Un itinerario che parte dal luogo, nei pressi della località La Sorte, in cui, il 16 agosto 1916, l’artista cadde

dalla cavalla imbizzarrita e batté la testa a terra, al murales realizzato a lato d’una strada cittadina –

Passando attraverso l’obbligatoria visita alla sua tomba, nel secondo campo del Cimitero Monumentale,

dove riposa accanto alla madre – Un “viaggio nel tempo” che potrebbe essere progetto di promozione

culturale ben oltre i confini locali

 

Servizio e foto di Claudio Beccalossi

 

Chievo (Verona) – La frazione non è assunta ad una certa fama solo per i recenti clamori delle cronache calcistiche connesse alla squadra omonima, il ChievoVerona (associazione fondata nel 1929). Per la sua felice posizione nei pressi del fiume Adige (utilizzato nel tempo andato come porto fluviale e per una segheria, attività d’avanguardia dei primi molini), il clima salubre e la flora prospera, fu scelta da nobili scaligeri per edificarvi ville gentilizie passate attraverso alti e bassi di conservazione, come nel caso di Villa Pellegrini Marioni Pullè (sinteticamente meglio nota come Villa Pullè).

Edificata nel XVII secolo in stile neoclassico o neopalladiano (dotata d’una palazzina eclettica che armonizza il neorinascimento della facciata con l’esotismo della struttura laterale e retrostante), ha poi ceduto ai rifacimenti dell’architetto Ignazio Pellegrini (nel XVIII secolo). Rotolata nel degrado, nella spoliazione e nel vandalismo (interni del complesso, mirabili affreschi compresi) e nonostante poco convinti tentativi di restauro, la villa di proprietà dell’Inps (Istituto nazionale previdenza sociale) rammenta con sofferta fierezza i soggiorni di imperatori d’Austria e di regnanti sabaudi. Nomi altisonanti tra cui lo stesso re Umberto I d’Italia (Umberto Rainerio Carlo Emanuele Giovanni Maria Ferdinando Eugenio di Savoia, Torino, 14 marzo 1844Monza, 29 luglio 1900, re d’Italia dal 9 gennaio 1878 al 29 luglio 1900, data del suo assassinio a Monza ad opera di Gaetano Bresci, anarchico toscano emigrato negli Stati Uniti), ospite di Villa Pullè nel corso delle manovre militari del luglio 1887 e del settembre 1897.

In un ideale e parziale “percorso della memoria” riguardante il rapporto “Futurismo & Verona”, Chievo (Céo in dialetto scaligero) ha un ruolo tragicamente definitivo. Infatti, è in una stradina di campagna (oggi via Boscomantico) nei pressi della località La Sorte che, mercoledì 16 agosto 1916, l’autorevole esponente del Futurismo (movimento letterario, artistico e politico, fondato nel 1909 dallo scrittore, poeta e drammaturgo Filippo Tommaso Marinetti, Alessandria d’Egitto, 22 dicembre 1876 – Bellagio, Como, 2 dicembre 1944) nonché richiamato alle armi dal 24 luglio 1916 quale artigliere nel 29° Reggimento d’Artiglieria da Campagna allora di stanza a Chievo, il pittore e scultore Umberto Boccioni, cadde dalla propria cavalla, una giumenta baia a cui Boccioni stesso aveva dato il nome futurista di Vermiglia, che s’era imbizzarrita, impennandosi, alla vista d’un rumoroso autocarro. Il cavaliere, poco esperto, venne disarcionato e batté violentemente la testa a terra, svenendo e stando con un piede impigliato in una staffa.

All’incidente occorso in un viottolo parallelo alla linea ferroviaria non assistette nessuno e la giumenta, tornata docile ed al passo, si mise a brucare qua e là, portandosi appresso Boccioni esanime e con i capelli insanguinati. Una contadina, finalmente, s’accorse della vagante Vermiglia e del corpo vestito in grigioverde che si trascinava dietro. Gridò alla figlia poco lontano di venire ad aiutarla e le sue urla fecero intervenire anche un ferroviere del vicino passaggio a livello. Riuscirono a liberare il piede di Boccioni imprigionato nella staffa e, deposto sul terreno, provarono inutilmente a farlo tornare in sé per poi trasportarlo, su un’automobile, all’Ospedale Militare. Ma, nonostante il prodigarsi dei medici, l’artista moriva alle prime luci del 17 agosto 1916. Sua madre, Cecilia Forlani, al ricevere la tragica notizia della scomparsa del figlio rimase paralizzata e non parlò più per il resto della sua vita.

