Il Covid-19, nella grande tragedia umana che lo accompagna, ci ha rivelato e insegnato molte cose.

L’Unione europea non è certamente il Santo Graal dell’unionismo e come tutte le creazioni umane non è esente da difetti, ma percorriamo velocemente l’evoluzione di questo audace progetto per poterlo esaminare da varie angolature.

Partendo dall’inizio, ricordiamo che più di mezzo secolo fa alcuni leader “visionari” ispirarono la creazione dell’Unione europea in cui miseramente oggi giacciamo.

Sapevano costoro che si sarebbe persa la sovranità nazionale? Che ci saremmo dovuti assoggettare alle normative europee, che sovrastano quelle nazionali? Che avremmo dovuto rinunciare alla nostra moneta per passare all’euro con un tasso di conversione, per alcuni Paesi suicida, e che il cammino verso l’integrazione sarebbe stato difficile, penoso e sotto certi aspetti impossibile? Probabilmente non lo immaginavano.

De Gasperi, ad esempio, era convinto che la Seconda Guerra Mondiale avesse insegnato a tutti gli europei la seguente lezione: “II futuro non verrà costruito con la forza, nemmeno con il desiderio di conquista ma attraverso la paziente applicazione del metodo democratico, lo spirito di consenso costruttivo e il rispetto della libertà”.

Tutti gli altri cofondatori (Konrad Adenauer, Joseph Bech, Johan Willem Beyen, Winston Churchill, Walter Hallstein, Sicco Mansholt, Jean Monnet, Robert Schuman, Paul-Henri Spaak e Altiero Spinelli) erano certamente dello stesso parere.

A loro, gente dabbene e idealista, interessava realizzare un sogno: la pace e la stabilità economica dei Paesi del Vecchio Continente, reduce da anni di guerra e sofferenze.

Di passo in passo, perseguendo questo meraviglioso progetto, si giungeva al Mercato Comune, alla Comunità Economica Europea fino ad arrivare all’attuale Unione Europea.

Ma non tutte le storie hanno un lieto fine!

Infatti, se per i padri fondatori gli ideali erano la democrazia, la libertà e la solidalità tra i popoli europei, per i figli degeneri gli antichi ideali andavano a farsi friggere e prendevano il loro posto la politica del "Cicero pro domo sua" e l´arte del “chiagni e fotti”.

Conseguentemente, l’Europa, che avrebbe dovuto essere la madre dei Paesi che la compongono, si rivelava matrigna, per i figli bisognosi e benevola per sé e per i pochi figli privilegiati.

Esistono dei diritti e dei doveri tra genitore e figlio, ma mamma Europa si è sempre preoccupata dei propri diritti trascurando i doveri verso alcuni dei suoi figli.

La "creatura" così tanto snaturata non reggeva a lungo e cominciavano a delinearsi le fratture, due schieramenti opposti: quello autoproclamato dominante, a Nord, e quello servente, a Sud. In questi termini, i rapporti si deterioravano sempre più tra i Paesi dei due blocchi al punto da favorire la nascita di partiti con forte vocazione nazionalista e antieuropeista.

Arrivati ai nostri giorni, madre Europa, sentendosi sempre più traballante, decide egoisticamente di non soccorrere i figli in stato di necessità pensando di poter così salvare se stessa dallo sfacelo.

Pia illusione!

Giorni addietro, il ministro della Finanze francese, Bruno Le Maire, si era espresso molto chiaramente a tal proposito: l’Europa non si riprenderà se lascerà cadere l’Italia.

Il 26 u.s. il Consiglio Europeo per l'emergenza coronavirus è stato un consiglio di fuoco e, tanto per cambiare, si è finiti ancora una volta con un nulla di fatto. Non a caso giunge il monito del nostro presidente della Repubblica: "L’Europa intervenga prima che sia troppo tardi. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni".

E sulla stessa linea, apprendiamo in questo momento, echeggia la voce più autorevole d’Oltralpe. Infatti, anche il presidente della Repubblica francese, ultra europeista e progressista, si vede costretto a rivedere le sue originarie convinzioni ideologiche collocandosi a fianco dell’Italia.

La Francia pare si sia finalmente stancata della solfa che si ripete dalle parti di Berlino e dintorni. “Il momento è storico: la Francia si batterà per un’ Europa della solidarietà, della sovranità e dell’avvenire”, ha ammonito il presidente d’Oltralpe.

Senza solidarietà sia economica che sanitaria non esiste soluzione e con questi toni Macron, in pratica, si allinea alle posizioni dei sovranisti, i quali da tempo ritengono che la UE consista solo in un’unione monetaria e nulla più.

