Un caldo africano sprigiona le sue lingue di fuoco sulla Capitale che a differenza di ogni altra estate appare in questo periodo più abitata che mai. Le immagini desolate di una Roma abbondonata nella calura di Agosto, rimangono relegate a capolavori neo realisti e per rimanere a tempi cinematografici più moderni alle sequenze di Bianco Rosso e Verdone, ma quest’anno nessun “Mimmo” accompagnerà nessuna “Marisol” per le strade deserte di Roma.

Sono rimasti quasi tutti a casa. I più temerari tenteranno la fuga nelle settimane centrali di agosto ma sempre in piena apprensione. Chi decide di optare per la vacanza è alla ricerca di agriturismi con piscina in Umbria o altre bucoliche sistemazioni. Tanta è la paura che persino le spiagge del litorale non risultano “tutto esaurito” e, le abituali code del we di ritorno da Ostia e Fregene non sembrano assumere le caratteristiche dell’ingorgo apocalittico.

 

 

Quest’anno quindi tutti in Italia con il conseguente crollo di preferenze per le mete esotiche. Il tam tam mediatico di questo inverno, non ha fatto altro che invitare la gente a spendere i propri soldi in Italia per sostenere l’economia del paese. Appello recepito dalla gente che però come ringraziamento ha trovato in molti casi prezzi folli.

Negli stabilimenti di Fregene durante il we si arriva a pagare per due lettini ed un ombrellone anche la bellezza di 36 euro parcheggio escluso e, non stiamo parlando certamente di un litorale della bellezza di Copacabana. In mezzo a tanti imprenditori onesti che hanno subito perdite e stanno faticosamente cercando di rialzarsi, c’è il sospetto che si annidi una fetta di approfittatori che hanno pianto miseria solo per aumentare il volume dei propri affari.

Uno sfruttamento della paura utilizzato per vendere a prezzi maggiorati sistemazioni che negli anni scorsi sarebbero rimaste invendute. Lidi di serie B, ma quest’anno elevati a location privilegiate grazie alla voglia a tutti i costi di non rimanere a casa. Casupole con giardino dove poter fare il proprio barbecue, sentendosi comunque dei fortunati in questi tempi di ristrettezza.

Questo è un po’ il filo che sta guidando la mentalità italiana verso il basso, alla filosofia dell’accontentarsi e del senso di colpa, alimentata da una comunicazione di sistema che ti ricorda ogni giorno che devi sentirti in qualche modo fortunato. In un certo senso davanti ai tanti che non ce l’hanno fatta è sicuramente così, però osservando alcuni fatti viene il sospetto che qualcosa non quadra.

Il megafono di governo ricorda in maniera sacrosanta di evitare assembramenti, la mascherina è diventata quasi una propaggine di ognuno e va benissimo. Però nello stesso al Tg non si può dire che la “seconda ondata è alle porte” e poi parlando di sport “…a settembre vogliamo riportare la gente negli stadi…” e ancora “…probabilmente a settembre la scuola dovrà proseguire in gran parte online…”. Un miscuglio di notizie che crea confusione sulla reale portata del pericolo lasciando chiunque nell’insicurezza.

In questo scenario infuria lo scontro tra chi sottovaluta il pericolo e quelli che invece vorrebbero norme più stringenti. Nella realtà dei fatti ognuno fa un po’ come gli pare, al di la di tutte le disposizione sembra che basti andare in giro con una mascherina, poi il fatto di indossarla correttamente o meno appare secondario. Diventata ormai un vero e proprio accessorio di moda da utilizzare a piacimento, c’è chi la tiene sotto al mento, chi sul gomito, chi sulla fronte, insomma in tutti i modi possibili tranne quello che dovrebbe essere utile. Il modo più trendy è quello di tenerla agganciata ad un orecchio e, con molta probabilità sarà questa l’immagine con cui archivieremo questa triste ed apprensiva estate.

Anche in politica le divisioni si fanno sempre più aspre, tra i difensori del Premier Conte che lo vedono statista di livello assoluto e miglior politico di sempre dai tempi dei fondatori della Repubblica e, quelli che invece non riescono proprio a scordare le tante parole a vuoto nelle sue apparizioni a reti unificate. C’è chi dice che questo governo stia usando il Covid per rimanere attaccato alla poltrona, chissà se è vero o no. Certamente l’aver prolungato lo stato di emergenza alimenta i dubbi di chi la pensa così. Non tanto per il fatto in se stesso, ma per le motivazioni addotte che non appaiono commisurate al provvedimento. Per fare decreti infatti non serviva certo il prolungamento di questo stato di cose, che ha di fatto accantonato il parlamento forse con troppa leggerezza.

Dall’altra parte il governo e i suoi accoliti, si difendono dicendo che chiunque nutra dubbi sul loro operato lo faccia strumentalizzando la crisi a proprio favore. Di fatto si è creato una sorta di mainstream, un pensiero dominante che si serve di organi di stampa e comunicazione. La rete e i media decidono moralmente cosa sia giusto e cosa sia sbagliato e chi è fuori da questa visione è tagliato fuori e soggetto ad essere insultato senza mezzi termini. Con questa modalità viene anche deciso chi siano le persone da perseguire è chi no come dimostrano i recenti fatti.

La leggerezza con la quale l’opinione pubblica ha trattato il caso Palamara ad esempio, uno dei fatti più gravi nella storia delle istituzioni della Repubblica e caduto praticamente già nel dimenticatoio, cozza in maniera evidente con la ferocia con cui si sta trattando mediaticamente la vicenda dei camici che riguarda il governatore della Lombardia Fontana. Per lui si sta scandagliando ogni risvolto della sua vita passata, alla ricerca di prove di malaffare senza un minimo di garantismo.

Una macchina del fango atta a creare discredito ed odio verso figure non funzionali per chi dirige la baracca. Se non fosse così a parità di trattamento, certamente Zingaretti che ha regalato 14 milioni di euro ad un venditore di lampadine in cambio di mascherine mai arrivate, dovrebbe essere a nove colonne sulle prime pagine di tutti i giornali un giorno si e l’altro pure.

Tra tutte le indecisioni che governano questo periodo è comunque stata concessa la riapertura di molte attrazioni culturali, alcune di valore assoluto e purtroppo penalizzate dalle norme di contingentamento che ne limitano la fruizione. È il caso della Mostra su Raffaello alle scuderie del Quirinale in scadenza il 30 agosto, che vista l’eccezionalità dell’evento avrebbe meritato un afflusso di pubblico ben più sostenuto. Al di la delle mascherine una sola certezza, il “Bello” ci salverà.