murene, polpi, scorfani. E la suggestiva statua di Cristo, sistemata sott’acqua il 29 settembre 1998.

Tanto bendidio storico e naturalistico dell’isola Gallinara ha detto o dirà addio all’Italia, sprangando porte (e porticciolo) ad aspiranti visitatori bollati da… stranieri in casa propria?