"Il suo discorso è ripugnante nel contesto dell’Unione europea" con quest’affermazione si unisce al coro degli scontenti anche Antonio Costa, il premier portoghese, che ha reagito alle ultime parole provenienti da Wopke Hoekstra, ministro delle Finanze olandese. Infatti, nel corso del recente Consiglio europeo, secondo El Paìs, Hoekstra aveva chiesto alla Commissione di avviare un'indagine sul motivo per il quale alcuni Paesi (tra cui Italia e Spagna) dicano di non avere margine di bilancio per fronteggiare l'emergenza.

Ma questa Europa (del Nord n.d.r.) non ha capito l´antifona, pensa di essere inossidabile e non sa cosa l’aspetta. Ha i giorni contati e oramai tutti lo sanno. Ma come dice il detto popolare: "Il marito è sempre l’ultimo a sapere… ".

Una volta passata la bufera, visto che neanche con una crisi di proporzioni globali e con alcuni Paesi dell´Unione sull’orlo del collasso sanitario, la “matrigna” si è sentita in dovere di intervenire per tempo e per come avrebbe potuto e dovuto, sarà giudicata e certamente ripagata per come merita.

Gli europeisti immaginavano che, in occasione dell’epidemia, l´Europa potesse dimostrare l’importanza della propria esistenza e lo spirito di solidarietà che la anima venendo in aiuto all’Italia e agli altri Paesi in difficoltà in un momento così tragico, cosa d’altronde naturale in una unione di Stati.

Ma come spesso accade la realtà supera l’immaginazione e da Bruxelles è infatti arrivata la prima sentenza di condanna per i Paesi bisognosi di aiuti: su Mes e Corona bond nessuno sconto per quanto riguarda l’austerità e gli eventuali “commissariamenti” da parte del sistema finanziario europeo.

A che serve dunque una madre se abbandona un figlio nel momento in cui ha più che mai bisogno? E l’Italia è stata abbandonata a se stessa dall´Europa nel momento più cruciale della vita unionista, nell´imperversare del morbo virale.

Tra le tante cose, una triste frase non casuale sullo spread della presidente della BCE, Christine Lagarde, profferita alcuni giorni fa, inquietante per i modi e per i tempi, nel momento in cui venivamo colpiti dalla pandemia e molto probabilmente dalle speculazioni borsistiche, ha fatto crollare i mercati finanziari al punto da far incavolare persino il presidente Mattarella.

A ciò si aggiunga che, all’insorgere dell´epidemia, Germania e Francia, hanno ostacolato in tutti i modi l’esportazione di materiali di prima necessità sanitaria verso il nostro Paese, al punto che i nostri vertici sanitari hanno dovuto sperare nell’intervento della Cina, dell’Egitto, del Brasile, della Russia e infine degli USA, senza dimenticare il meraviglioso gesto della vicina Albania, che nel suo piccolo ci ha inviato materiale sanitario e una squadra di 30 medici.

Da Paese fondatore dell’UE a “Pinco Pallino”, Italia nostra che tristezza!

Ma è pur vero che la tristezza serve a dare la giusta dimensione al dolore, fino al suo esaurimento, con il fine di aiutarci a riflettere sulla nostra esistenza, sui nostri veri valori e a ritrovare le energie per ripartire, questa volta sicuramente in una direzione diversa.

Ecco perché a questo punto sorge un serio quesito sull´opportunità di convivere nella stessa famiglia con chi ci vuole male, ci disprezza, ci bistratta.

“Vivere col nemico” può andar bene nelle serie televisive, ma non nella vita reale!

Perdona i tuoi nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi” diceva John Fitzgerald Kennedy e gli italiani, cara Europa, non dimenticano!

La pandemia ci ha anche dimostrato come siamo fragili, come le nostre vite possono cambiare da un momento all’altro e in peggio, come siamo completamente dipendenti dai mostri economici e finanziari multinazionali e globali, creati dalla concentrazione del capitale in un mondo globalizzato. Se difatti, per come è avvenuto, la Cina si ferma, il mondo si ferma!

Conseguentemente, abbiamo scoperto che il nostro sistema politico negli ultimi decenni, indipendentemente dalle composizioni governative che si sono avvicendate, è stato solo un grande fallimento.

Sotto il profilo sanitario, che è il leitmotiv della nostra disamina, registriamo che in 10 anni si sono chiusi 175 ospedali e allegramente aperti 9.282 centri di accoglienza per immigrati.

In dieci anni sono stati tagliati 37 miliardi alla sanità pubblica con la conseguente perdita di 70mila posti letto e la chiusura di 359 reparti. I medici sono stati costretti ad emigrare per mancanza di posti di lavoro, la ricerca é stata finanziata con poco o niente e ci si ritrova con solo cinque mila letti di terapia intensiva per una popolazione che raggiunge i 60 milioni.

