Basta un po’ di maltempo per mettere a nudo tutti i limiti di una città che dopo aver attraversato i secoli facendone la storia, ha perso progressivamente le sue capacità di far fronte alla vita di tutti i giorni. In un clima meraviglioso come quello di Roma basta una sola settimana di inverno “reale” per saggiare i limiti di un sistema cittadino ormai ridotto ai limiti dell’essenziale, in cui l’eventualità della tragedia è sempre dietro l’angolo.

In quella che presumibilmente è stata la coda dell’inverno qualche giorno di temperature rigide unito ai venti freddi del nord, ha causato grandi problemi portandosi via quattro vite umane alle porte di Roma e nel Lazio e, provocando feriti anche in pieno centro. Un bilancio inaccettabile per una capitale europea specialmente se provocata principalmente dalla caduta degli alberi. Sono state 500 le richieste pervenute ai vigili del fuoco per rimuovere rami, tegole cadute dai tetti, alberi stramazzati al suolo e divenuti intralcio per la viabilità.

Segni del percorso che Roma ha da tempo intrapreso verso il collasso e che solo un intervento di grandi proporzioni potrà evitare. Una città incapace di far fronte al patrimonio naturale delle sue ville, trasformando in punti a sfavore la bellezza di Villa Borghese, Villa Pamphili, Villa Celimontana e tutte le altre grandi aree verdi cittadine. La mancata cura del verde si trasforma in arma letale specialmente a causa dei pini che prima di cadere non danno nessun segnale, abbattendosi con il loro mantello ancora verde quando invece le radici sono già morte da un po’.

Naturalmente lo sterile apparato politico che governa l’Italia e anche Roma, invece di cogliere tutto questo come un segnale di allarme, non può non cadere nella tentazione di strumentalizzare i fatti vigliaccamente e a proprio tornaconto. Si sprecano gli attacchi alla Sindaca Raggi puntandole il dito contro e addossandole ogni responsabilità. Come se l’organico del servizio giardini, ridotto a sole 18 unità, fosse una colpa della prima cittadina di Roma.

Si ignora invece volutamente che si tratta di una situazione figlia della mala politica, di cui fanno parte tutti gli schieramenti senza nessuno escluso e certamente anche quello della Sindaca Raggi, che fu la prima a criticare per gli stessi problemi l’allora sindaco Alemanno. Quest’ultimo in questi giorni è stato condannato a sei anni per corruzione, anche se in primo grado, per fatti connessi all’inchiesta denominata “Mafia Capitale”. Con lui prosegue la serie dei sindaci che a vario titolo hanno avuto a che fare con la legge.

Fuori da questa brutta tradizione romana rimangono gli ex sindaci Veltroni e Rutelli, impassibili testimoni della genesi del degrado di Roma. Bravi a non vedere nulla di tutto quello che gli accadeva intorno, proprio mentre si gettavano le basi di lobby e reti di privilegio attraverso cui passa ancora oggi tutto il marcio di Roma.

Per risollevare le angosce del popolo torna sempre buona la soluzione “panem et cirsenses” che ai giorni nostri è rappresentata degnamente dal Derby Lazio – Roma. Dalla finestra su Roma si vede già la frenetica agitazione della gente in questa settimana che precede la stracittadina calcistica. La partita come un vero evento popolare d’altri tempi, esercita una grande capacità di coinvolgimento che ha il potere di raggiungere anche gli animi più pacati e disinteressati al calcio.

Come le altre volte fervono le scommesse tra tifosi, che nei casi più eclatanti penetrano anche le mura domestiche contrapponendo mogli, mariti e figli. In palio cene o penitenze particolari di ogni sorta, da espiare in caso di sconfitta. Tutto come sempre insomma, tranne che per l’ultima novità che viene direttamente dal campo e porta il nome di Nicolò Zaniolo. Diciannovenne giunto a Roma quasi per caso nell’ambito dell'operazione che ha portato Radja Nainggolan all’Inter.

Ragazzo di grande prospettiva e di notevoli mezzi tecnici, tanto che il CT della Nazionale Mancini lo aveva convocato prima ancora che esordisse in campionato. Tutti gli addetti del settore vedono in lui il futuro del calcio italiano, ma fino a qui è una storia vista e rivista tante volte per un giovane che sia affaccia alle porte del professionismo. Quello che non si vedeva più da tempo è l’atteggiamento che ha questo ragazzo, capace di rimanere con i piedi per terra e di non esaltarsi davanti a tutta l’attenzione piombata improvvisamente su di lui.

A differenza di altri lui non tenta di imitare atteggiamenti e movenze ridicole di altri giocatori dell’era moderna, non si perde appresso a macchine sportive, discoteche e rotocalchi e, non fa balletti o gesti strani quando segna. Mantiene l’atteggiamento di un ragazzo normale talmente concentrato da non trovare il tempo nemmeno di prendere la patente, tanto è vero che è la mamma ad accompagnarlo al campo tutti i giorni. Insomma l’unica novità del derby in definitiva è lui, Nicolò Zaniolo, un ragazzo che quando scende in campo sprizza entusiasmo da tutti i pori per il gioco del calcio, riaccendendo nei tifosi quella passione che troppa mercificazione intorno al calcio ha affievolito da tempo.

La sua esultanza a braccia aperte sotto la curva romanista dopo la doppietta segnata al Porto in Champions League, ha fatto ricordare ai tifosi più datati le esultanze di grandi campioni come Agostino Di Bartolomei, il Bomber Pruzzo, Falcao e Bruno Conti, miti romanisti di cui sembra avviato a ricalcare le orme. Almeno fino a quando qualche Club di importanza mondiale non lo strapperà via da Roma a suon di milioni.

Per chi resiste al fascino del derby le alternative non mancano, ma di tanto in tanto val bene omaggiare l’essenza della grandezza di Roma insita nei suoi monumenti antichi. Tanto più questa volta, a pochi giorni dall’annuncio che Bvlgari con un milione di euro finanzierà il restauro dell’area archeologica di Largo Argentina rendendola accessibile e visitabile.

Il complesso è il più antico dell’epoca repubblicana e in esso trovano spazio quattro templi romani di età comprese tra il IV al II secolo a.C.. Il valore storico più grande pero è costituito dal basamento di tufo della Curia di Pompeo, su cui si consumò l'assassinio di Giulio Cesare il 15 marzo del 44 a.C., evento noto come le “Idi di marzo” e narrato da Cicerone. Un posto di immenso valore per la storia della civiltà. Un sito quasi mitologico restituito al pubblico e che fornisce un motivo in più, malgrado tutto, per visitare Roma.