Si direbbe di sì, stando alle evidenze. Trascorsa la “luna di miele” consumata nei mesi successivi all’elezione al soglio di Pietro, Papa Bergoglio non è più tanto amato dal suo gregge e non solo. Non è una nostra impressione, ma sono le statistiche a dircelo: un sondaggio Demos quantifica il consenso nei riguardi del Papa in netto calo, cioè dall´88% nel 2013 al 71% attuale. Tra i giovani il calo è più accentuato, tant’è che si arriva al 55% di fiducia, senza voler considerare il calo delle vocazioni sacerdotali e di quelle religiose femminili, la cui percentuale varia tra il 50 e l’80 per cento.

Le cause? La politica di Bergoglio in difesa dei migranti; il promesso e mancato cambiamento nel mondo della Chiesa; la mancanza di trasparenza e la copertura degli scandali all’interno della stessa.

Un riscontro obiettivo: in Cile, lo scorso gennaio, il Pontefice, contrariamente a quanto era avvenuto in precedenza con Giovanni Paolo II (1987), accolto da folle festanti, ha trovato chiese incendiate e minacce terroristiche; recentemente, in Irlanda, al cospetto del Papa c’erano 120.000 persone contro un milione e mezzo, presenti al radunato per Papa Wojtyla nel 1979.

Evidenze chiare e inconfutabili dell’esistenza di un espressivo abbandono del cristianesimo da parte dei fedeli, accentuatosi sotto il pontificato di Bergoglio. Un processo di scristianizzazione irreversibile e preoccupante causato da un Papa, più un prodotto della globalizzazione che non della tradizione; più vicino agli islamici che ai cristiani, ai poveri che vengono da lontano che ai poveri di casa nostra, ai protestanti che ai cattolici, ai poveri in generale che ai poveri credenti, alle unioni “irregolari” che alle famiglie cristiane, alle “periferie” estreme della Chiesa che al centro della stessa (p. es. visita agli ex preti, sposati).

Insomma, ci ritroviamo una Chiesa affatto ecumenica e molto globale, apparendo, in certe occasioni, più una ONG politicizzata dalla strategia della sinistra tardo-capitalista, che tanto ci ricorda magnati come Bill Gates e Soros, che non l'Universalità cristiana, fondata a partire dalla predicazione di Gesù Cristo e dei suoi Apostoli. Una Chiesa, ancora, al cui comando si trova un Pontefice che sta cancellando la tradizione cristiana e cattolica, costruita nei secoli con l’opera e il sangue di papi, teologi, santi e martiri. Una Chiesa, infine, che, nel momento in cui cerca di cambiare i propri paradigmi culturali per integrarsi e dialogare con le altre civiltà della terra, si trova a dover sciogliere il “nodo” Cristianesimo senza dogmatismi, imponendo – di conseguenza - uno sconvolgimento etico-religioso che affonda le radici nei secoli.

Più precisamente, quanto una Chiesa o religione organizzata propone un nuovo paradigma, è scientificamente provato che sarà questo e solo questo che determinerà la crescita o la crisi di una religione. Col pontificato di Papa Bergoglio si sta verificando la seconda ipotesi: “L’Eclissi del Sacro” verrebbe da dire, rifacendoci al titolo di un bel libro di Alain de Benoist e Thomas Molnar datato ormai di alcuni anni, ma tuttora attuale o piuttosto “Dio è morto”, ricordando Nietzsche nel suo Zarathustra, in cui annunciava la fine totale del cristianesimo, della religione, e, nel contempo, preconizzava il futuro dell’uomo moderno in un mondo totalmente privo di dei.

“Il Signore ci ha assicurato nel Vangelo che le forze del male non prevarranno, non avranno la vittoria sulla Chiesa”: queste le parole del Cardinale Raymond Leo Burke, patrono del Sovrano Ordine militare di Malta, che rompe gli indugi e critica apertamente e con affermazioni durissime l’operato di Papa Francesco, che, tra l´altro, si vede, ancora una volta, accusato dall’ex nunzio apostolico, Carlo Maria Viganò per una serie di presunti casi riportati alla ribalta della stampa. Un movimento di opposizione, da tempo latente in Vaticano, sta venendo fuori! C´è chi ipotizza, addirittura, un futuro prossimo con tre papi; due emeriti (Ratzinger e Bergoglio) e il terzo (il prossimo), artefice del ritorno alla tradizione. Vogliamo crederci?

G & G Arnò