Non siamo venuti

al mondo soltanto

per noi!

Antonio Candreva è stato indicato dall’ASIB (Associazione Stampa Italiana in Brasile) e dalla Gazzetta Italo-Brasiliana al premio “Personaggio dell’anno 2019”.

Premiazione riservata annualmente ad entità e personaggi italiani o italo-brasiliani, che si siano particolarmente distinti nell’ambito delle attività sociali, economiche, culturali, sportive e umanitarie da essi rispettivamente svolte.

Il premio cui è stato indicato Candreva, noto calciatore dell’Inter di Milano, attiene al lato umano dello stesso.

Infatti, oltre alle ben note doti sportive, Candreva ha dimostrato il lato, sempre più raro, umano e solidale nei confronti di una persona indigente.

E non è la prima volta!

La vicenda della bambina di Minerbe (VR), i cui genitori non avevano la possibilità di pagare la retta dei pasti scolastici e che, quindi, era costretta a saltarli, ricevendo solo tonno e cracker, ha commosso molti di noi e, tra i tanti, Candreva, che si è generosamente offerto a sanare in termini monetari il problema, uno dei tanti, che oramai pervadono il nostro quotidiano.

Ma perché, ci si domanda, si arriva a tanto?

Sia chiaro, non è nostra intenzione trasferire questo caso limite sul piano polemico della politica spicciola, che strumentalizza ogni accadimento per i propri fini e, di certo, non a fin di bene, per cui non disserteremo sulle ragioni o meno del Comune di Minerbe, amministrato dal sindaco Andrea Girardi, atte a riservare un trattamento alimentare differenziato alla malcapitata scolaretta.

A tanto ci hanno già pensato gli opinionisti di turno, mentre a noi interessa disquisire sul gesto di generosità in sé, da non sottovalutare (o macchiare di inutile enfasi), che può servire a promuovere normative specifiche e/o a farci porre domande, altrimenti impensabili.

Sono le cause dell’abbrutimento generale della nostra società che ci preoccupano (il caso di Minerbe è la punta dell’iceberg che racchiude il degrado del nostro sistema), perché, se non individuate e sanate opportunamente, chissà dove andremo a finire e che qualità di vita riserveremo alle future generazioni.

Senza entrare nel merito del caso in oggetto e ragionando “in abstracto”, pur ammettendo che esistono norme e regolamenti da rispettare nelle strutture pubbliche, non si concepisce un trattamento alimentare differenziato ad un alunno in età scolare (i bambini in ogni cultura e ideologia sono stati considerati sempre come il futuro dell’umanità).

Questo riferimento ci insegna qualcosa che non possiamo trascurare: determinate situazioni negative ci inducono ad avere un attimo di riflessione, perché è dal male che nasce il bene.

Bene e male sono due facce della stessa medaglia e non a caso S. Agostino dice: «Dio, essendo sommamente buono, non permetterebbe in nessun modo che nelle sue opere ci fosse del male, se non fosse tanto potente e tanto buono, da saper trarre il bene anche dal male». Sullo stesso tema, San Tommaso d’Aquino: “Sicché appartiene all'infinita bontà di Dio il permettere che vi siano dei mali per trarne dei beni”.

È in questo contesto, così concepito, che il buon governante, forte delle esperienze negative, deve amministrare sapientemente la res publica.

lo Stato, quindi, attraverso gli organi di governo, ha l’obbligo di prendersi cura dei propri cittadini; della salute, dell’educazione e dell’istruzione gratuita degli stessi, proiettandoli verso un futuro migliore.

Assicurando il benessere dei propri cittadini, lo Stato ha assolto uno dei compiti primari di cui si rende garante.

Tutto il resto: Europa, euro, spread, sondaggi, immigrazione, via della seta, Libia e quant’altro con cui quotidianamente ci riempiono la testa sia i mezzi di comunicazione, che i partiti politici attraverso i loro “banditori”, è secondario, è bassa politica, fa oramai parte del nostro tran tran quotidiano.