In seguito, sul luogo della disgrazia, venne collocato una sorta di cenotafio per duraturo ricordo dell’artista. La lapide riporta la scritta: “Qui Umberto Boccioni artista e soldato d’Italia trovava la morte 16 – VIII – 1916”.

Sopravvissuto all’incalzare del tempo, solo in occasione del centenario della tragica morte e delle iniziative culturali ricorrenti, nel 2016, il cameo commemorativo è stato, in qualche maniera, restaurato ed integrato da due stele riproducenti altrettante opere di Boccioni (“Combattente con lancia” e “Forme uniche della continuità nello spazio”, quest’ultima celeberrima per essere stata riprodotta sul dritto della moneta da 20 centesimi di euro con la variazione di pertinenza italiana) e da un’asta sormontata da un esagono irregolare dipinto con le seguenti dediche: “Grazie uomo che con la tua Arte hai dato lustro al nostro Paese. L’Italia – Grazie che per l’Italia, in questo luogo hai dato la vita – Il tuo coraggio per tutto ciò che hai fatto ci porta nel mondo a dir con orgoglio che sono italiano – Grazie patriota… Artista della terra nostra”. L’esagono reca pure, in alto, una riproduzione dell’opera di Boccioni “Cavallo + cavaliere + case” e, sotto, un ritratto dell’artista ricavato da una foto del 1913 di Emilio Sommariva (Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Fondo “Sommariva”).

L’insieme evocativo meriterebbe riguardo, indicazioni ed illuminazione adeguati, coniugando la drammaticità storica dell’evento con lo specifico riferimento al Futurismo.

 

Verona – Un’altra fermata del “percorso della memoria” riguardante Umberto Boccioni (nato a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882) è, appunto, la sua tomba, tra le più datate del secondo campo del Cimitero Monumentale di Verona (per la precisione, zona: Reparto 14 – Intercolunnio – C.N.; manufatto: loculo – nr. 0014).

Sul marmo troneggia uno stemma: un’aquila ad ali spiegate (che sostiene lo scudo sabaudo) tra due fronde (simboleggianti l’alloro del trionfo e la quercia della forza) sotto l’acronimo VCA (Volontari Ciclisti Automobilisti, in cui era arruolato lo stesso Boccioni) e tra le parole Associazione e Nazionale. È lo stesso blasone presente sulla sepoltura di Carlo Monticelli (1877 – 1934) a Trezzo sull’Adda (Milano), istruttore e comandante del Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti (appunto, VCA) che raccolse i futuristi arruolati nella Prima guerra mondiale.

Oltre all’emblema, la lapide sancisce per i posteri: “Boccioni artista e soldato che alla patria volontario sacrificò vita e gloria”. Sembrerebbe (come nel caso della specie di cenotafio sul punto della sciagura) l’iscrizione nel ricordo d’un deceduto in guerra e non certo per una banale, seppur sfortunata, caduta da una cavalla.

Umberto riposa accanto all’amata madre, Cecilia Boccioni Forlani, ricordata così nell’epigrafe dettata dalla figlia Amelia (che, sposata con Guido Callegari, viveva a Verona): “O mamma adorata / la morte di tuo figlio / che ti riposa accanto / spense in te per due lustri / moto e parola / non lo spirito vegliante / in tragico silenzio. / Tua figlia”.

I due loculi riportano appunti superstiti (e da salvaguardare) di tanti visitatori, compresi personaggi illustri, che si recarono e vengono tuttora in commossa visita ed in ispirato pellegrinaggio. Anche in questo caso, sarebbero opportuni adeguati avvisi per agevolare eventuali “cercatori” delle tombe di Boccioni e della madre.

Il cerchio veronese sulle tracce del futurista Umberto Boccioni potrebbe concludersi con un filone artistico “alternativo”. Quello pregnante del murales dedicato al Futurismo ed a Boccioni, realizzato da Eye Lab Design (Street Art, Murales and Graffiti in Verona. Spray passion since 1996, www.eyelabdesign.com) in stradone Santa Lucia, a Verona, dove campeggia un penetrante ritratto di Boccioni ispirato ancora alla foto del 1913 di Emilio Sommariva.

La pittura murale a tema costituisce il dulcis in fundo, dopo i due precedenti “santuari” del Futurismo in lutto inconsolabile… Un “viaggio nel tempo” ed un itinerario in tre tappe che potrebbe essere un progetto di promozione culturale valorizzato, coordinato e pubblicizzato (anche in prospettive nazionale ed internazionale) dal Comune stesso di Verona e da quanti sentano pulsare bene il Futurismo di Umberto Boccioni…

 

Boccioni