Ecco perché oggi si crepa da cani…

E l’attuale governo? Che pena, non è in grado di gestire convenientemente la catastrofe del coronavirus! Eppoi, ha agito con un mese di ritardo; l'emergenza mondiale era del 30 gennaio. Inoltre, non c’è intesa tra Governo e Regioni e queste ultime sfidano il Governo su vari provvedimenti compreso l’uso dei tamponi a tappeto e il numero dei dati, attualmente gestito dalla Protezione civile, mentre il ministero della Salute impone che la comunicazione del numero dei contagiati sia affidata esclusivamente all’Istituto Superiore di sanità.

Tutto questo caos dà l’idea o no?

Intanto, mentre le imprese chiedono di lavorare il Governo si preoccupa di pagarle per farle chiudere, non pensando che la chiusura potrà essere definitiva con tutto ciò che ne consegue.

Non a caso, i segni dell’insofferenza popolare si fanno già sentire.

La mancanza di liquidità economica dovuta al lock down imposto dal Governo per porre un freno alla pandemia ha innescato un malcontento sociale soprattutto tra i meno abbienti ma anche tra i numerosi imprenditori che ancora oggi aspettano risposte concrete da Roma e non solo promesse.

Cantare inni e sventolare bandiere dai balconi ha già stancato e le misure restrittive messe in atto dai vari governi, secondo la FAO, potrebbero provocare un pauroso deficit alimentare a livello globale.

E questo sì che sarebbe il principio della fine!

Passando al Vaticano cosa possiamo dire? Bene, esso ha sempre fatto storia a parte: Un plauso vada al Santo Padre, che il 27 marzo ha impartito la benedizione Urbi et Orbi concedendo l’indulgenza plenaria ai fedeli che si sono riuniti in preghiera con lui anche virtualmente.

Va ricordato che detta indulgenza libera l’anima dal peccato e dalla pena temporale ad esso connessa e che, pur essendo un istituto di cui spesso la Chiesa ha abusato in passato, vendendo le indulgenze specialmente ai regnanti e ai nobili in cambio di denaro, è però ancora previsto dalla dottrina e nella Costituzione Apostolica per mano di Paolo VI.

Tuttavia, in momenti di emergenza come l’attuale, ci sia consentito ritenere, col dovuto rispetto, che sarebbe stato più che opportuno preoccuparsi anche dei corpi che contengono l’anima, mettendo mano al portafoglio per venire in aiuto agli ospedali con l’acquisto delle attrezzature necessarie al crescente fabbisogno.

E a tal proposito è d’obbligo ricordare che la Chiesa Cattolica Romana ha la riserva di oro più grande al mondo e che, secondo l’Espresso, il tesoro del Vaticano vale almeno 10 miliardi di euro.

Ma allora è tutto negativo quel che ci circonda? Non proprio tutto.

Si dice che un eroe sia un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze. Bene, noi nella tragedia pandemica in corso abbiamo scoperto i nostri veri eroi: tutto il personale medico-sanitario, la Protezione Civile, i volontari, le forze dell’ordine, le forze armate, i trasportatori, gli industriali produttori dei generi igienico-sanitari e quelli che hanno convertito le loro produzioni a favore delle necessità ospedaliere.

Questi sono i nostri eroi, cui rendiamo omaggio oggi e che sempre ricorderemo.

Il popolo, cara Europa e cari governanti, non dimentica la lezione e quando verrà fuori da questa immane tragedia, ancorché con le ossa rotte e col dolore per le perdite umane, annuncerà l’ora della resa dei conti, del “redde rationem”. E come nella parabola dell’evangelista* sarà dato il benservito alle "allegre" generazioni politiche, nazionali e sovrannazionali, che ci ha ridotto allo stato in cui ci troviamo.

Concludendo, recuperata la sovranità nazionale, la previsione, secondo la più elementare logica, ci dice che saranno buttate le basi di un nuovo sistema politico, che ci porterà, tra l’altro, a una graduale deglobalizzazione, che ci consenta di ritrovare i nostri valori, la nostra competitività e la nostra gioia di vivere (non più come vittime ma come artefici del nostro destino).

E vogliate credere: Dio sarà con noi perché stavolta saremo nel giusto!

 

* L'evangelista ci racconta che un uomo facoltoso aveva incaricato della gestione dei propri beni un amministratore, Allorché , però, giunsero all'orecchio del ricco signore voci di una allegra gestione del patrimonio, questi chiamò l´amministratore per rendere conto del suo operato e gli disse: redde rationem villicationis tuae: iam enim non poteris villicare: "rendimi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare".

G.&G. Arnò