MELBOURNE: DA UNA CUCINA ITALIANA 50MILA PASTI GRATIS PER I BISOGNOSI - DI DARIO CASTALDO

12/08/2020 - 17:51

MELBOURNE: DA UNA CUCINA ITALIANA 50MILA PASTI GRATIS PER I BISOGNOSI - di Dario Castaldo

 

MELBOURNE\ aise\ - “Tra gli oltre tremila locali aperti nel centro di Melbourne, ce ne sono alcuni specializzati in cucina italiana contemporanea, cioè in ricette tradizionali riviste e corrette sulla base dei gusti prevalenti degli australiani. Proprio il rapporto con i clienti abituali ha contribuito a tenere in vita queste attività nonostante le restrizioni imposte dal coronavirus. Eppure, durante il primo lockdown vissuto nella capitale del Victoria, c'è chi ha preferito investire tempo ed energie mettendo il proprio ristorante a disposizione di iniziative benefiche”. A raccontare di loro è Dario Castaldo ha pubblicato su “Sbs Italian”, lo special broadcasting in onda in Italiano in tutta l’Australia.
"Il centro di Melbourne era un far west. L'unica cosa da fare era impegnarsi nel volontariato"
Lo ha fatto Nicola Dusi, un 34enne veronese che nel CBD gestisce The Hardware Club assieme al socio e amico di una vita Andrea Ceriani, e nella cui cucina sono stati preparati oltre 50 mila pasti per bisognosi e operatori del settore sanitario.
“La scena era desolante: il centro di Melbourne sembrava un far west. Per cui ci siamo domandati se volessimo restare chiusi in casa per sei settimana oppure se volessimo organizzare dei take-away per nessuno”, racconta Nicola a SBS Italian.
“Il primo giorno del lockdown sono andato sui social alla ricerca di qualcuno che aiutasse i bisognosi, e ho trovato l’iniziativa di Alex Makes Meals, un ragazzo australiano che in casa sua preparava 8-10 pasti al giorno per la sorella, che è un medico, e per i suoi colleghi infermieri”.
Nicola ha contattato Alex, e nel giro di 24 ore la macchina della solidarietà è partita. Così, dal suo locale di Hardware Lane - anche grazie al contributo di una trentina di chef e una decina di drivers volontari - sono usciti 400-500 pasti al giorno da destinare al personale di sette ospedali di Melbourne.
Quelli distribuiti da Alex Makes Meals, anche grazie alla cucina di Nicola Dusi e Andrea Ceriani, sono stati oltre 50mila. "Praticamente abbiamo trascorso il primo lockdown facendo volontariato” racconta Nicola.
Soup kitchen per i lavoratori dell'hospitality che hanno perso il posto
Simile è stato il percorso che ha portato Osvaldo Tognella e Nicola Romano - titolari del locale Ostēr di Richmond - prima ad aprire un piccolo mercato davanti al ristorante e poi a lanciare un'iniziativa per andare incontro alle esigenze dei giovani impiegati nella ristorazione che durante il primo lockdown avevano perso il lavoro.
“Abbiamo messo in piedi un progetto di soup kitchen” racconta Osvaldo, 35enne di Busso, in provincia di Milano. “I passanti donavano dei soldi per acquistare un pasto, delle zuppe o dei panini per chi aveva perso il posto, e in questo modo abbiamo riscosso un discreto successo, anche perché la vita comunitaria nel nostro quartiere è molto radicata”.
“Il secondo lockdown è molto più duro, non solo per le nuove restrizioni”
La nuova serrata delle attività nella capitale del Victoria, scattata il 5 agosto, si è però fatta sentire a livello economico. Molte più persone hanno le idee confuse, ed è subentrata una certa paura del futuro. Soprattutto tra i lavoratori della ristorazione, che nella prima fase si sono molto aiutati tra di loro, si sono aggiunte l'incertezza e la stanchezza.
“Nel secondo lockdown abbiamo percepito che la gente non avesse la disponibilità economica e che fossero subentrati nuovi timori. Quindi abbiamo ridotto i prezzi e modificato l’offerta di prodotti. Al momento manca l'energia e l'entusiasmo, ma sono convinto che torneremo a socializzare” spiega Osvaldo Tognella.
“Adesso manca la benzina emotiva. È difficile trovare le risorse per investire e l’entusiasmo per fare cose nuove”
Impressione confermata da Nicola Dusi: “La gente ha meno benzina nel serbatoio emozionale. Mancano l'entusiasmo, le energie e - nonostante l'impegno - per il 90% dei ristoratori manca anche il ritorno economico. I più fortunati riescono a pagare l'affitto, ma i contratti dovranno essere ridiscussi”.
In attesa della lenta ripresa delle attività e del turismo, tutto il settore sta cercando di ripensare le proprie basi: “L'unica cosa che possiamo fare è aspettare e prepararci ad un futuro nel quale dovremo mantenere un'offerta valida e un'identità precisa. Ripartendo magari organizzando piccoli eventi curati come cene a base di vino”.
Il distanziamento sociale e le norme anti assembramento hanno provocato uno tsunami che si è abbattuto sul mondo sulla ristorazione. SBS Italian sta intervistando ristoratori, chef, pizzaioli, pasticcieri e importatori italiani d'Australia che sono riusciti a mantenere in vita le loro attività grazie ad iniziative estemporanee, in qualche caso curiose, sicuramente ingegnose”. (aise)