Ma la vera politica, quella esercitata da leader capaci, necessaria alla vita democratica di un Paese, deve servire, innanzitutto, al bene dei cittadini garantendo loro i diritti fondamentali, tra i quali: libertà, salute, sicurezza, istruzione, uguaglianza e lavoro, che costituiscono il cardine delle regole fondamentali su cui si basa l'intero nostro disegno costituzionale.

Casi come questo non si verificherebbero, se lo Stato e il rispettivo governo potessero dedicarsi, senza “distrazioni” causate da problemi defatigatori e ultronei (nell’accezione forense dei termini) sia endogeni che esogeni, al totale benessere dei propri cittadini.

Uno Stato che funzioni (forte), quindi, deve rivolgere le sue attenzioni, primariamente, ai propri cittadini, perché solo dopo aver assolto positivamente e esaustivamente questo compito potrà rivolgersi (ispirato dallo spirito cristiano ereditato dalla nostra cultura e non solo), con i mezzi possibili e ritenuti più idonei, verso coloro (altri Stati) che, per un motivo o per altro, non abbiano raggiunto lo stadio dell’autosufficienza.

In sostanza in Italia e, dal momento che facciamo parte dell’UE, in Europa va cambiato lo spartito sia per la politica interna che per quella internazionale: - si precisa - non assistenzialismi, ma investimenti pubblici; non ridistribuzione della ricchezza, ma del benessere sociale.

Mettere a sistema un progetto con siffatte caratteristiche rappresenta un vero passaggio verso una visione – sia pure - nazionalistica, ma nello stesso tempo solidaristica della politica italiana ed europea.

Sempre, però, che il Potere economico internazionale, artefice del nefasto globalismo, non distorca il buon proposito degli Stati “forti” o divenuti “forti”, trasformandolo in strumento di neocolonialismo, per come si sta assistendo in varie parti del mondo e, facile a capirsi, anche non distante dai nostri confini.

Purtroppo, le ideologie ottuse e irrazionali, la voracità dell’Alta Finanza e una Chiesa affetta da una profonda e irreversibile decadenza dottrinale e morale stanno sovvertendo l’ordine dei principi cardini della nostra civiltà, abbrutendo la nostra esistenza!

E a proposito della Chiesa, che - nonostante gli alti e bassi - ha sempre avuto un ruolo importante nella vita del nostro Paese, ci sia permessa una digressione dall’argomento principale, dal momento che la formula utopistica dello Stato neutro nei riguardi della fede religiosa e della Chiesa neutra nei riguardi della politica interna e internazionale non incanta più nessuno: in questo momento più che mai, mentre nel Vaticano si fa politica con tratti di insistente e incondizionata adesione all´ideologia ambientalista e migrazionista, riducendo la Fede a pura sociologia, si rende necessario capitalizzare le parole del Cardinale Charles Journet.

Questi, infatti, nella sua opera Eglise du Verbe Incarné, chiosa: «L’assioma “dov’è il Papa lì è la Chiesa” vale quando il Papa si comporta come Papa e Capo della Chiesa; in caso contrario, né la Chiesa è in lui, né lui è nella Chiesa».

A buon intenditor poche parole!

Ma, per tornare al nocciolo della questione di nostro interesse, dovremmo sempre ricordarci che non siamo venuti a questo mondo soltanto per noi "Non nobis solum nati" (Cicerone) e che non è accettabile una societá individualista retta dal motto "Ognuno per sé e Dio per tutti". 

Dovere della nostra classe politica è recuperare certi valori e la rotta smarrita: allo Stato e al Governo l'amministrazione e la cura dei propri cittadini e alla Chiesa la cura delle anime e solo quella.

Ecco che, nel marasma politico e sociale dominato dall’egoismo economico, cieco fino al punto da ignorare la terra e il prossimo, l’esempio di Candreva ci induce a riflettere, profondamente.

Epperciò va premiato!

G.&G. Arnò