L’ennesimo attentato nel cuore della Francia, cioè a Strasburgo, sede del Parlamento Europeo e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dove un attentatore, forse con la complicità di qualcun altro, ha fatto fuoco su dei civili inermi che si trovavano sul posto a godersi il mercatino natalizio, che ha provocato la morte di 4 persone e il ferimento di una decine di individui, tra cui un giornalista italiano. Non è mancata la voce e l’esultanza, come pure l’approvazione, e i festeggiamenti dell’ISIS attraverso i loro social network, organizzazione terroristico che si è ridotta a un lumicino nelle aree territoriali dell’Iraq e della Siria.

Tutto ciò non deve indurre gli Stati occidentali, ma anche la comunità internazionale, ad abbassare la guardia al terrorismo internazionale che è considerato a prevedibilità zero. Cosa voglio intendere con la frase “non abbassare la guardia al terrorismo a prevedibilità zero”? A 17 anni dal primo attentato terroristico nel cuore di New York City, dove alcuni terroristi al servizio di Al-Qaeda, impossessandosi di velivoli dell’aviazione civile, effettuarono attacchi veri e propri contro strutture civili e governative degli Stati Uniti – alle Torri gemelle e al Pentagono (Dipartimento della Difesa) – e cagionarono la morte di migliaia di cittadini che si trovavano sia a bordo degli aerei di linea sia negli edifici. Dal 2001 sino ad oggi questa entità del terrore sta cambiando la vita e le abitudini di molti Paesi, soprattutto, dell’occidente. Purtroppo, ancora una volta, la programmazione di tutte le emittenti televisive è stata interrotta dalle break-news in cui si annunciava che un uzbeko, che viveva negli Stati Uniti dal 2010, Sayfullo Habibulaevic Saipov, di 29 anni, con il permesso di soggiorno, ha sferrato un attacco micidiale nel cuore di Manhattan, a pochi metri dal World Trade Center, scagliandosi con un pick-up, preso a noleggio, contro un gruppo di ciclisti, di cui quasi una decina uccisi sul colpo e molti feriti. L’individuo, che è stato fermato e tratto in arresto, aveva agito da solo come un lupo solitario, quindi, agendo come foreign terrorist fighter e, aggiungerei, che si è saputo muovere coperto dalla c.d. prevedibilità zero.

È vero che l’ISIS (lo Stato islamico) ha subito dei pensanti contraccolpi in Siria e in Iraq, dove sta perdendo il controllo su territori conquistati, ma non si può inneggiare ancora alla vittoria definitiva, sebbene ora la comunità internazionale deve affrontare il terrorismo a prevedibilità zero. Si rammenti che l’ISIS/DAESH, che ha perso due città importanti dell’Iraq come Mosul e Raqqa, dove aveva sede il governo centrale guidato da Abū Bakr al-Baghdādi, pur avendo avuto il controllo di molti lembi territoriali siriani e iracheni e che puntava a governare i territori dove imponeva la propria sovranità, lasciando ancora in campo la questione dei combattenti terroristi stranieri – c.d. foreign terrorist fighters –, dei lupi solitari e, infine, l’aspetto riguardante la prevedibilità del gesto sino a zero .

Credo che sia necessario porre delle spiegazioni sulle figure poc’anzi enunciate, ma prima partendo dall’espressione c.d. terrorismo molecolare inteso come azione di gruppi o individui capaci di muoversi e agire autonomamente da una centrale di comando esterna, nel senso che non esiste una centrale strategica del terrorismo, ma c’è qualcuno che ispira. Questo terrorismo molecolare può essere reputato come minaccia dell’imprevedibilità che comprende sia la figura del lupo solitario, sia del combattente terrorista di ritorno dai fronti della jihad. L’esemplare tipico di questo imprevedibile terrorismo molecolare è rappresentato da Omar Abdel Hamid El-Hussein, terrorista, con nazionalità danese, che, dopo aver messo a segno il primo colpo, prende un taxi si fa portare a casa e, successivamente, chiama un secondo taxi per farsi condurre sul secondo obiettivo. Ergo, va menzionato che tale terrorismo è da reputare non strutturato in un’organizzazione vera e propria.

Partendo dalla prima figura cioè quella del combattente terrorista straniero, si può asserire che si tratta di individuo che viaggia da uno Stato diverso da quello dove risiede con l’obiettivo di compiere, pianificare, preparare o partecipare ad azioni di matrice terroristica, ma anche di fornire o ricevere un addestramento che abbia scopi terroristici. Si sa che grazie al Regolamento Schengen, che istituisce un codice unionale relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone, qualsiasi terrorista può circolare liberamente all’interno dei Paesi dell’UE e “la situazione della sicurezza all’interno dei confini dell’Unione”, – come ha sottolineato l’ex Ministro degli Esteri Giulio Maria Terzi nella sua pagina di Facebook – con particolare riguardo ai soggetti schedati come “radicalizzati potenzialmente pericolosi”, che grazie alle lentezze della burocrazia continuano a circolare a piede libero nelle nostre città, è un totale colabrodo(ndr).

Circa la figura del lupo solitario, va precisato che, oltre ad essere considerato un’estremista, agisce da solo o in piccoli gruppi destrutturati, al di fuori di vere e proprie associazioni terroristiche e che si attiva(no) per far in modo che si realizzino attentati di matrice jihadista. Ora, il lupo solitario si radicalizza attraverso i siti di internet o, meglio, mediante il web, da dove apprende ogni tecnica con la quale in seguito agirà. Da qui subentra il criterio dell’emulazione che consiste in quell’ elemento del reclutamento che non avviene attraverso un’azione classica, ma mercé il meccanismo dell’impegno di imitare, eguagliare o superare gli altri. Non vi è alcuno che ha offerto al singolo individuo o al gruppo di persone un vero e proprio addestramento.

Circa l’aspetto concernente la prevedibilità zero, una nuova minaccia terroristica, ritengo che sia necessario misurarsi con un terrorismo che ha la capacità di apprendere il tempo di reazione tra il momento in cui un attacco viene concepito e il momento dove un attacco è realizzato, viene abbattuto drasticamente. L’esempio è quello di un lupo solitario che ruba un tir e dopo alcuni minuti si lancia contro un gruppo di persone, come quello accaduto a Nizza, Berlino, Stoccolma, ecc.; da qui si comprende che la nuova minaccia è a prevedibilità del gesto pari a zero . Una minaccia nuova che costituisce l’imprevedibile, nel senso che dal momento in cui è concepita l’azione sino alla sua realizzazione, il tempo di reazione è davvero minimo ossia di un limite molto sottile.

Oggi, ci si trova a dover affrontare la minaccia sul terreno della spontaneità dell’azione, che può avvenire dal solo individuo o da un gruppo di persone, come ho già accennato in precedenza, tuttavia è pur sempre un atto spontaneo e non un’azione organizzata ed eterodiretta. Difronte a questa forma di terrorismo, che, come ho già sottolineato, ha una prevedibilità che tende a zero, serve una capacità di prevenzione, di repressione e di intelligence che non sarebbero sufficienti. Difatti, si riaffaccia il classico problema del controllo del territorio. Dinanzi a un terrorismo dove l’elemento dell’individuazione di un progetto criminale e il suo momento di realizzazione è particolarmente breve o tendente a zero, credo che l’unica via maestra per evitare che un attacco si concretizzi o divenga reale sia quella di controllare il territorio sia a livello interno, sia a livello europeo, non solo, ma anche quello di istituire a livello UE un unico Servizio segreto europeo, in modo da coordinarsi per prevenire futuri attentati.

GIUSEPPE PACCIONE